
La scienza nel piatto (25)
A sorpresa arrivano giornate limpide e di sole. Mattinate luminose e sole caldo, mentre aspetti solo di abituarti all'idea di una città buia e piovosa. Queste mattine sono piacevoli regali che apprezzi sempre più. Le apprezzi soprattutto quando novembre arriva, cambia orari e luci e ti avvolge nella sua nostalgia felice. Il sole ti rende felice e decidi che questo autunno avrà i colori caldi delle valli sconosciute e affascinanti di quel luogo che ti ospita.
"Che ne dici se domani andiamo un po' in giro per i monti qui attorno?"
"Ci sono monti anche qui? – ride sornione Luca mentre chiacchieriamo sul mio divano – pensavo ci fosse solo tanta pianura!"
"La pianura c'è, e si sente tutta, ma c'è anche una natura che ci chiama, fatta di monti e valli, boschi e colori! Se poi c'è il sole – continuo cercando di convincere il mio Vegano sul divano – apprezzerai anche tu, come me, questo territorio in autunno".
Quello che voglio fare è raggiungere la Val di Taro, cuore dell'Appennino Parmense, valle silenziosa e florida tra la Liguria e la Toscana. Voglio osservare il fiume che silente scorre tra la folta vegetazione, mentre l'autunno regala magia, con frutti e atmosfere irreali. Voglio camminare tra le querce, i castagni, i faggi e le felci, mentre lo sguardo si perde verso i monti Molinatico e Gottero.
"Allora ci metteremo in viaggio! Sarà l'occasione buona per comprare e assaporare i funghi, è la stagione ideale! Ma lo sai, - mi dice Luca che subito pensa a cosa mettere in tavola – che i funghi sono ottimi alleati per noi vegani? A proposito... devi pensare, poi, a una nuova ricetta!"
"Certo, certo... una cosa alla volta! Domani partiamo per Borgo Val di Taro e da lì cominceremo la nostra esplorazione a contatto con la natura. Poi torneremo ai fornelli con il nostro bottino!"
Sorridiamo mentre la voce possente di Renata Tebaldi intona l'Aida. Anche la musica si prepara a viaggiare con noi.
Io penso già che i funghi porcini della Val di Taro saranno protagonisti dei miei Bicchieri d'autunno
Il tempo dei cambiamenti è giunto. Arrivato nel frastuono per poi mettere calma. Settembre, per me, è il tempo dei bilanci. Bilanci e luce splendida: forse è solo questo settembre.
Ma torniamo indietro. L'estate è stata rumore organizzativo, suoni, amici, respiri e altri mondi.
Il tumulto di luglio, la confusione delle voci mentre il calendario correva veloce a raggiungere quello che per tutti "è il giorno più importante".
Correva, i giorni si susseguivano veloci, così come me alla ricerca della ricetta perfetta per un momento indimenticabile. Stremata e inconsapevole ho finito la mia corsa arrivando nel mio angolo di Puglia. Lì ho guardato il mare, osservato tramonti, raccolto conchiglie e aspettato paziente.
Nei giorni precedenti ho respirato fiduciosa, ho atteso amici, ho salutato parenti, soppesato le scelte. Ho cercato, in quel tempo, di accogliere quei pezzi di me che per una volta si trovavano tutti nello stesso luogo. Per loro, per quella allegra famiglia allargata fatta di intolleranti, vegetariani, vegani – mentre le incombenze mi ricordavano confetti, foto e bouquet, ho pensato a un menu inclusivo adatto proprio a tutti.
A una cosa, però, non avevo pensato.
Alla gente che, come mamma Puglia insegna, ti si riversa in casa proprio in quel momento in cui sei alle prese con acconciature e rossetto da non sbavare. E tutti cercano qualcosa, cercano te; vogliono sbirciare, toccare, abbracciare. Cercano, poi, (involontariamente) qualcosa da sgranocchiare e bere per ingannare l'attesa. Ma mamma Puglia lo sa. Il buffet è lì. Come se per tutto il resto della giornata non dovresti più vedere cibo.
"Ma hai pensato a tutti tranne che a me?" "Non capisco, sta la musica!" urlo mentre Paolo Conte mi intima un invitante "Vieni via con me".
"Parli pugliese?"
"Certo, sto indaffarata e pensierosa".
"Dicevo... – continua Luca mentre si avvicina minaccioso alla mia sedia dove attendo speranzosa che il bigodino abbia fatto il suo dovere e l'estetista mi ripassi l'ultimo strato di cipria – ho visto che lì fuori mangiano tutti: pasticcini, pizzette, confetti. Hai pensato a tutti tranne che a me, al tuo Vegano sul divano?"
"Ma vattin... ti pare che penso a tutti tranne che a te? Ti ho fatto una sorpresa: Maaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa – urlo con l'intenzione di richiamare l'attenzione di mia madre – Maaaa, porta i mostaccioli che ho fatto per Luca!"
I mostaccioli con mandorle e latte di riso hanno dato il benvenuto in una terra generosa e accogliente. Dei biscotti tradizionali hanno cambiato contenuto e non veste perché le occasioni speciali vanno onorate con le cose migliori, le cose di sempre.
Poi la festa è continuata. Al sì sono succedute foto, balli, piatti differenti e abbracci diversificati.
[ Photo Credits: Copertina: Filippo D'Errico. Auto: Giulia Tortorelli. Mare: Lorenza Dadduzio. Vestito e mustaccioli: Giulia Siena. ]
La tecnologia ti rende invincibile. Pensi.
Ti permette di essere ovunque, in tempo reale, a leggere notizie, scrivere post, aggiornare social, curiosare tra immagini, lavorare, aspettare, e tornare a lavorare.
La tecnologia ti rende invincibile. Quando funziona.
Quando accendi il pc e questo non parte, rimane inerme e buio al cospetto dei tuoi occhi ansimanti e preoccupati, non può che essere solamente l'inizio di una nuova settimana. Allora ti chiedi come poter recuperare tutto quello che vorresti, ovvero anni e anni di vita, oltre che di lavoro. Te lo chiedi mica così tranquillamente, no, te lo chiedi farneticando mille cose e mille pensieri.
Quando il pc non si accende e hai delle scadenze, oltre a farneticare, devi fare qualcosa. Io ho pensato bene – dopo aver lanciato l'allarme – di dedicarmi alla cena di questa sera poiché arrivano gli amici. Così come a tavola, anche di fronte al lavoro dovrei imparare a fronteggiare gli imprevisti, le differenze, le esclusioni, eppure non sono mai pronta. Arriva sempre tutto all'improvviso e io mi lascio sorprendere come una liceale qualsiasi. Per questo, dopo aver meditato sul latte versato, ho allacciato il grembiule e sono andata in cucina. Se la tecnologia mi ferma, gli ingredienti non possono tradirmi. Mi affiderò, come al solito, alla natura e ai prodotti di stagione.
Ho una cena, una di quelle di mezza stagione, per stare insieme e tirare le somme di questo periodo di fine primavera prima dell'arrivo della tanto e sospirata estate 2016. Ci metteremo a tavola in tanti, ognuno con il suo bagaglio di gusti e problemi, domande e titubanze. Scelgo, allora, di puntare tutto sugli spinaci freschi e siccome, oltre ad essere una cena vegan pensata per il mio Vegano sul divano, dovrà essere anche priva di glutine per Marina e Massimo, decido di preparare un "risotto scomposto" con riso venere integrale. Mi affido ai vecchi dischi e lascio che America di Gianna Nannini mi porti lontano dalle incombenze quotidiane e mi ispiri per questa cena di comunione di differenze.
Ho una vita a distanza.
Vivo lontana da tutto. Quasi tutto. Lontana dalla terra che mi ha vista nascere, da quella che mi ha vista crescere, e da tutte quelle in cui ho incontrato pezzi di me; ovvero gli amici.
Vivo, però, in un lembo di terra in cui ho coltivato l'amore. Quando vivi a distanza impari a gestire i silenzi, a dosare le parole, a non risparmiare gli abbracci, a evitare (ma quasi mai mi riesce) il disaccordo o il rancore, la rabbia e la delusione. A distanza impari a scrivere parole per mandarle lontano e non ti vergogni a dire che il telefono, spesso, è una salvezza.
"Mamma, devi aiutarmi - lo dico e sono io la prima a non crederci. Perché chiedo a mia madre una cosa del genere? - dammi un'idea, ti prego, devo cucinare i ceci ma non so come fare... mi serve una ricetta gustosa e abbastanza primaverile!" "E lo chiedi a me? - dice giustamente lei, dall'altro capo di quel telefono che cerca di colmare i 645 km che ci dividono. - Che hai in frigo? - continua – fai una cosa semplice".
"Certo, ma', se volevo una cosa complessa chiedevo a papà – ci scherzo su ma è la verità... - dai, ho dei ceci abbandonati nell'acqua da questa mattina e i carciofi in frigo. Che dici?" "Dico che questa cosa di chiedere a me solo i piatti semplici mi piace, anche se la tua ironia non fa ridere... comunque prova a fare una zuppa. Ma per chi devi cucinare?"
"Stasera arriva Luca, avevo organizzato una cena con altri amici ma oggi è una giornataccia, sono stanca e devo sbrigarmi".
"Tutta colpa di aprile, non preoccuparti; aprile mette lentezza".
"Allora ho fatto bene a "riesumare" i ceci della dispensa; poi, quest'idea di una zuppa, ovvero una vellutata fresca che dia il benvenuto a questo nuovo mese, mi piace. Grazie mà, non lo sai ma mi hai aiutata!" "Lo so!"
Chiudo la chiamata. Metto via il telefono, il mezzo di comunicazione che – alle volte – resetta le terre percorse e attraversate. Cerco le note di Joep Beving con "Solipsism – Midwayer" e lego i capelli. Guardo i legumi nell'acqua a riposare; saranno i protagonisti della Vellutata fresca di ceci con curcuma e carciofi.
Sistemo i fiori freschi, apparecchio con cura e torno ai fornelli. Penso che, parlando con mia madre, non ho neanche specificato che la pietanza che avrei dovuto preparare sarebbe dovuta essere vegan; è stato scontato. Penso, allora, che molte volte la differenza, anche solo gastronomica, è in quello che pensiamo, che vediamo o che ascoltiamo.
Alle volte la normalità non esiste. La diversità è un piatto semplice e spontaneo.
Quando arriva marzo si tira un sospiro di sollievo.
Siamo scampati al freddo; sopravvisuti alle neve – quando c'è – alla nebbia, al tepore di piumini e piumoni, alla tranquillità assordante delle sere d'inverno. Dopo aver aspettato tanto, ti ritrovi, così, a sfogliare l'agenda e pensare di essere "già" a marzo e stupirti, ogni volta, delle giornate che si allungano, dei fiori che spuntano, del sole che diventa mano mano più tiepido e delle fragole che nascono.
Vi sembrerà strano, quasi assurdo, ma per me marzo ha il sapore proprio delle fragole, fragole acerbe e delicate.
- "Mi hai trascinato in un supermercato bio, fammi capire?" - "Sei entrata cosciente, non ti ho mica bendata e imbavagliata!"
- "Sì, sì, cosciente, sì, ma io volevo fare una passeggiata, sorseggiare una cioccolata calda in un bar al tramonto, mica essere scarrozzata per supermercati come una qualsiasi massaia di provincia!"
- "Ecco che ci risiamo... fai polemica. Mi serve il latte, mica mi vorrai ammazzare con il tuo cappuccino domani mattina?"
- "Ammazzarti no, ancora no, ma sto meditando di farlo" sogghigno divertita mentre la mia curiosità è attratta da quegli scaffali che urlano: "compraci, compraci, compraci, siamo buoni e salutari".
- "Interessante, però, questo market.... sembra davvero roba deliziosa, non sembrano prodotti dal sapore castrante, come quelle altre cose che mi propini ogni volta".
- "Non c'è niente di "castrante" nella mia alimentazione, solo maggior attenzione a quello che mangio". Mi spiega paziente il mio vegano sul divano mentre, in questo sabato in città, siamo alle prese con una non pianificata e collaudata spesa tra due modi differenti di mangiare.
- "Ecco, però, io assaggerei tutto, ma ora ho proprio voglia di cioccolata calda, dai, andiamo, potrebbe essere l'ultima cioccolata calda della stagione... capisci?"
- "Capisco il dramma – dice ironico mandandomi un'occhiataccia – invece di rimanere intrappolata nelle tue abitudini, perché non provi qualcosa di diverso e più adatto anche alla nuova stagione? Magari una centrifuga?"
- "No, eh... non si può mica sostituire la voglia di cioccolato con un biberone con retrogusto di verdure, dai, - esclamo lamentandomi mentre dalla corsia delle zuppe e minestre naturali ci spostiamo verso i surgelati - devi essere più tollerante, mio caro vegano, con una onnivera disperata e golosa come me!"
- "Allora prendi un budino, ce ne sono di tanti gusti e sono tutti senza lattosio, freschi e gustosi..." - "Luca, parli come una televendita... lo sai, sì? E comunque no... Però, però penso che mi hai dato un'idea. Prendi il latte e andiamo a casa. Io prendo le fragole, senza fragole non è primavera!"
Il tavolo della cucina, ora, è macchiato dal colore caldo delle fragole. Mentre Paola Turci canta "Volo così", io mi adopero a trovare un equilibrio alla mia perenne voglia di cioccolato. La leggerezza del latte al riso e cocco si armonizza al sapore del cacao, il gusto fresco e acerbo delle fragole mi fa sorridere ed è da qui che nasce il mio Budino latte e fragole.
Photo credits: Josealbaphotos
Gennaio, dopo le feste e prima di quello che sara'
Scritto da Giulia Siena Gennaio si muove lento. Assopito. Gennaio si stropiccia gli occhi come fosse un giorno qualsiasi, come fosse un lunedì.
Gennaio si alza che è già tardi perché il tempo passa in fretta e i giorni si susseguono veloci nonostante il risveglio sia stato lento.
Mi sento così all'inizio di questo nuovo anno: lenta mentre il tempo scorre. Forse sarà che quest'anno – so già – sarà pieno di scadenze, appuntamenti: tante cose per la testa, molte cose per le mani, necessità di impegno costante, garanzia di produttività a lungo termine, obiettivi concreti e, già da subito, troppo ottimistici.
"Ma voi vegani li avete fatti i peccati di ingordigia durante queste festività?" - chiedo davanti al pc in una conversazione via Skype al mio Vegano sul divano. "Sì!" - mi risponde risoluto Luca.
"Sì, certo, - dico titubante – io ci credo... immagino... vi siete ingozzati di cosa?
"Mangiamo sicuramente più del solito, come tutti, e comunque devi smetterla di intraprendere queste tue campagne di scetticismo onnivoro". "Non mi accetti? Sono solo la tua solita amica cretinamente-vegan-scettica con una vena, del tutto naturale, di polemia ironica".
"Bel mix, devo dire, e poi quelli strani saremmo noi, noi vegani... Ok, ne prendo atto".
"Va bene, ho esagerato, - rispondo – ma la mia è solo curiosità. Io, dopo le feste, vivo questo senso di colpa e pesantezza". "A proposito, come sono andate le feste"? Mi chiede Luca osservandomi da lontano, oggi che non può essere qui.
"Bene, queste feste hanno portato molti incontri, abbracci e sorrisi – dico mostrando alla mia web cam, che rimanda le mie immagini a 400 km di distanza, uno sguardo nostalgico - Ottimi incontri, soprattutto quelli con la famiglia mancina in una sera alle pendici di Castel del Monte. La tua mancanza si sentiva nella nostra piccola grande famiglia mancina. Ero lì perché ho incontrato te!".
"Allora è come se io ci fossi stato – ha detto calmo il mio amico – a proposito... non è che hai fatto la vegan-scettica scontroso anche lì?"
"No, no... don't worry. E' andata bene. Ho raccontato di noi. Ora, però, il brutto è riprendere dopo le feste".
"Riprendi a tuo modo – mi consiglia saggio Luca – rimettiti ai fornelli come se io fossi lì e insegnami qualcosa in modo che possiamo ritrovarci a tavola con le nostre differenze, come piace a noi".
Come se tutti questi chilometri non esistessero mi alzo, lascio acceso Skype, metto su "Heaven" di Bryan Adams e mi lascio seguire. Racconto di un piatto semplice, fatto con un solo ingrediente, il cardo, elegante, maestoso e che mi richiama alla mia terra, all'autunno nell'orto, alle sere di inverno a tavola.
Racconto di una pietanza che metterà fine ai sensi di colpa delle feste e darà nuovo brio a questo week-end come tanti.
Una semplice Insalata di cardi, disintossica, sazia e delizia.
Photo credits: Yasmeen
Un anno passa in fretta.
Passano i giorni, le stagioni si rincorrono, cambiano gli elementi, le atmosfere, le note, i colori, i gusti, i luoghi e gli ingredienti. Cambiano per poi tornare, di nuovo, nella mente, tra le posate e i piatti, nei giorni e negli incontri. Così è successo anche per le ricette e le vicende che, un anno fa, ho deciso di raccontare, di fermare su carta ed esporre ai vostri occhi.
Poche settimane fa, a un anno dalla "nascita" del mio "Vegano sul divano", a un anno da quando ho deciso di aprire la porta del mio salotto a voi per raccontare un'amicizia che non ha nulla di strano o di diverso, ma è qualcosa di fortemente mancino, mi sono sorpresa a pensare: quest'anno va festeggiato!
"Luca, pronto... pronto... Mi senti? – dico apprensiva al telefono che sembra abbia smesso di starmi ad ascoltare – Ci sei? Stai arrivando?" "Si, tra poco meno di un'ora sarò li, ora sono in autostrada e la linea è pessima, – mi dice Luca rauco dall'altra parte del telefono - ma ho anche un gran mal di gola". "Noooooooo, ti sei fatto fregare da questo gran freddo – esclamo sorpresa – sentivo una voce troppo diversa dal solito... Dai, fai presto che ti aspetto, abbiamo da festeggiare... compi un anno!!!"
"Io? Ma stai scherzando? - affferma lui – ne avrò circa una trentina in più!"
"Ma sì, tu, "vegano sul divano"- ghigno – Secondo cucinaMancina ne hai appena uno. Dai, festeggiamo, intanto però devi curarti questo mal di gola. A dopo".
Chiudo la telefonata e penso che, appena arriverà Luca e prima di far partire i festeggiamenti, avremo bisogno di un buon infuso, magari uno di quelli speziati che aiutano a rimettersi in pista. Penso che lo zenzero sarà perfetto: ne ho proprio qualche radice fresca in dispensa, l'ho comprata proprio ieri. Ne farò cuocere qualche fettina in un pentolino con acqua insieme a delle foglie di alloro e un po' di mela – come faceva mia nonna, sì – aggiungerò, poi, un po' di limone. Sarà perfetta per il mal di gola di Luca e per riscaldarsi in questo pomeriggio di inizio dicembre.
Lo zenzero, poi, potrà diventare anche il protagonista della cena di questa sera... saremo in sei, o forse otto, a festeggiare – a sorpresa – questa rubrica e il suo protagonista. Sarà una cena tutta vegan ma senza divieti, come piace a me. Magari un Risotto con zucca e zenzero (qui la ricetta). Sì, ho deciso, sfrutterò le mille proprietà dello zenzero (analgesico, antidolorifico e antifiammatorio) per salutare questo nuovo mese, questo primo anno, questo ritorno e questo continuo inizio.
Chi lo avrebbe mai detto... Intanto, "A mano a mano" di Rino Gaetano e corro in cucina.
Photo credits: Patrick Subotkiewiez
Sapori d'autunno, semplici e dal gusto aromatico
Scritto da Giulia Siena Quando hai ancora negli occhi i colori intensi del mare non puoi rassegnarti al grigio cupo del cielo. Del cielo di ottobre. Lo dico ogni volta a ogni cambio di stagione ma non mi rassegno all'evidenza, è evidente.
Così come non mi rassegno a cucinare quegli strambi ingredienti che Luca, da buon vegano, cerca di propinarmi ogni volta che passa a trovarmi qui, nel mio luogo dal cielo cupo. Io, di tutta risposta, tento di dimostrare che si può fare cucina anche con molto meno, con quello che ho in casa dopo che ho rimandato, per l'ennesima volta, di fare la spesa.
"Ti ho portato il seitan!" - esclama entusiasta Luca appena arriva sulla soglia di casa in questo sabato di ottobre. "Davvero? Ma io non sono ancora pronta – gli dico quasi sofferente – magari tra un po', cosa ne dici? Ora proprio non saprei come affrontare questa conoscenza".
"Ma lo vedi che sei tu la vegan-scettica – mi dice il mio "vegano sul divano" con aria di rimprovero – sempre a cercare scuse per non avvicinarti alla vera cucina vegana!" "No, no, no, mio caro, non sono vegan-scettica – affermo talmente in modo sicuro da socchiudere le palpebre – sono solamente molto curiosa e non vedevo l'ora di provare a vedere cosa usciva mescolando vari tipi di farine con gli aromi autunnali e la freschezza di quell'estate che è già andata via da me. La prossima volta scegli tu e cucini tu. Facciamo così, dai..."
"Guarda che è un ingrediente come un altro, anzi, è molto più gustoso e facile da preparare di quanto pensi". "Ok, sarà pure buonissimo – dico – ma per una volta che sei qui, non posso decidere io cosa cucinare? Per il seitan, giuro, troverò tempo e ispirazione. Prometto. Davvero. Mi credi?"
"Titubo".
"Fai male" - asserisco.
"Allora che mangiamo? - dice rassegnato Luca – Sono appena arrivato e penso sia giusto l'ora dell'aperitivo... Cos'è questa splendida ricetta?"
"Ti sorprenderò con la semplicità: Baguette al lime e rosmarino".
L'autunno ha anche il suo lato buono.
Via, in cucina, insieme alle note di Black Leaf Falls dei Sea Wolf.
Photo credits: Thomas
Settembre. Punto e a capo. Settembre nuovi programmi e nuovi stimoli. Settembre nuova vita, occhi nuovi.
Punto e a capo.
Elimino, cancello tutto.
Settembre nuovo mese, stessi dubbi.
Mentre, a bassissimo volume, Glen Hansard e Marketa Irglova cantano "If you want me", la luce è poca ma si fa spazio tra le tende leggere della stanza in quest'alba ancora troppo silenziosa. I problemi di sempre, i nuovi dubbi, le scommesse rinnovate e quelle perse. Siamo qui, di nuovo, in questa nuovo capodanno di speranze e buoni propositi.
Questo è quello che penso in questo sabato di settembre. Sono andata via, chiudendo la porta e le imposte poco meno di venti giorni fa, con la voglia di relax e con la convinzione che sarei tornata diversa, più carica, determinata e allegra. Sono stati giorni sereni, sì, lontano dalla routine e dalle incombenze. Sono stati giorni ricchi di colori e chiacchiere, abbracci, silenzi, acqua salata, nuotate e sole; qualche nuvola, molte promesse, e anche il piccolo dramma annuale del mio compleanno in arrivo. Trent'anni... da ragazza prodigio a trentenne come tante, con le rogne di tutti! Mi toccherà pensare anche a questo: festa o fuga?
"Una cosa alla volta – ripeto a me stessa fissando la tazza vuota davanti a me e seguendo la melodia della canzone – cominciamo svegliando Luca dal torpore del suo divano e partiamo con i progetti odierni, il resto si vedrà".
"Come mai sei già sveglia? Cosa accade? Si vede che stai invecchiando". Irrompe la voce cristallina di Luca a destarmi dai miei pensieri. "Strano, vero? Sono già sveglia e questo non è un buon segno. Buongiorno, comunque!"
"Buongiorno... primo week-end di settembre e il tuo compleanno è alle porte – mi dice entusiasta – non sei contenta?" "Contenta di invecchiare?"
"Invecchierai comunque, anche tenendo il broncio" – sentenzia serioso il mio amico mentre cerca qualcosa nella mia dispensa.
"Hai ragione, invecchierò comunque e diventerò come te – sorrido – ma intanto dovrei pensare se festeggiare o meno".
"Festeggiare, sempre, questa è la mia opinione, anche nei periodi peggiori, anche quando gli altri – tipo voi onnivori – durante le feste di compleanno altrui provano a offrirti o a farti ingurgitare torte di compleanno burrose e iper sbagliate".
"Ah, festeggiare nonostante la possibilità di non mangiare nulla?" chiedo curiosa a Luca.
"La tua festa – esclama il mio Vegano sul divano quasi sorpreso - sarà un party vegan friendly, mi auguro, mica come quei chiassosi aperitivi in cui si mangiano solo cose indecenti!!" "Bella idea – dico pensierosa – potresti quasi convincermi, nonostante questo settembre sia cominciato blando e triste, scialbo, uggioso e privo di senso".
"Ah, tutta vita, vedo... - asserisce Luca mentre mi lancia un'occhiataccia – dai, datti una regolata, smettila di lamentarti e prepariamo la colazione".
"Ci sono... ho qualcosa che mi tirerà su il morale, un dolce ricordo dell'estate: la confettura di fichi!" "Ecco, brava, cominciamo a ragionare, anche se mi sembri Candy Candy, questa mattina.."
"Dai! È pur sempre mattina, capiscimi, e sono sempre sull'orlo di una crisi di nervi".
Ho esagerato un po', sono solo un po' triste, ma passerà, in cucina passa tutto. E passa presto, già quando inizio a dosare gli ingredienti per i miei Pancakes con farina integrale e confettura di fichi. La dolcezza della frutta raccolta nella mia terra, la perizia nel preparare qualcosa che si conservasse nel tempo e che mi facesse rivivere il caldo di quei giorni ha già sprigionato in me un sorriso. E poi sono con Luca, un amico fidato con il quale scopro ogni giorno un mondo non fatto di rinunce, ma di alternative possibili. E sta arrivando il mio compleanno e un party vegan friendly di tutto rispetto!
Partiamo dalla colazione, il resto arriverà.
Photo credits: Chiara Vittellozzi Fotografie
Il tramonto delle sere di aprile lo riconosci: cattura ogni passo e racchiude in una cornice tutta la scena. In questa scena, in quattro, camminiamo.
"Ricordate la sera, anni fa, - dico interrompendo il silenzio tranquillo che ci avvolge - quando dopo aver passeggiato senza meta per tutto il giorno, ci fermavamo a mangiare la carbonara?"
"Un bellissimo periodo – risponde Giulio - in una bellissima città con una bellissima carbonara!"
"Io non ricordo, la carbonara intendo – dice Luca, il mio Vegano sul Divano – per la città condivido, ed è anche la città a cui dobbiamo dire grazie per averci fatto incontrare."
"Strano ma vero – dico nostalgica – alle volte bisogna ringraziare non solo le circostanze, ma anche le città".
Parlo di Roma, la città che ci ha fatto incontrare e la causa del nostro incrociarci per poi prendere sempre nuove strade, sempre diverse. Il pensiero, infatti, va a quei vicoli ricoperti di sanpietrini, a quelle strade che abbiamo attraversato alla ricerca di sogni ed emozioni, accompagnati sempre da grandi aspettative. Nelle arterie della Capitale abbiamo lasciato una parte di cuore; lì abbiamo atteso l'età adulta; lì ci siamo messi alla prova; lì siamo ci siamo incontrati e scontrati. Lì, molte volte, ci siamo lasciati e poi ripresi, allontanati, abbandonati e poi cercati, nuovamente, perché l'amicizia è così, è una molla che scatta e scappa, ma poi ritorna. Quasi sempre.
"Peccato tu non sappia cosa vuol dire carbonara! - dice Giulio guardando quasi indispettito Luca – ma le scelte sono scelte e spesso, come nel caso della carbonara, si pagano!" "Ma smettila – rido – non fargli pesare queste cose... a noi, per esempio, ci è andata sicuramente peggio: abbiamo scelto volontariamente di frequentare te!".
"Ecco, appunto – chiude Luca – non penso che per una semplice carbonara devo sentirmi in colpa per essere diventato vegano!"
"Certo che no – dico mentre nella mia mente si fa spazio un'idea - Anzi, torniamo a casa che l'ora di cena si avvicina e vi dimostrerò che anche la carbonara può essere alla portata di tutti... Andiamo".
Mentre il sole si spegne anche nella mia cucina, Giulio accende il mio vecchio giradischi e quando i Matia Bazar cominciano a cantare "Vacanze Romane", io mi metto ai fornelli insieme a Luca per dimostrare al mio amico Vegano sul Divano e a tutti gli onnivori più scettici che anche la carbonara ha un'anima green: Carbonara Vegana.
Photo credits: Alessandro Grussu
Altro...
La città è una fornace. Luglio, per chi lavora ed è costretto a stare lontano dal mare, è una vera e propria Odissea; se a questo aggiungi che sei nel bel mezzo della Pianura Padana, l'estate è davvero un dramma.
"Lo so, sono ancora le dieci del mattino, ma io ti faccio la solita domanda: cosa mangiamo a pranzo?". "Con questo caldo il pranzo è l'ultimo dei miei problemi – mi risponde Luca intento a sfogliare il libretto della Madama Butterfly di Puccini – ora vorrei trovarmi, come lo scorso anno, sulle spiagge della tua Puglia".
"Ah, non tocchiamo questo tasto dolente – rispondo già esausta da questa mattinata di caldo e umidità – essere costretti a passare buona parte dell'estate qui, lontano dalla bellezza del mare e dal fresco dei monti, è deprimente. Per fortuna tu, mio amico Vegano sul divano, sei corso in mio soccorso, nonostante i chilometri che ci dividono. Ti ricordi, invece, il "cazzeggio" tra i Trulli, le visite a Castel del Monte e le serate di poesia sul mio Gargano?"
"Già, una terra che mi ha conquistato – mi risponde Luca, distogliendo lo sguardo dal libro – se non fosse per la curiosità morbosa o la perplessità dimostrata da tutte le persone incontrate in quel viaggio circa il mio essere vegan, sarebbe stato tutto perfetto!"
"La curiosità ci sta – dico decisa – ormai sarai abituato. Ti scoccia la curiosità della gente riguardo alla tua scelta alimentare?" "Scoccia no... direi più che mi sorprende, ogni volta, in ogni viaggio: cosa c'è di così strano nel decidere di seguire uno stile di vita e uno stile alimentare che elimina dalla propria dieta quotidiana tutti gli alimenti di origine animale? Per me niente – mi risponde metodico Luca – è una scelta normale, così come tante altre".
"E come glielo spieghi questo alla gente?"
"Così – mi fa osservare – con parole semplici e soprattutto, molto più semplice, se voglio che qualcuno capisca davvero cos'è la mia scelta e cosa comporta, lo invito a cena e gli dimostro che non c'è nulla di strano in una tavola imbandita con prodotti vegghy style".
"Allora dai, dai, dai. Invitami a cena, così per ribadire il concetto – dico ridendo – stasera, anche se sei mio ospite, cucini tu; io, però, preparo il pranzo. Ci stai? Ci stai? Ci stai?".
"Sì, ci sto" - risponde quasi disperato. Ma ormai sarà abituato anche lui ad aver un'amica come me.
"Per pranzo vorrei qualcosa di fresco e alcolico"... dico tra me e me. "Alcolico? Sei pazza?"
"Va bene – rispondo quasi rassegnata a non essere capita - Facciamo che il mojito di cui avrei voglia diventi un primo piatto: Riso Thaibonnet con limone, menta, basilico e pepe al lime!" "Sono già curioso di assaggiare".
Così, già decisi su quello che sarà il nostro pranzo, io e Luca pensiamo di uscire – nonostante il caldo – alla ricerca di idee e oggetti vintage, mentre "Un bel dì vedremo" tratto dalla Madama Butterfly e interpretato da Maria Callas risuona per i borghi della città.
E la città ritrova il suo fascino.
Photo credits: .craig
"Pronti per le vacanze?"
"Sì, sì sì.. stiamo chiudendo gli ultimi bagagli – dice Luca entusiasta - e poi via per ben due settimane!"
"Che bello, beati voi – mi lamento melensa al telefono – noi rimarremo in città almeno per un altro mese. Capisci il mio disagio?"
"Capisco benissimo e non ti invidio per niente", pronuncia serioso Luca mentre lo sento armeggiare con qualcosa.
"Che stai facendo, non mi stai ascoltando? - sussorro sfiduciata nella cornetta – non solo hai preferito una vacanza a milioni di chilometri da qui lasciando orfano il mio divano della tua presenza per quasi un mese, ora ti distrai pure?"
(Io sono un'amica un po' così, esigente, direi. Lo avrete capito).
"Ma sono qui, presente e ti ascolto. Stavo solo cercando una guida che abbia dei suggerimenti per mangiare vegan, o almeno green, in tutte le parti del mondo – mi dice Luca, quasi rassegnato alla mai richiesta di attenzione – Dovresti saperlo che per il viaggiatore vegano il cibo rappresenta un po' una incognita...non sai mai cosa c'è veramente nei piatti che ti propongono". "Lo so, lo so – rispondo pronta – ricordo benissimo le nostre gite fuori porta con relativa ricerca di pranzi, cene, merende e colazioni che facessero anche al caso tuo".
"Ecco, capiscimi!"
Siamo alle solite. Io chiamo per essere capita e alla fine devo capire. Ora mi direte che ogni volta va così e l'argomento, con il mio amico Vegano sul divano, che sia nel mio salotto, nella mia cucina, per telefono o al tavolo di un bar, finisce sempre sul cibo. Ma l'estate, si sa, è viaggio, scoperta, avventura... è una festa e come tale preannuncia sempre qualche disagio per chi mangia differente. Di questo mi sono accorta fin dai primi giorni che, frequentando Luca, feci caso al fatto che anche il più semplice pasto fuori casa risultava problematico. In viaggio tutto si amplifica, soprattutto quando si parla del modaiolo street food.
"Potresti sempre optare per lo street food: veloce, pratico ed economico", dico orgogliosa delle mie parole. "Grazie, bella soluzione – risponde Luca abbastanza piccato – come se lo street food fosse la soluzione. Ti ringrazio per il tuo spot, ma sai benissimo che, pur essendo piatti molto invitati, spesso non sono privi di grassi animali".
"Anche questo è vero - rifletto a voce alta – intanto, però, potresti cominciare a preparare la merenda per il viaggio: Pane con farina di semi di canapa e semi di lino, poi mangiarlo con un po' di hummus di ceci o delle verdure grigliate e si trasforma nel tuo personalissimo street food. Che dici, ti ho convinto?"
"Non sarà la soluzione a tutti i pasti della vacanza, ma almeno partiamo con piede giusto! Mandami la ricetta – risponde Luca – e provo a farlo subito".
Chiudo la telefonata e i chilometri che mi separano dagli amici più cari e dalla famiglia mi cadono addosso, tutti, tutti insieme. Per non sentire il macigno mi chiudo in cucina, accendo il pc, invio la mia ricetta a Luca, lascio che le note di "Sunrise" di Norah Jones invadano la mia cucina al tramonto e metto le mani in pasta.
Photo credits:Tony & Wayne
"E se poi te ne penti?" - dico strabuzzando gli occhi, tra il serio e il faceto. "Di cosa, sentiamo". E sento già che la pazienza di Luca in questa soleggiata tarda mattinata di maggio è già messa alla prova dalla mia opinabile idiozia.
"Ma come di cosa... dell'essere vegano, naturalmente – blatero avvicinandomi al sofà con una rivista in mano e sedendomi accanto al mio vegano sul divano – è l'unico difetto che hai e lo sai".
"Lusingato, ma non è l'unico – mi dice con un sorrisetto – quello più ingobrante è l'essere goloso!" "Già, vegan e goloso sono due termini che cozzano, non trovi? Te lo dimostrerò – continuo – e poi potrai dire la magica frase che tanto aspetto: sto cedendo alla tentazione della carne!"
"Smettila, sei un'onnivora che non rispetta le scelte altrui". Dice divertito e un po' seccato Luca, come qualcuno che si è rassegnato all'incomprensibilità del proprio stile di vita. La fatica di spiegare al mondo le proprie scelte in materia di alimentazione differente, devo ammetterlo, è uno dei grandi drammi comunicativi di questo decennio.
"Ma guarda qui, questa, dopo anni di veganesimo torna a mangiare la carne – dico indicando l'articolo che sto leggendo – A te, questi dubbi, non ti sfiorano mai? Non pensi: oddio, forse sto sbagliando, la strada intrapresa non è quella giusta". "Certo, il veganesimo è una scelta e come tale implica una decisione e delle rinunce".
"Qual è stata, allora, la rinuncia più sofferta?"
"Una delle cose che ho sempre amato mangiare – mi spiega Luca – sono i formaggi, specie se stagionati e puzzolenti, per quelli francesi, poi, avevo una vera e propria adorazione!".
"Quindi la tentazione di azzannare una fetta di formaggio c'è sempre…" dico tendenziosa.
"Il ricordo, più che la tentazione, - mi spiega con fare deciso – così come i ricordi di cibi mangiati in viaggio e che oggi proprio non riuscirei a mangiare. Detto questo sì, sono ancora un convinto vegano perché è uno stile alimentare che mi si addice". "Va bene… contento tu!"
Dicendo così penso già a cosa poter cucinare per pranzo. Vorrei che i golosi ricordi di Luca non facessero troppo rumore; vorrei questa volta, come ogni volta che cucino, dimostrare che la golosità non dipende solo dagli ingredienti ma è la combinazione di cibi, sapori, colori e momenti. Mi avvio in cucina, metto su "The sicilian clan" di Ennio Morricone e penso che la combinazione golosa di oggi possa partire da un grande ingrediente di stagione, le fave fresche. "Luca, mi aiuti a cucinare?" - urlo dalla cucina.
"Arrivo – dice avvicinandosi – cosa prepariamo di goloso?"
Spaghetti integrali con vellutata di fave fresche e basilico
Noia in cucina? Arriva il pic-nic di primavera
Scritto da Giulia Siena "Ormai mi sto annoiando un po' in cucina, sai?" "Perché? Cosa ti annoia, l'arredamento, gli elettrodomestici o il cibo?" Rido sarcastica e un po' sorpresa.
"Non so: sarà il torpore della primavera ma non ho grande voglia di cucinare – dice pensieroso Luca – e poi non ho idee... cucino spesso le stesse cose!" "Dai, non ti preoccupare. Questo è un problema comune – confesso - a me, per esempio, capita almeno due volte al giorno, tre quando devo portare il pranzo fuori casa!".
"Il pranzo fuori casa, poi, è un vero dramma". "Dici? - chiedo mentre guardo Luca, il mio Vegano sul divano – allora mettiamoci alla prova insieme, qualcosa ne uscirà fuori".
Parli di primavera e parli di pic-nic, di tovaglie stese al sole, di passeggiate nei boschi o in riva al mare. Arriva maggio e nella mia stramba famiglia fatta di amici più o meno geograficamente lontani, arriva la stagione del pranzo al sacco: si propone, organizza, si fissa la meta e si parte. Ah, naturalmente prima si cucina! Abbiamo fatto così anche qualche giorno fa, sabato 25 aprile quando, dopo il the mattutino, io e Luca ci siamo confrontati sulla difficoltà – vegan o no – di trovare sempre ricette nuove, gustose, veloci e a prova di pic-nic!
La città, però, è scomoda per mettere in atto una scampagnata di tutto rispetto, così, abbiamo deciso di camminare nei boschi di faggi sull'Appennino Reggiano. La meta era il lago di Calamone alle pendici del monte Ventasso, nel cuore dell'Emilia Romagna.
"L'insalata, per esempio, - mi dice Luca mentre addita un cespo di insalata e verdure che giaciono silenziose nel frigo - perché deve essere per forza così semplice e triste agli occhi dei NONvegani?"
"Ma non penso sia un problema di vegani e NONvegani: l'insalata sola e moribonda in un piatto è sempre stata triste. Proviamo a darle una nuova vita, proviamo anche a rendere utili le verdure: metto a cuocere il riso venere, tu prendi delle arance".
Così, mentre Holly Golightly canta "Tell me now so I know", noi cerchiamo di rendere appetitosa la nostra Insalata di riso venere con arancia e finocchi per il pic-nic al lago.
Pronti a partire!
Photo credits: Paul