Mercoledì, 07 Giugno 2017 02:00

Il vero segreto per perdere peso

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Buongiorno amici mancini, oggi vi voglio rivelare un segreto che da nutrizionista forse non dovrei dire: le diete non funzionano! O meglio, non funzionano nel lungo termine.

Quasi chiunque è capace di perdere peso seguendo una regime alimentare ferreo e un allenamento severo per un certo lasso di tempo. Ma poi? Cosa succede quando ho raggiunto il peso desiderato e devo fare i conti con il mantenimento?

Più e più volte le diete hanno dimostrato di non essere la soluzione definitiva per il dimagrimento.

Problemi di peso e, di conseguenza, di salute non compaiono all'improvviso ma si accumulano poco alla volta, come risultato di anni di abitudini sbagliate. Quindi è illogico credere che una dieta di alcuni mesi risolverà la situazione.

La dieta è una soluzione a breve termine, è come mettere un cerotto sulla pelle quando, invece, la ferita è profonda.
Sbarazzarsi dei chili in eccesso (e mantenere questa conquista) è un affare complicato. Chiunque abbia mai provato a seguire un regime dietetico con lo scopo di dimagrire sa che non è affatto così semplice e il motivo principale è che il successo si basa sulla forza di volontà.
La maggior parte di noi capisce intuitivamente che i broccoli sono più sani dei biscotti ma questo non cambia il fatto che i biscotti abbiano un buon sapore e si fa molta fatica a rinunciarvi.

Anche se siete tra quelle persone che hanno una volontà di ferro, neanche voi potrete resistere per sempre. Inevitabilmente arriverà quella fatidica "giornata no" nella quale avrete sonno o fame più del solito, o sarete tristi o arrabbiati, e la vostra debolezza alla fine vincerà, manderete tutto al diavolo rovinando il lavoro svolto, con molta fatica, nei mesi precedenti.

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La verità è semplice: se si vuole dimagrire, e soprattutto mantenere il risultato, quello che bisogna fare è concentrarsi sulla costruzione di sane abitudini che rivoluzionino completamente il proprio stile di vita e saranno destinate a divenire una routine da non abbandonare mai!
Trasformando alcune semplici azioni in abitudini, queste non richiederanno più l'applicazione di una granitica forza di volontà e, di conseguenza, non costeranno fatica.

Lo ripeto: una dieta non funziona nel lungo periodo, la costruzione di uno stile di vita sano, basato su una serie di buone abitudini, sì!
Significa che se si riesce a sostituire le abitudini alimentari sbagliate con quelle sane, la perdita di peso diventerà una naturale conseguenza. Scegliete due o tre approcci salutari che volete inserire nella vostra quotidianità e partite da lì.

Una consuetudine richiede da due settimane a sei mesi per mettere radici. A dire il vero, per essere sulla buona strada, si dice che sia sufficiente superare i 21 giorni. Quindi iniziate con ciò che vi sembra più semplice e lavorate su quello. Cercate di superare i fatidici 21 giorni e non mollate! Poi magari, senza accorgervene, vi sarete portati a casa un nuovo modo, più corretto, per vivere il vostro rapporto con il cibo.
La cosa bella è che, una volta radicate, le buone abitudini sono difficili da eliminare quanto quelle cattive!

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Per concludere vi rivelerò qual è la mia "sana abitudine numero 1" dalla quale, secondo me, potreste partire: non consumare mai un pasto senza inserirvi una verdura e un frutto di stagione.

E, visto che la stagione è quella degli asparagi, vi saluto con questa ottima ricetta di Silvia Faraci: vellutata fredda di avocado e asparagi grigliati. Silvia è una mamma celiaca che ha fatto della sua intolleranza al glutine una virtù. Questa preparazione è tratta dal suo blog "Eppur Non C'è", in cui troverete ottime ricette gluten free adatte ai celiaci ma perfette per qualsiasi palato.

Ecco la ricetta!

Vellutata fredda di avocado e asparagi grigliati

Vellutata fredda di avocado e asparagi grigliati

Ingredienti per due persone

1 avocado maturo 1 cipolla fresca
1 lime
1/2 mazzo di asparagi
brodo vegetale
semi tostati misti (girasole, lino, di zucca)
olio extravergine di oliva
sale

Procedimento

Griglia gli asparagi a fuoco basso coprendoli con alluminio, dovranno risultare teneri. In alternativa cuocili in forno con uno spicchio di aglio, un filo di olio e poca acqua
Taglia l'avocado a metà, rimuovi il nocciolo e scavane la polpa con un cucchiaio; raccoglila in una ciotola assieme agli asparagi cotti e tagliati finemente (tieni qualche punta da parte per l'impiattamento).

Aggiungi qualche cucchiaio di brodo vegetale a temperatura ambiente e frulla il tutto con il mixer ad immersione. Unisci il succo di mezzo lime, sale, un filo d'olio e continua a frullare. Regola di sapidità e aggiusta la densità e l'acidità della vellutata a piacere.
Servi con una manciata di semi misti tostati e qualche punta di asparago grigliata.

A presto,
Michela




 

Lunedì, 08 Maggio 2017 02:00

Diritto di Gusto

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Ciao a tutti, sono Elio Palumbieri, praticante avvocato specializzato in diritto agroalimentare e in diritto dell'innovazione e nei prossimi mesi scriverò di diritto agroalimentare per cucinaMancina.

La mia passione per questa branca del diritto è, in gran parte, figlia di un mio grande amore: la cucina. Si, sono anche io un mancino (intollerante al lattosio) che, durante l'esperienza da fuorisede a Trento, ha imparato a cucinare e, appunto, ad amare la cucina. Credo che i fornelli siano una grande scuola di convivialità, educazione, rispetto delle regole e rispetto per l'ambiente. Per me, oltre a tutto questo, dedicarmi alla preparazione di ricette è un efficacissimo antistress: prima di ogni esame ero ai fornelli per tutti per tutto il giorno e, oggi, ogni weekend mi dedico a un nuovo piatto.
Ho deciso, quindi, di fare di una mia grande passione il mio lavoro, alla ricerca delle regole che muovono il mondo del cibo.

Elio Enrico Palumbieri

Il diritto agroalimentare è un ramo del diritto particolarmente affascinante
perché, oltre alla conoscenza di norme di diritto italiano, europeo e internazionale, impone la ricerca in settori che, solitamente, non sono di competenza del giurista: biologia, chimica, marketing e management. Infatti, un altro motivo per cui ho deciso di intraprendere questa strada è la sfida: il diritto agroalimentare impone ogni giorno sfide importanti, specie se si considera che il mercato del food è sempre in movimento e in continuo cambiamento.
Perché scrivere per cucinaMancina?
Perché sono convinto che il diritto sia ovunque ma non sia ancora per tutti. Compriamo un biglietto? Stiamo stipulando un contratto. Leggiamo un'etichetta? Leggiamo prescrizioni normative. Usiamo il termine "biologico"? Stiamo utilizzando una definizione normativa. A me piace pensare di poter parlare e scrivere di diritto in maniera semplice e immediata per coloro che, pur essendo interessati, non sempre riescono a trovare fonti attendibili e comprensibili.

È per questo che cercherò di affrontare il diritto agroalimentare in maniera diretta, rispondendo a domande che tutti, prima o poi, ci poniamo quando acquistiamo negli store o online: quali informazioni trovo in etichetta? E su un e-commerce? Quali informazioni devo trovare in un ristorante e quali posso richiedere?
 

Lunedì, 08 Maggio 2017 02:00

Briciole di Consapevolezza

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Ciao amici mancini,
il mio nome è Michela, sono una biologa nutrizionista e una Mindful Eating coach
.
Da oggi comincia la nostra avventura insieme su questa Terra Mancina, dove cibo e creatività si incrociano lungo la via del benessere e proprio di questo vi parlerò nel mio appuntamento mensile.

Di benessere fisico ma anche benessere mentale, perché, affinché il corpo stia bene, bisogna partire da dentro, dalla mente come dallo spirito.

Lungo questi mesi vorrei parlarvi di tante cose, ad esempio di quanto sia importante costruire delle sane abitudini alimentari che vadano a sostituire quelle cattive o di come imparare a rallentare a tavola (e in generale anche nella vita) sia uno passo fondamentale se si vuole intraprendere uno stile di vita consapevole.

Mi piacerebbe spronarvi a uscire dalla vostra comfort zone
e farvi infilare le scarpe da running per venire a correre con me lungo la strada della salute.
Soprattutto vorrei insegnarvi a migliorare il vostro stile di vita e avere un peso sano senza dover ricorrere a diete stressanti perché, dal mio punto di vista, la vita e il cibo sono due cose meravigliose e vanno entrambe assaporate fino in fondo!

Mindful Eating 1  

Come vi ho anticipato prima sono una Mindful Eating coach.

Cosa significa? Mindful Eating
significa letteralmente "mangiare consapevole" ma è molto di più di saper fare le scelte giuste quando decidete di cosa nutrirvi.
È prestare attenzione a quello che portate in tavola, alla consistenza del cibo che mettete in bocca e al suo sapore. È imparare a vivere nel momento presente, nel "qui e ora", per imparare ad ascoltare il nostro corpo e tirare fuori la saggezza interiore che c'è dentro ognuno di noi.

Significa mangiare con intenzione e attenzione
: con l'intenzione di prendersi cura di se stessi e con l'attenzione necessaria per assaporare il cibo e capirne gli effetti che ha su di noi.
La pratica del Mindful Eating non è un'abitudine facile da sviluppare ma i suoi benefici sono davvero tanti.
Personalmente sono riuscita a raggiungere un nuovo livello di consapevolezza sotto numerosi aspetti della mia quotidianità: sono più presente nelle conversazioni, apprezzo maggiormente il cibo, sono più grata per il mio corpo e ho decisamente molta più energia.
Sono qui per questo: spero di riuscire a portare un po' del mio mondo consapevole sulle vostre tavole e, perché no, anche nel vostro cuore.
 

Michela Cicuttin 2

Per cominciare questo nostro viaggio assieme vi voglio regalare qualche piccolo consiglio che rappresenta pienamente quella che è la mia filosofia dello stare bene, che non ha nulla a che fare con carboidrati, grassi o calorie!


Ecco a voi i miei piccoli spunti di consapevolezza
per approcciarvi alla salute (e alla vita) in un modo migliore.

  1. Non stare a dieta: la vita è troppo breve per soffrire! È stato dimostrato stare a dieta rende più difficile la perdita di peso a lungo termine e, soprattutto, rende la vita triste. Impara uno stile di vita sano e raggiungerai il tuo peso ottimale in modo naturale.
  2. Mangia consapevole: onora il cibo e dedicagli il tempo necessario. Mangia piano e con attenzione, scegli cibi sani e di stagione, vai al mercato sotto casa se puoi, impara a cucinare ed evita i cibi pronti.
  3. Sii meno pigro: la pigrizia è il rifiuto dell'azione, la mancanza di entusiasmo.. Non serve che tu vada in palestra tutti i giorni ma tieni attivo il tuo corpo. La nostra astronave è stata creata per camminare. Vai a piedi ogni volta che puoi, vai in piscina, fai yoga. Muoviti, agisci!
  4. Evita i momenti spazzatura: leggi libri, guarda poca TV, non comprare cose, compra esperienze. Viaggia, quando puoi, con il corpo e, quando non puoi, fallo con la mente. Frequenta solo persone positive che ti fanno stare bene, evita chi ti fa sentire sbagliato. Tu sei perfetto.
  5. Sii presente nel momento: viviamo con il pilota automatico acceso e questo non ci permette di assaporare mai nulla davvero perché la nostra mente è sempre altrove. Sii presente, rimani nel qui-e-ora, ferma la mente in questo esatto istante.
  6. Non giudicarti: cerca di migliorarti ogni giorno ma non criticarti troppo quando sbagli. Solo chi non ci prova non sbaglia mai. Il successo si ottiene con il tempo e la costanza, l'ingrediente essenziale è l'amore verso se stessi e le proprie difficoltà. Sii compassionevole con te e con gli altri. Perdonati e soprattutto...amati.

Mindful Eating 2
 

Ci vediamo presto,

Michela

Lunedì, 19 Dicembre 2016 01:00

Buon Natale mancino!

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Natale è alle porte e qui al quartier generale è tutto un fermento di pacchetti, decorazioni e tanta eccitazione da parte delle nostre piccole pesti.  

Continuiamo ad aprire le caselline del nostro calendario dell'avvento e non vediamo l'ora sia Natale!

Crediamo molto nella magia dei piccoli regali fatti con il cuore, a mano e con cura e spesso noi e i nostri cuccioli passiamo alcune ore prima di merenda impegnati in questa attività. 

Oggi stiamo ultimando gli ultimi pensierini e, in pieno spirito mangereccio natalizio, sto pensando se esiste una ricetta da regalare dandole una forma simpatica e sfiziosa.

"Socie, mi sto chiedendo se possiamo fare una merenda-regalo diversa dal solito… Vi viene in mente qualcosa che possa essere una coccola da mangiare e che non sia già "pronta"? Magari qualcosa che porti un po'di quella magia che si respira qui al quartier generale quando impastiamo con le nostre piccole pesti..."  dico.

"In effetti potremmo pensare a qualcosa che possa essere cucinata insieme..." dice Eugi indossando il suo cappello da cuoca.

"Certo, qualcosa di semplice, sfizioso e che coinvolga anche i figli dei nostri amici nella costruzione della coccola regalo…"  interviene Pam prendendo dei barattoli dalla dispensa.

"Ma certo! Ci sono" esclama Eugi allacciandosi il grembiule. 

"Ragazze: forse ho capito" dico.

"Dai vieni qui: prendi quelle bottigliette vuote che ho conservato per un'occasione speciale." dice Eugi mentre prende dalla dispensa delle gocce di cioccolata fondente e della farina 0.

E così, mentre Eugi prepara gli ingredienti per questi biscotti vegan alle gocce di cioccolato nei barattoli, io e Pam travasiamo un po'di olio extravergine di oliva e latte di riso nelle bottigliette, mentre le nostre piccole pesti decorano i cartoncini in cui poi trascriveremo anche la ricetta! 

Lo immagini anche tu il profumo dei biscotti che impasterai con le tue piccole pesti? 

Buon Natale pieno di cuore e golosità mancine a te!

Mercoledì, 30 Novembre 2016 01:00

Inizia il conto alla rovescia!

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Novembre è appena terminato, abbiamo passato un mese tra merende dolci e salate, tisane attorno al camino, piumone e pioggia... tanta pioggia!

Noi e le nostre piccole pesti non ci siamo perse d'animo e abbiamo fatto un sacco di attività colorate, riciclando bastoncini dei gelati, colorando Mr Persi e Ms Mon, creando decorazioni natalizie riutilizzando gli imballi in FloPak Bio e facendo corsi in giro con le nostre mamme! 

 

Abbiamo aperto le prime caselline del nostro calendario dell'avvento e siamo già in pieno spirito natalizio!

Spesso noi e i nostri cuccioli ci sentiamo un po' stanchi, vuoi la stagione, vuoi il cambio dell'ora, vuoi che siamo impegnatissime già con i preparativi del Natale.

 

Lo sapevi che per combattere la stanchezza esistono delle merende sfiziose che aiutano ad avere calorie in modo sano sempre a portata di mano? 

 

Mentre le nostre piccole pesti sono impegnate a giocare con le nuove decorazioni natalizie, Pam ed Eugi stanno progettando le prossime ricette e io ne ho approfittato per parlare proprio di questo.

 

"Socie, mi sto chiedendo come possiamo aiutare le nostre pesti a avere l'energia giusta sempre disponibile anche in questa stagione? Magari qualcosa di salato e non pesante allo stesso tempo..."  dico.

 

"Potremmo pensare a qualcosa di stagione e di diverso rispetto alle focacce profumate che facciamo in estate! Fammi pensare..." dice Eugi indossando il suo cappello da cuoca.

 

"Certo, qualcosa di sfizioso per le nostre pesti quando ci chiedono qualcosa di salato a merenda, e che scaldi ora che stiamo avvicinandoci all'inverno!"  interviene Pam prendendo delle mandorle dalla dispensa e iniziando a metterle sul tavolo della cucina!

 

"Ma certo! Ci sono" esclama Eugi allacciandosi il grembiule. 

 

"Ragazze: sono curiosissima" dico.

 

"Dai vieni qui: accendi il forno e prendi quei barattoli laggiù." dice Eugi mentre prende dalla dispensa gli altri ingredienti.

 

E così, mentre Eugi prepara questo sfiziosissimo muesli salato, alla radio passano Santa Claus is coming to town ed io e Pam con le nostre piccole pesti ci divertiamo a decorare i barattoli in vetro in cui riporlo! 

 

Lo senti anche tu il profumo del Natale nell'aria? 

 

Foto credit: Countrykitty

Giovedì, 03 Novembre 2016 01:00

Novembre, nostalgia felice

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A sorpresa arrivano giornate limpide e di sole. Mattinate luminose e sole caldo, mentre aspetti solo di abituarti all'idea di una città buia e piovosa. Queste mattine sono piacevoli regali che apprezzi sempre più. Le apprezzi soprattutto quando novembre arriva, cambia orari e luci e ti avvolge nella sua nostalgia felice. Il sole ti rende felice e decidi che questo autunno avrà i colori caldi delle valli sconosciute e affascinanti di quel luogo che ti ospita.

"Che ne dici se domani andiamo un po' in giro per i monti qui attorno?"

"Ci sono monti anche qui? – ride sornione Luca mentre chiacchieriamo sul mio divano – pensavo ci fosse solo tanta pianura!"

"La pianura c'è, e si sente tutta, ma c'è anche una natura che ci chiama, fatta di monti e valli, boschi e colori! Se poi c'è il sole – continuo cercando di convincere il mio Vegano sul divano – apprezzerai anche tu, come me, questo territorio in autunno".

Quello che voglio fare è raggiungere la Val di Taro, cuore dell'Appennino Parmense, valle silenziosa e florida tra la Liguria e la Toscana. Voglio osservare il fiume che silente scorre tra la folta vegetazione, mentre l'autunno regala magia, con frutti e atmosfere irreali. Voglio camminare tra le querce, i castagni, i faggi e le felci, mentre lo sguardo si perde verso i monti Molinatico e Gottero. 

"Allora ci metteremo in viaggio! Sarà l'occasione buona per comprare e assaporare i funghi, è la stagione ideale! Ma lo sai, - mi dice Luca che subito pensa a cosa mettere in tavola – che i funghi sono ottimi alleati per noi vegani? A proposito... devi pensare, poi, a una nuova ricetta!"

"Certo, certo... una cosa alla volta! Domani partiamo per Borgo Val di Taro e da lì cominceremo la nostra esplorazione a contatto con la natura. Poi torneremo ai fornelli con il nostro bottino!"

Sorridiamo mentre la voce possente di Renata Tebaldi intona l'Aida. Anche la musica si prepara a viaggiare con noi.

Io penso già che i funghi porcini della Val di Taro saranno protagonisti dei miei Bicchieri d'autunno

Martedì, 25 Ottobre 2016 02:00

Dolcetto o scherzetto?

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Halloween è alle porte, la scuola è ormai iniziata da più di un mese e mezzo in tutta Italia e qui al quartier generale è tutto un fermento di ragnatele di cotone, zucche da svuotare, trucchi terrificanti e costumi mostruosi autoprodotti tra cui spopolano quelli da fantasma… ovviamente alti poco più di un metro!

Lo sapevi che il termine Halloween deriva molto probabilmente da una contrazione della frase "All Hallows Eve", cioè "la notte di Ognissanti"? 

Quello che sicuramente sai è l'importazione del famoso motto anglosassone "Trick or treat" (dolcetto o scherzetto), con conseguente moltiplicarsi dei dolci nelle nostre case in questi giorni.

Anche qui al quartier generale ci prepariamo e rispettiamo la tradizione statunitense accendendo un po' di magia nelle zucche appena svuotate e ci divertiamo a cucinare dei dolcetti mancini.

Siamo infatti convinte che si possa rispettare la dolce tradizione anche senza sposare mostruosità alimentari: le nostre merende sono diverse anche ad Halloween.

Mentre le nostre piccole pesti sono impegnate a svuotare una zucca appena presa nell'orto e Pam e Eugi stanno progettando le prossime ricette, ne ho approfittato per parlare proprio di questo.

"Socie, mi sto chiedendo come possiamo aiutare le nostre pesti a non perdere di vista le buone abitudini anche ad Halloween, quando è tutto un susseguirsi di merende "spazzatura" e di dolcetti che di naturale non hanno più nemmeno il colore... " dico

"Potremmo pensare a qualcosa di diverso, di mostruoso per la vista e di naturale e sano negli ingredienti." dice Pam

"Certo, qualcosa di sfizioso per le nostre pesti e che non sia calorico e pieno di coloranti artificiali come i dolci di Halloween che vediamo in giro!"  interviene Eugi prendendo delle mandorle dalla dispensa e iniziando a metterle sul tavolo della cucina!

"Ma certo! Ottimo spunto!" esclama Pamela. 

"Ragazze: sono curiosissima" dico.

"Dai vieni qui: inizia a grattugiare questi limoni." dice Eugi mentre prende dalla dispensa gli altri ingredienti.

E così, mentre nell'aria si spande il profumo della scorzetta di limone, abbiamo passato una piacevole pausa a preparare queste spaventose dita di mostro con le unghie di mandorla!

Lo senti anche tu il profumo di questo Halloween magico e brividoso nell'aria?

Photo credit: Lotzman Katzman

Giovedì, 22 Settembre 2016 02:00

Il disordine delle cose che iniziano

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Il tempo dei cambiamenti è giunto. Arrivato nel frastuono per poi mettere calma. Settembre, per me, è il tempo dei bilanci. Bilanci e luce splendida: forse è solo questo settembre.

Ma torniamo indietro. L'estate è stata rumore organizzativo, suoni, amici, respiri e altri mondi.
Il tumulto di luglio, la confusione delle voci mentre il calendario correva veloce a raggiungere quello che per tutti "è il giorno più importante".

Correva, i giorni si susseguivano veloci, così come me alla ricerca della ricetta perfetta per un momento indimenticabile. Stremata e inconsapevole ho finito la mia corsa arrivando nel mio angolo di Puglia. Lì ho guardato il mare, osservato tramonti, raccolto conchiglie e aspettato paziente.

Nei giorni precedenti ho respirato fiduciosa, ho atteso amici, ho salutato parenti, soppesato le scelte. Ho cercato, in quel tempo, di accogliere quei pezzi di me che per una volta si trovavano tutti nello stesso luogo. Per loro, per quella allegra famiglia allargata fatta di intolleranti, vegetariani, vegani – mentre le incombenze mi ricordavano confetti, foto e bouquet, ho pensato a un menu inclusivo adatto proprio a tutti.

A una cosa, però, non avevo pensato.

Alla gente che, come mamma Puglia insegna, ti si riversa in casa proprio in quel momento in cui sei alle prese con acconciature e rossetto da non sbavare. E tutti cercano qualcosa, cercano te; vogliono sbirciare, toccare, abbracciare. Cercano, poi, (involontariamente) qualcosa da sgranocchiare e bere per ingannare l'attesa. Ma mamma Puglia lo sa. Il buffet è lì. Come se per tutto il resto della giornata non dovresti più vedere cibo.

"Ma hai pensato a tutti tranne che a me?" "Non capisco, sta la musica!" urlo mentre Paolo Conte mi intima un invitante "Vieni via con me".
"Parli pugliese?"
"Certo, sto indaffarata e pensierosa".
"Dicevo... – continua Luca mentre si avvicina minaccioso alla mia sedia dove attendo speranzosa che il bigodino abbia fatto il suo dovere e l'estetista mi ripassi l'ultimo strato di cipria – ho visto che lì fuori mangiano tutti: pasticcini, pizzette, confetti. Hai pensato a tutti tranne che a me, al tuo Vegano sul divano?"
"Ma vattin... ti pare che penso a tutti tranne che a te? Ti ho fatto una sorpresa: Maaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa – urlo con l'intenzione di richiamare l'attenzione di mia madre – Maaaa, porta i mostaccioli che ho fatto per Luca!"

I mostaccioli con mandorle e latte di riso hanno dato il benvenuto in una terra generosa e accogliente. Dei biscotti tradizionali hanno cambiato contenuto e non veste perché le occasioni speciali vanno onorate con le cose migliori, le cose di sempre.

Poi la festa è continuata. Al sì sono succedute foto, balli, piatti differenti e abbracci diversificati.
 

[ Photo Credits: Copertina: Filippo D'Errico. Auto: Giulia Tortorelli. Mare: Lorenza Dadduzio. Vestito e mustaccioli: Giulia Siena. ]

Domenica, 01 Gennaio 2017 01:00

Intervista a Francesca Zampollo

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Ho conosciuto Francesca digitalmente quando con cucinaMancina abbiamo lanciato la call to action per la progettazione partecipata di StammiBene, il primo mercato con cucina dedicato al benessere alimentare, progettato da chi lo userà. Dai primi bit che ci siamo scambiate, mi ha inondata di entusiasmo e visionarietà pro-positiva. Dopo qualche anno di "food immersion", le abusatissime parole "design" e "innovazione", spesso utilizzate come contenitori che risuonano di vuoto, nel caso di Francesca acquisiscono tutta la consistenza e il sapore autentico.

Francesca è uno spirito libero che costruisce e condivide il proprio cammino di innovazione nel food design con chiunque voglia affiancarla e assorbirla.

Ricercatrice in Food Design e fondatrice della International Food Design Society (IFDS), Francesca insegna Food Design Theory and Thinking alla Auckland University of Technology (Nuova Zelanda) e alla London Metropolitan University. Ha fondato di recente la Online School of Food Design.

"Come designer pensi lasciare un segno attraverso prodotti che restano nel tempo: un designer di mobili potrebbe fare una sedia che dura decenni, e un architetto potrebbe costruire edifici che durano secoli. Come food designer progetti prodotti che in genere durano da poche ore a un paio di settimane. E comunque sono progettati per essere mangiati e quindi scomparire.

Questo per me è l'aspetto più emozionante del Food Design: in realtà non progettiamo prodotti, progettiamo ricordi. L'unica cosa che può durare per sempre sono i ricordi dell'esperienza che il nostro prodotto ha creato."

Ecco un po' delle mie domande irriverenti per lei:

01.   Racconta il food design a tua nipote di 6 anni e a tua nonna di 80.

Cara nipote... il Food Design e' il contenuto della bacchetta magica del mago Food Designer, che solo lui sa usare al meglio con la sua saggezza ed il suo spirito avventuriero. Quando il mago scuote la sua bacchetta dicendo "fa Food Design tutto quel che vuoi tu, bidibi bodibi bu", scintille di tutti i colori escono dalla bacchetta, ed un aroma di caramelle e liquirizia comincia ad espandersi nell'aria! Quello e' il Food Design! Un mix di cibo, fantasia, immaginazione, e magia che crea un'esplosione di creatività e si concretizza in fantastici prodotti, servizi, e soluzioni che rendono proprio magica, la tua esperienza con il cibo. 

Cara nonna, ti ricordi quando dopo l'ennesima richiesta del nonno, hai provato a fare una torta ma invece di prendere il sacchetto della farina hai preso il sacchetto della calce, ed hai fatto praticamente una torta di cemento? Ecco... il Food Design e' tutto il contrario... 

Il Food Design in pratica e' quando chiunque, come per esempio un cuoco,  vuole creare una nuova ricetta, o un nuovo pacco di pasta (quindi prodotta industrialmente), o un nuovo ristorante, o qualsiasi cosa che abbia a che fare con il cibo! Il Food Design semplicemente, e' tutto quello che questa persona fa, da quando ha l'idea, allo sviluppo di questa idea, a quando finalmente il prodotto o servizio finale e' nel mercato e disponibile a tutti. 

La zia Elsa, quando ad una ricetta ci aggiunge del suo per farla migliore.. eh, in qualche momento e' una Food Designer! Anche se non lo sa! Ogni volta che si migliora, si cerca l'innovazione, o si crea qualcosa di completamente nuovo, li' c'è del Design di mezzo. E se si ha a che fare con il cibo, allora si parla di Food Design. 

Ora, ti sei accorta negli anni, che la zia Elsa questo impulso creativo per il cibo ce l'ha... tu proprio no.. giusto? E' cosi anche per i Food Designers! Quindi ci sono persone come me che studiano quello che il food designer può fare per innescare quella creatività volta dopo volta. Tu pero' lascia perdere.. ti vogliamo bene anche se non fai torte =)

La torta di calce e' una storia vera... mia nonna era tutto, ma non una potenziale Food Designer. =)

02.   Traduci nel modo più plausibile e semplice la parola food design in italiano.

No, mi dispiace non posso... =) la parola Design non si può' tradurre con la parola "disegno", perche' il Design e' molto di più che disegno... Non vorrei che si pensi che fare Design voglia dire disegnare! Il Design e' un processo, un insieme di attività' di ricerca, creazione e sviluppo di idee, avendo come scopo l'innovazione (altra parola piena di significati...). La parola Design inoltre si potrebbe tradurre con la parola "progettazione", ma questo termine rende tutto industriale, tecnico e ingegneristico, ignorando la parte più libera, effimera, esplorativa e, oserei dire, "artistica" del Design. 

La parola Food potrebbe essere tradotta con cibo, si, ma il termine Design del cibo lo trovo ancora limitativo; Food Design e' Design con il cibo, per il cibo, attorno al cibo, e Design dell'atto del mangiare, Design degli spazi del cibo, Design di servizi sul cibo, etc. Quindi, non traduciamo il termine Food Design. Lasciamolo li tranquillo, in inglese. D'altronde non traduciamo la parola "mouse" in topo, l'hamburger rimane hamburger, l'hotel rimane hotel e il Fashion Design rimane Fashion Design. 

03.   Cosa rappresenta per te il food design e che effetto ti fa, progettare cibo, esperienze, ricordi.

Bellissima domanda. Potrei risponderti in tanti modi, e scrivere un libro (l'ho scritto anzi.. con la mia tesi di dottorato), ma ti rispondo descrivendoti quello che e' per me l'aspetto più affascinante del cibo. 

Il cibo sparisce. Il cibo scompare. Un piatto di pasta dura tra i 5 e 10 minuti? Anche il cibo confezionato e' fatto per essere mangiato, e quindi sparisce. Il cibo non dura. 

I designers molto spesso vogliono creare qualcosa che duri, che faccia la differenza magari! Pensa agli architetti, loro creano costruzioni che durano anche centinaia di anni! I Furniture Designers possono disegnare sedie che durano qualche decina d'anni, i prodotti dei Fashion Designers durano qualche anno, etc. E i Food Designers? Beh, quello che disegnano i Food Designers dura minuti, o giorni, e poi... sparisce. 

Ed ecco la cosa per me più affascinante del cibo, e che quindi rende il Food Design la disciplina più affascinante e magica: i Food Designers non creano veramente il cibo, perchè quello sparisce... i Food Designers creano ricordi... perchè i ricordi sono l'unica cosa che può potenzialmente durare per sempre! 

E quindi ecco l'importanza del Food Design fatto bene: da' la possibilità' di creare momenti ed esperienze così intense da generare ricordi indelebili. Questo secondo me dovrebbe essere l'obiettivo finale del Food Design, l'obiettivo dei Food Designers che hanno capito la potenzialità' del cibo, che hanno capito che il cibo è più che materia, più che nutrimento, ma è anche emozioni, ricordi, speranze e fantasie.

04.   Se tu fossi un progetto di cibo (cosa saresti e per chi)

Wow... devo pensare bene a questa domanda! Beh, se fossi un progetto di cibo sarei una cena per tutta la mia famiglia estesa, senza posate, perche' le posate ci allontanano dal cibo, e possiamo farne a meno (l'ho fatta veramente!). Una cena che porta tutti insieme, parenti e amici che non si vedono da anni. Non vivo in Italia da 10 anni, e quando penso a casa penso di vederli tutti insieme. Avrei bigliettini nascosti sotto i piatti chiedendogli di raccontare un episodio speciale dell'ultimo anno, o qualcosa di simile, e servirei il cibo preferito di ognuno. 

Ma sarei anche un food system che elimina completamente il food waste, o un ristorante a donazione come Lentil As Anything in Sydney, Australia, o The Fat Dack, perchè Heston Blumenthal e' il mio idolo. 

(Photo Credits Stefan Marks)
 

05.   Come vivi il tuo rapporto col cibo e la sua progettazione lontano dall'Italia? Cosa diresti a chi, invece, ha scelto di restarci in Italia, con le mani in pasta e le radici nella terra?

Sono andata via dall'Italia per il mio Master, perchè a quel tempo non c'era modo di studiare il Food Design in Italia. E sono anche una di quelle persone senza radici, veramente. Penso che il pianeta terra sia la mia casa, e ti dirò che se potessi, partirei domani per Marte o aldilà della Via Lattea! Il mio rapporto con il Food Design e' stato quindi fortemente segnato dal mio aver vissuto all'estero, e di conseguenza vivere all'estero ha contribuito a definire le mie attività' nel Food Design. Credo ogni persona abbia il suo percorso unico, non migliore o peggiore, semplicemente unico, che sia all'estero o in Italia.

A chi sceglie di perseguire una carriera nel Food Design in Italia dico: well done! L'Italia ha bisogno di persone che vogliono rafforzare l'economia! Alcuni dicono che il termine Food Design e' nato in Italia... e la nostra forte tradizione in tutto quello che e' il cibo, con il forte contributo del movimento Slow Food per esempio, rende l'Italia un posto meraviglioso per praticare il Food Design! 

06.   Raccontaci i tuoi mondi di dire-fare-tramandare Food Design (la rivista, l'accademia ecc)

Nel 2009 ho fatto una internship di 6 mesi alla Cornell University, in Ithaca, USA. Ho avuto tante belle conversazioni sul Food Design, e ricordo che continuavo a dire: "non capisco perchè nessuno abbia ancora creato una society sul Food Design! Non capisco perchè non ci sia ancora un giornale accademico sul Food Design!" Finchè qualcuno mi ha detto: "perchè non lo fai tu!" Ed in quel momento ho dovuto veramente pensarci! Perchè non lo faccio io? E così qualche mese dopo è nata la International Food Design Society (ifooddesign.org). Da li il primo Symposium on Food Experience Design nel 2010, la First International Conference on Food Design (2012), e la seconda International Conference on Food Design (2015). E soprattutto ho fondato il primo giornale accademico: International Journal of Food Design pubblicato da Intellect. I miei contributi sono stati mirati ad unire il mondo accademico del Food Design, ed il mondo dei professionals, dei Food Designers. 

Recentemente ho fondato la Online School of Food Design, che e' la prima scuola virtuale sul Food Design. Il mondo della higher education sta già diventando virtuale, e io credo che presto lo sarà quasi completamente. Quindi perchè non il Food Design? 

In aggiunta, negli anni ho ricevuto molte email di persone con diversi background, che volevano interessarsi al Food Design. E la Online School of Food Design penso sia la risposta per chi ha un background in Design, ma non in Food, o viceversa. Perchè la scuola e' tanto sul Food, quanto sul Design. 

Al momento sto lavorando su In Search of Meaningful Food, (https://insearchofmeaningfulfood.com) il mio progetto per cui sto raccogliendo video di gente che mi racconta la storia del loro "cibo più significativo". In questo video potete avere un assaggio: VIDEO.

07.   Come può il food design far tornare il cibo e la tavola un luogo dove fare comunione e inclusione?

Beh, basta spegnere la televisione! Basta tornare a insegnare ai nostri figli che la tavola e' sacra: si mangia insieme, ci si aspetta, si spengono i telefoni, e ci si racconta della propria giornata. Non so se serve il Design per tornare a questo. Il Design non e' sempre la soluzione per tutto. Molti designers spesso complicano le cose, quando invece il Design dovrebbe essere semplice. Questa è una bella domanda che mi porta a parlare di come penso il Design non dovrebbe creare problemi, da risolvere poi con prodotti.

Il mondo e' pieno di prodotti, roba.. che poi diventa immondizia. Perchè se ci pensi bene, ogni prodotto che possediamo diventa immondizia prima o poi. Ma il Design sta finalmente facendo un cambiamento: da prodotti, a servizi e sistemi. Sempre più Food Start-up emergono, e sempre più giovani con idee incredibili trovano i modi per renderle realtà! Junta Local in Rio De Janeiro connette produttori a designers, finanziatori e consumatori, per progetti locali e sostenibili. The Real Junkfood Project in Leeds e' un ristorante che usa come materia prima i rifiuti di altri ristoranti e supermercati nella zona. E ci sono sempre più esempi simili in tutto il mondo. E Saltwater Brewery in Florida ha creato un packaging per le lattine di birra, che invece di imprigionare e uccidere pesci e tartarughe quando finisce in mare, diventa cibo per loro. 

E il Food Design è anche il processo che ci sta portando a creare prodotti che propongono alternative al consumo di carne e latticini. Sono personalmente vegetariana da 2 anni perchè ho realizzato che posso fare la mia parte, anche se piccola... L'allevamento industriale e' la causa principale del declino ambientale, ed ho scelto di non contribuire alla distruzione di questo glorioso pianeta.  

Il Design sta uscendo velocemente dalla sua "era nera", focalizzata solo sul nutrire il consumismo, e sta diventando quello che è supposto essere: il processo che porta all'innovazione, quella vera, quella significativa, quella che salva il pianeta e rende la gente più felice, di quella felicita' vera, non fatta di prodotti, ma di momenti indimenticabili. E il Food Design credo sia in prima linea. 

Sabato, 09 Luglio 2016 02:00

La scuola e' finita...e ora?

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Mamma! Che bello! Settimana prossima inizia il centro estivo! 

La scuola è finita, forse qualcuno è già al mare, le nostre pesti andranno al centro estivo e mentre ci prepariamo per una gita tra i boschi in montagna, il pensiero corre all'ora dello spuntino: chissà quale merenda possiamo preparare di comoda e pratica e facilmente trasportabile in uno zainetto da tutti?

"Facciamo qualcosa di sfizioso e che i nostri terremoti possano portarsi dietro autonomamente nello zainetto? Qualcosa di energetico e che non sia troppo "complicato" per loro che son piccolini?"  chiede eLe raggiungendo Eugi e Pam nella cucina di Merende Diverse.

"Certo! Che ne dite di fare una merenda salata? Possiamo fare qualcosa con il basilico del nostro orto in terrazza." - dice Pam guardando i barattoli colorati dell'orticello che i piccoli si erano divertiti a creare.

"Sì! Possiamo fare qualcosa di molto portatile e maneggevole. Dai: andate a prendere quelle belle foglioline da quella pianta laggiù!" continua Eugi.

E così, con le nostre piccole pesti orgogliose di aver raccolto loro le foglioline in terrazza, continuano le chiacchiere. 

"Ottima idea ragazze - continua eLe - mi piace molto quando riusciamo a essere tutti partecipi! " 

"I nostri piccoli terremoti sono molto fieri di aiutarci: guardate come brillano quegli occhi!" continua Eugi prendendo il suo cappello da cuoca.

"Pam, cosa stai impastando?" - chiede eLe

"Delle focaccine: portatili, gustose e che sopratutto non "sbrodoleranno" nello zaino! " - continua Pam tirando l'impasto.

"Da voi c'è sempre da imparare! Sono di una dimensione perfetta, a misura di mani di piccole pesti!" - dice eLe.

"E poi l'aggiunta di erbe aromatiche darà quel tocco in più a una ricetta casalinga come questa, cucinata con passione!" - aggiunge Pam accendendo il forno.

E così, mentre nell'aria si spande il profumo di queste focaccine, noi prepariamo lo zaino per la nostra una gita fuoriporta

Ci sono ancora sorrisi nella cucina di Merende Diverse, vuoi una focaccina anche tu?  

(Foto di Katrin Gilger)

Ecco la ricetta!

Cosa ci metto?

Ingredienti per 20 focaccine o una in teglia da 30 cm di diametro: -500 g di farina
- 150 g di lievito madre oppure una bustina di lievito di birra essicato
- 100 ml di olio extravergine di oliva
- 250-300 ml di acqua a seconda di quanta ne assorbe la farina
- un mazzetto di basilico fresco
- pomodori ciliegina 
- 2 cucchiaini di sale fino
- un cucchiaino da caffè di zucchero
- una presa di sale grosso

Come le cucino?

Lava le foglie di basilico e asciugale delicatamente su di un canovaccio. Con un frullatore ad immersione frulla il basilico con l'olio versato a filo. 

In una ciotola di medie dimensioni metti la farina, ricava tre buci distinti e aggiungi separatamente sale, zucchero e lievito. Mescola leggermente e aggiungi l'emulsione di olio al basilico.

Mescola nuovamente e aggiungi l'acqua impastando energicamente finchè il composto sarà elastico e leggermente appiccicoso. Lascia riposare l'impasto almeno un paio d'ore.

Nel frattempo lava i pomodorini e asciugali. Suddividi l'impasto in circa una ventina di palline. Appiattiscile e nel centro aggiungi e pressa leggermente il pomodorino. Adagia le focaccine su una placca da forno, cospargile con il sale grosso e spennellale ancora con l'olio.

Se opterai per la focaccia intera, stendi l'impasto grossolanamente con le mani su di una teglia ben unta d'olio e farcisci allo stesso modo.

Cuoci in forno statico a 200°C per circa 25-30 minuti.

Togli dal forno, lascia intiepidire e…buona merenda!

Foto in copertina di Elena Bobbola