Viaggi fuori dai paraggi

Viaggi fuori dai paraggi (6)

Mercoledì, 07 Ottobre 2015 02:00

UN CAMPIONATORE EMOZIONALE

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Al tavolo di un'osteria, nella parte vecchia della mia Bari, ho conosciuto un anziano maestro di chitarra. Era seduto di fronte a me, anche lui alle prese col suo piatto.  - Mi scusi ma non ho potuto fare a meno di ascoltare. Lei è un musicista? - mi ha chiesto
- Oddio mio, un musicista, no. Studio musica, è un passatempo, nient'altro.

Mi ha parlato di chitarra battente, delle musiche antiche della Lucania, di Django Reinhardt, di Ornette Coleman. Io lo ascoltavo, e gli guardavo le mani, le rughe sul volto magro da vecchio libraio, il profilo scolpito delle unghie, le dita nervose. Mi ha chiesto di cosa mi occupassi, lo ha trovato interessante. Così abbiamo deciso, insieme, che la tecnologia sarebbe diventata un nuovo e meraviglioso veicolo di emozioni.
Bisognerà lavorarci, però, ci siamo detti. Ma un giorno realizzeremo insieme un campionatore emozionale, per quando ascoltiamo la buona musica, o beviamo un buon vino, o entriamo in una bella osteria, come questa.
Mi ha salutato facendomi gli auguri, raccomandandomi di non smettere di studiare musica, ricordandomi di un musicista grandissimo che sino a quarant'anni non aveva mai toccato uno strumento. Non riesco proprio a ricordare chi fosse, questo musicista. In verità non ho mai nemmeno ascoltato Ornette Coleman, ma questo non gliel'ho detto.

Un campionatore emozionale potrebbe essere una specie di scatoletta piena di elettronica
, piccola, discreta, a suo modo elegante, da cui esca un filo sottile che si vada ad infilare addosso, da qualche parte, in un taschino, o dietro un orecchio, e memorizzi frames di pochi secondi, impercettibili variazioni di stato, perdite di fuoco dello sguardo.
L'odore del ragù di mamma che mi abbraccia appena arrivato a casa, la domenica mattina. Il primo sorso di Barolo. Seduti davanti al camino, a guardare le castagne che si aprono. La sorpresa del Gewurtztraminer. Una enorme coppa di ramen
, a Rue Saint Anne. Il pentolino della crema di cioccolato da pulire col cucchiaio di legno.
Campioni di se stessi. Bello, sarebbe.

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La ricetta mancina del Ramen con tofu e funghi shiitake e le illustrazioni sono di Alessandra Bosi per la rubrica "Ricette e Ricordi".

Lunedì, 09 Marzo 2015 01:00

LA PISCINA DELLE MAMME

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La cucina è la parte più vera di noi stessi, è l'invisibile cordone ombelicale che ci unisce alle nostre origini. Cucinando si percepiscono profumi che ci portano a ricordare momenti della nostra vita e cucinando possiamo trasmettere le nostre sensazioni, ma soprattutto il nostro amore a chi siede intorno alla nostra tavola. Siamo quello che mangiamo.
I primi mesi trascorsi in Italia furono così caotici che non riuscivamo a concentrarci nelle nostre azioni quotidiane. Olga mi rivolgeva la parola ed io non riuscendo a comprendere esattamente le sue parole, continuavo ad esempio a spargere altro sale sul vitello in cottura dimenticando di aver già compiuto lo stesso gesto per altre tre o quattro volte sulla medesima fettina di carne. Olga mi parlava cercando di incrociare il mio sguardo che, senza scomodarsi, restava ligio nella nostra ormai amata cucina dove però nulla era sinonimo di attenzione e pulizia.

Spesso lasciavamo il pane a lievitare per circa tre giorni su uno di quegli stessi strofinacci usati per spolverare i piani dei mobili. Tra la pasta del pane, erano ben riconoscibili le pagine strappate del vecchio libro di ricette della nonna Pasmina
, ex proprietaria della nostra attuale casa nonché mamma della nostra vicina Marilda. Quel libro fu uno dei tanti oggetti preziosi che trovammo in casa e che la stessa signora Marilda, ci lasciò in dono. I segreti di una cucina più tradizionale e piena di piccoli segreti e accortezze ci furono tramandati attraverso le pagine di quel manuale scritto a mano dalla nonna Pasmina che avrebbe sicuramente voluto che le sue ricette più particolari venissero tramandate a più persone possibili, ma come ci volle accuratamente farci capire la signora Scarafoni, a persone con un grande cuore e passione per le cose belle della cucina.
Della mia infanzia non rimane quasi nulla tranne un po' di nostalgia di quei ricordi di un sapore di zucchero e miele,
che mi restava sulle labbra quando la mia cara mamma preparava quei fragranti biscotti croccanti che mi piaceva gustare con un po' di crema alla vaniglia rigorosamente fatta in casa. Una dolce prelibatezza dal suo tocco magico, tramandata da un tempo molto remoto che sa lasciare delle tracce di sé negli impasti che oggi so preparare anch'io. Nella preparazione, nella cottura e nell'assaggio se sai di aver cosparso tutto con una buona dose di amore, sai già di non aver sbagliato nulla.
Mi accorgo di cucinare con passione
mentre giro il sugo di pomodori col mio bel cucchiaio in legno, mentre aspetto vicino al forno che la crosta di una torta diventi dorata, mentre aspetto che le bolle d'acqua aiutino a far salire su gli gnocchi, quando taglio la prima porzione di lasagne fatte in casa e il piatto fumante mi ricorda di come ho tirato con cura la pasta. Ogni spezia, ogni salsa, ogni singolo fusillo o spaghetto, ogni aroma è come se facesse parte della trama di una storia di un piatto sempre nuovo che riesce ben a caratterizzarsi da tutti gli altri.
Nel preparare un piatto, è come se preparassi me stessa ad un evento importante.
Non ho mai voluto deludere la mia famiglia, adesso non voglio deludere le sfumature della mia nuova vita che sono la mia amica Olga, i nostri vicini, la bellezza del paese che ci ha accolte, le nostre passioni e soprattutto l'importanza di tutte le albe e di tutti i tramonti che il tempo mi ha permesso di ammirare e condividere.

Tra le specialità che mi piace cucinare c'è una versione dolce dei canederli che prevede la preparazione con albicocche o prugne. Si preparano con lo stesso impasto di patate e farina che si usa per fare gli gnocchi, poi una volta steso metto su una bella sfoglia. Per questa variante, preferisco snocciolare le albicocche che riempio con un po' di zucchero e se la dispensa permette, ci aggiungo della cannella o dei chiodi di garofano.

A parte inizio ad abbrustolire del pane grattugiato assieme ad una goccia di burro, un abbondante cucchiaio di zucchero e della cannella, fino a caramellare il tutto. Le albicocche sono pronte per essere avvolte dalla sfoglia, per poi essere lessate e a fine cottura rotolate nel pan grattato caramellato.

Cucinare significa anche saper sperimentare, immergersi in un mondo ricco di sapori dove ogni ingrediente ha la sua parte da protagonista o comparsa in un intreccio di profumi che devono riuscire a creare una intesa perfetta tra le parti che, se pur di diversa origine, possono insieme forgiare dei piatti unici.

Non importa dove ci si trovi, di come è fatto il pavimento di una stanza o di quale legno pregiato o meno siano fatti i mobili presenti: purché sia un luogo, un posto dove ci si può riparare dalla pioggia e dal freddo dell'inverno, noi stiamo bene. Tra tutte le  stanze funzionali e vissute, non deve mai mancare un bell'angolo cottura e un posto riservato a quei bei strofinacci fatti a mano, le piastrelle bianche che trasformano le pareti in specchi e che catturano tutti i vapori nati dalla cottura di una buona e calda minestra.

Tornando a casa, ci aspettano quei soliti ma preziosi momenti di una vita casalinga: ci si prepara la cena, ci si lava quei pochi indumenti e qualche asciugamano, si spolverano le mensole e quei pochi soprammobili legati a qualche ricordo più recente.

La cucina è diventata parte dei nostri giorni che cedono il posto alle notti. Riusciamo a chiudere gli occhi per la stanchezza della giornata e nuovi sogni sembrano già prepararsi nel chiuderci nei labirinti dei pensieri, facendo perdere il respiro e il presente.

(tratto da: La piscina delle mamme, di Filippo Gigante. Lettera Animate, 2013)
 

Era biondo, fichissimo e studiava geologia. Aveva un'eleganza innata, un portamento sicuro e una favolosa "due cavalli" gialla. Mi piaceva da morire. Volevo disperatamente fare colpo, volevo coccolarlo, volevo assolutamente che si innamorasse di me.

Commisi un errore: lo invitai a pranzo.

Per la prima volta cucinare era importante: non era pura sopravvivenza, era una questione vitale. Ero vicina al panico e mi maledivo per aver fatto quell'invito.
Mia nonna mi lasciò campo libero. Qualcosa si era già inceppato nella sua testa e con i fornelli non aveva più un buon rapporto: metteva sul fornello pentola, acqua, sale e pasta, tutto insieme, e accendeva il fuoco. Nemmeno a parlarne, dunque, di chiederle di cucinare qualcosa.

Per questo avevo cominciato a cucinare io, ma non avevo ancora diciotto anni, facevo la signorina smorfiosa, ed ero poco più che digiuna di pentole e padelle.

Ho rimosso dalla memoria quel pranzo. Non so cosa portai in tavola quel giorno, ma ricordo perfettamente di aver servito le patate arrosto più schifose che siano mai state cucinate a memoria d'uomo!
Quando il biondo fichissimo studente di geologia e io ci siamo incontrati di nuovo, trent'anni dopo, avevo già aperto due ristoranti, in cui cucinavo personalmente, e avevo finalmente imparato a fare le patate arrosto a regola d'arte: tutte perfettamente dorate, crosticina croccante fuori, cremose dentro, profumate di salvia...

Troppo tardi, purtroppo!

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La ricetta mancina delle patate al forno e le illustrazioni sono di Alessandra Bosi per la rubrica "Ricette e Ricordi".

 

 

Lunedì, 15 Dicembre 2014 01:00

RICETTE E RICORDI: LA COTOGNATA

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La melacotogna è per me il frutto del ricordo. E' il frutto della memoria. E' il frutto del passato.

Quella forma tonda un po' irregolare, quella peluria che sa di patina, di vecchio, quasi di dimenticato. Io adoro quel sapore astringente, quel gusto carico e acerbo che da cotto diventa altro.  

Ero una piccola bimba delle elementari, sedevo accanto a lei in una casa di campagna, mentre pelava e affettava le melecotogne. Le rubavo qualche pezzetto, lo mettevo tra i denti e strizzavo gli occhi, facevo smorfie con la bocca, quasi il boccone mi si fermava in gola. La mia nonna rideva di gusto.  


Erano i frutti preferiti della mia nonna. E io li considero una magia. Li guardo e mi tuffo nei ricordi. Nei ricordi che sanno di dolce, di profumato, di marmellate.
Di cotognata.

Era la marmellata della mia nonna. Quella con cui farcire le crostate, quella da spalmare sul pane, quella da seccare per ricavare blocchetti dolcissimi ricoperti da granellini di zucchero. Un lavoro lento, meticoloso, che occupava gran parte dei pomeriggi autunnali. Il calore del sole di autunno a farle compagnia. Non lasciava mai il suo pentolone ripieno di melecotogne.
Ne aveva cura.  

Spegnere il fuoco era un po' come fermare quella magia, tant'è che riprovava all'infinito a far scivolare i rivoli di marmellata lungo un piatto. La sua marmellata di cotogne doveva essere densa, corposa, dolce, la migliore di tutte.
Ne andava fiera.
La riponeva nei barattoli e con la stessa cura la etichettava con fogliettini di carta e con  grafia ordinata portava a termine il compito della giornata.
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Trovi qui la ricetta della cotognata di Alessandra Bosi, autrice delle illustrazioni.

Lunedì, 24 Novembre 2014 01:00

Ricette & Ricordi: La Torta di Riso

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Sono cresciuta negli anni '70, la mia mamma era una casalinga. Allora era ancora normale.

Amava cucinare, se penso a lei, la ricordo quasi sempre in cucina a inventare un pranzo o una cena o una merenda speciale o a fare il nostro dolce preferito. O la pizza, unico evento al quale eravamo autorizzati a partecipare attivamente anche noi bambini, preparando addirittura la nostra piccola pizza personale. Con la regola: metteteci quello che vi pare, ma come la fate, ve la dovete mangiare. Acciughe e nutella quindi non era proibito, ma poi andava mangiato.

Anche io cucino appena posso, anche se vivo sola e a casa ceno soltanto, mi piace prepararmi un pasto come si deve, cucinato per bene. Non riesco a ingoiare il panino sul lavello o ad azzannare un pezzo di formaggio.

Credo di meritare di meglio.

Forse perché ho avuto la Mamma che ho avuto e che per noi faceva sempre il meglio.

Oggi preferisco il salato al dolce, eppure i ricordi più belli per me sono legati ai dolci di mia Mamma. Ai suoi biscotti di semplice pasta frolla, un sapore e una consistenza che non ho mia più ritrovato, alle sue crostate.

E poi alla mia preferita: la torta di riso. Io la rifaccio, ma non è come la sua.

Per prima cosa c'era quel guscio di pastafrolla della giusta consistenza e della giusta croccantezza. Difficilmente a me piace una crostata, perché è difficile che la pasta frolla sia come la sua.

E poi c'era il riso, cotto nel latte con la vaniglia, con quel poco di scorza di limone grattugiata che ne esaltava l'aroma delicato e la giusta quantità di zucchero. I chicchi di riso restavano interi, stretti l'uno all'altro, compatti. Le mandorle grattugiate c'erano nella quantità giusta da armonizzarsi con gli altri ingredienti, senza invadere i gusto e voler primeggiare a tutti i costi.

La torta era cotta il giusto perché il riso finisse di asciugarsi e restasse intero, una specie di budino, all'interno del guscio di pasta frolla, di colore bianco, mentre le strisce di pasta frolla che si incrociavano sulla torta, appena spennellate di bianco d'uovo, assumevano un meraviglioso colore dorato.

La casa intera profumava di torta di riso, di dolcezza, di delicatezza e di amore.

Ci provo ogni tanto a rifare la torta di riso della Mamma, ho anche ritrovato la ricetta scritta da lei. Ma non credo che seguisse ricette e proporzioni. La faceva d'istinto. O la faceva semplicemente con Amore.

Trovi qui la ricetta della Torta di Riso di Ale Post-It, autrice anche delle illustrazioni.

ingredienti torta di riso

Lunedì, 03 Novembre 2014 01:00

Ricette & Ricordi

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Carissimi mancini, mi chiamo Alessandra, e sono un'autrice mancina come voi.

Sono anche una graphic designer e circa un anno e mezzo fa ho iniziato un piccolo progetto personale di illustrazione, che parla di ricordi personali legati al cibo
. Ho chiesto ad amici e conoscenti con la passione della scrittura (e della cucina) di raccontarmi un ricordo legato a un piatto. Io ho poi scritto la ricetta per ognuno e la ho illustrata.
Ho pensato che cucinaMancina potesse essere interessata al mio progetto e l'ho proposto a Lorenza e Flavia, che si sono dimostrate interessate e felici di aiutarmi.

L'idea e' quindi di aprire una nuova rubrica mancina, curata da me, con le ricette dei ricordi e le mie illustrazioni
.
E qui entrate in gioco voi, miei cari autori :)

Ho bisogni del vostro aiuto, e in particolare dei vostri ricordi di cibo! 
Dovrete inviarmi un vostro raccontino (lughezza: circa una cartella), io mi occupero' di elaborarne la ricetta e di illustrarla.

Come fare?

Sei già tra gli autori mancini? Proponi il tuo racconto su cucinaMancina e caricalo nel pannello di controllo alla voce "aggiungi post".

Non sei tra gli autori di cucinaMancina? Iscriviti qui e carica il tuo racconto dal pannello di controllo, così come indicato sopra.

In cambio, oltre al vostro racconto pubblicato sul sito di cucinaMancina, avrete in regalo  il libretto delle ricette e ricordi che progettiamo di stampare una volta decollata al rubrica on-line. Conto su di voi!

E' un progetto a cui tengo particolarmente quindi so che non mi deluderete.
Per ogni dubbio, domanda o richiesta, non esitate a contattare me o la redazione all'indirizzo [email protected]

Un abbraccio mancino a tutti voi:)

Ale