LA PISCINA DELLE MAMME

La cucina è la parte più vera di noi stessi, è l'invisibile cordone ombelicale che ci unisce alle nostre origini. Cucinando si percepiscono profumi che ci portano a ricordare momenti della nostra vita e cucinando possiamo trasmettere le nostre sensazioni, ma soprattutto il nostro amore a chi siede intorno alla nostra tavola. Siamo quello che mangiamo.
I primi mesi trascorsi in Italia furono così caotici che non riuscivamo a concentrarci nelle nostre azioni quotidiane. Olga mi rivolgeva la parola ed io non riuscendo a comprendere esattamente le sue parole, continuavo ad esempio a spargere altro sale sul vitello in cottura dimenticando di aver già compiuto lo stesso gesto per altre tre o quattro volte sulla medesima fettina di carne. Olga mi parlava cercando di incrociare il mio sguardo che, senza scomodarsi, restava ligio nella nostra ormai amata cucina dove però nulla era sinonimo di attenzione e pulizia.

Spesso lasciavamo il pane a lievitare per circa tre giorni su uno di quegli stessi strofinacci usati per spolverare i piani dei mobili. Tra la pasta del pane, erano ben riconoscibili le pagine strappate del vecchio libro di ricette della nonna Pasmina
, ex proprietaria della nostra attuale casa nonché mamma della nostra vicina Marilda. Quel libro fu uno dei tanti oggetti preziosi che trovammo in casa e che la stessa signora Marilda, ci lasciò in dono. I segreti di una cucina più tradizionale e piena di piccoli segreti e accortezze ci furono tramandati attraverso le pagine di quel manuale scritto a mano dalla nonna Pasmina che avrebbe sicuramente voluto che le sue ricette più particolari venissero tramandate a più persone possibili, ma come ci volle accuratamente farci capire la signora Scarafoni, a persone con un grande cuore e passione per le cose belle della cucina.
Della mia infanzia non rimane quasi nulla tranne un po' di nostalgia di quei ricordi di un sapore di zucchero e miele,
che mi restava sulle labbra quando la mia cara mamma preparava quei fragranti biscotti croccanti che mi piaceva gustare con un po' di crema alla vaniglia rigorosamente fatta in casa. Una dolce prelibatezza dal suo tocco magico, tramandata da un tempo molto remoto che sa lasciare delle tracce di sé negli impasti che oggi so preparare anch'io. Nella preparazione, nella cottura e nell'assaggio se sai di aver cosparso tutto con una buona dose di amore, sai già di non aver sbagliato nulla.
Mi accorgo di cucinare con passione
mentre giro il sugo di pomodori col mio bel cucchiaio in legno, mentre aspetto vicino al forno che la crosta di una torta diventi dorata, mentre aspetto che le bolle d'acqua aiutino a far salire su gli gnocchi, quando taglio la prima porzione di lasagne fatte in casa e il piatto fumante mi ricorda di come ho tirato con cura la pasta. Ogni spezia, ogni salsa, ogni singolo fusillo o spaghetto, ogni aroma è come se facesse parte della trama di una storia di un piatto sempre nuovo che riesce ben a caratterizzarsi da tutti gli altri.
Nel preparare un piatto, è come se preparassi me stessa ad un evento importante.
Non ho mai voluto deludere la mia famiglia, adesso non voglio deludere le sfumature della mia nuova vita che sono la mia amica Olga, i nostri vicini, la bellezza del paese che ci ha accolte, le nostre passioni e soprattutto l'importanza di tutte le albe e di tutti i tramonti che il tempo mi ha permesso di ammirare e condividere.

Tra le specialità che mi piace cucinare c'è una versione dolce dei canederli che prevede la preparazione con albicocche o prugne. Si preparano con lo stesso impasto di patate e farina che si usa per fare gli gnocchi, poi una volta steso metto su una bella sfoglia. Per questa variante, preferisco snocciolare le albicocche che riempio con un po' di zucchero e se la dispensa permette, ci aggiungo della cannella o dei chiodi di garofano.

A parte inizio ad abbrustolire del pane grattugiato assieme ad una goccia di burro, un abbondante cucchiaio di zucchero e della cannella, fino a caramellare il tutto. Le albicocche sono pronte per essere avvolte dalla sfoglia, per poi essere lessate e a fine cottura rotolate nel pan grattato caramellato.

Cucinare significa anche saper sperimentare, immergersi in un mondo ricco di sapori dove ogni ingrediente ha la sua parte da protagonista o comparsa in un intreccio di profumi che devono riuscire a creare una intesa perfetta tra le parti che, se pur di diversa origine, possono insieme forgiare dei piatti unici.

Non importa dove ci si trovi, di come è fatto il pavimento di una stanza o di quale legno pregiato o meno siano fatti i mobili presenti: purché sia un luogo, un posto dove ci si può riparare dalla pioggia e dal freddo dell'inverno, noi stiamo bene. Tra tutte le  stanze funzionali e vissute, non deve mai mancare un bell'angolo cottura e un posto riservato a quei bei strofinacci fatti a mano, le piastrelle bianche che trasformano le pareti in specchi e che catturano tutti i vapori nati dalla cottura di una buona e calda minestra.

Tornando a casa, ci aspettano quei soliti ma preziosi momenti di una vita casalinga: ci si prepara la cena, ci si lava quei pochi indumenti e qualche asciugamano, si spolverano le mensole e quei pochi soprammobili legati a qualche ricordo più recente.

La cucina è diventata parte dei nostri giorni che cedono il posto alle notti. Riusciamo a chiudere gli occhi per la stanchezza della giornata e nuovi sogni sembrano già prepararsi nel chiuderci nei labirinti dei pensieri, facendo perdere il respiro e il presente.

(tratto da: La piscina delle mamme, di Filippo Gigante. Lettera Animate, 2013)
 

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Mi chiamo Filippo Gigante. Sono nato ad Alberobello nel 1983. Il paesino pugliese, famoso per i suoi trulli, ha saputo donarmi la bellezza delle... [continua a leggere]