Rock around the fork

Rock around the fork (9)

Domenica, 17 Maggio 2015 00:00

Copenhagen foodie tour

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Non serve comprare i biglietti per la Danimarca in funzione della prenotazione al Noma, per poi mangiare riso e cipolle fino al giorno della partenza: taccuino in una mano e pc nell'altra, basta poco per pianificare un itinerario foodie di Copenhagen. Insomma, oltre Rezdepi c'è di più -per quanto sia diventato l'icona della capitale danese a pari livelli della Sirenetta.
Lontano dai riflettori puntati sul Noma, il Nordic Food Lab e il manifesto della nuova cucina nordica
, c'è un vivo e ricchissimo sottobosco che sta trasformando lo scenario enogastronomico di Copenhagen verso una nuova forma sostenibile, innovativa-tendente-all'hipster e democratica; c'è spazio per tutto e tutti: vegani e onnivori, cene gourmet e street food, stellati e bistrot "low cost" (occhio alle virgolette, perché il costo della vita della capitale è abbastanza elevato). Più che una manifestazione sporadica, un trend che esplode e si spegne alla stessa velocità, la rivoluzione foodie danese sembra essere davvero intenzionata a tracciare un segno indelebile.
Ecco 3 curiosità utili e 3 (+2) tappe immancabili nel vostro itinerario della nuova foodie Copenhagen.

1.  A COPENHAGEN SI VIVE BIO. RELÆ, MANFRED'S E MIRABELLE

Copenhagen ha scelto il biologico
, e non solo per la tavola: dai prodotti per il corpo a quelli per la cura della casa, passando anche per i tessuti, i consumatori prediligono l'opzione bio. Al fianco dei negozi specializzati, anche i supermercati sembrano covare un sostanziale mutamento che soddisfi la crescente domanda. Inutile dire che il cibo è il primo a essere finito sotto il mirino, tanto che oltre alla certificazione biologica europea dei prodotti, in Danimarca ne esiste una anche per i servizi di ristorazione. Che siano mense scolastiche, food truck per hot dog o ristoranti stellati, ogni locale ha a disposizione una lista completa e costantemente aggiornata di produttori biologici presso cui fare rifornimento, sia per il cibo che per i prodotti necessari alla cura del ristorante. A seconda della percentuale dei prodotti biologici impiegati, il locale riceve una medaglia di bronzo, argento o oro.

Tra questi ultimi virtuosi bio dal 90 al 100% c'è il ristorante una stella Michelin Relæ, dello chef Christian Puglisi. Situato in Jaegersborggade, una fiorente via di commercio enogastronomico -tirata via dalla sua vecchia nomea malfamata proprio grazie alla coraggiosa apertura del ristorante, Relæ è lo stellato più "economico" del Paese (attenzione ancora alle virgolette), dove la cucina sperimentale dello chef viene accompagnata dai vini naturali importati dal suo stesso gruppo imprenditoriale. L'esperimento del Relæ sembra essere riuscito tanto bene al punto che sono nate, sempre dallo stesso gruppo e con la stessa identità biologica, altre realtà satellite. Proprio di fronte al primo locale è situato il Manfred's, la sua versione low cost, dove vengono impiegate tutte le materie prime non utilizzate al Relæ: se ad esempio il primo ristorante serve petto di pollo, il secondo avrà in menù alette e sovracosce. Della grande famiglia del Relæ fa parte anche Mirabelle, bakery scandinava che serve dell'ottima focaccia in stile italiano e pagnotte che nella maggior parte dei casi sono a base di farina scura, come cultura nordica vuole. Ma anche nel caso delle farine bianche, nessuna provenienza sospetta: è l'italianissimo Mulino Marino a fornire il negozio. Il pane di Mirabelle è tanto buono che i locali del circondariato ne sono i primi acquirenti, in un continuo ciclo di sostegno reciproco che nutre l'imprenditorialità locale. Ciclo di cui fa parte lo stesso chef Puglisi, che ha deciso di decorare il Relae con le ceramiche artigianali della bottega vicina. Se non ci si sostiene a vicenda...


2. I DANESI PREDILIGONO L'ACIDO (E VANNO MATTI PER I FERMENTATI). RØDDER

Come si dice, de gustibus non disputandum est. Rispetto ai nostri gusti, quelli nordici tendono molto più all'acido
- e, in certi casi, all'amaro. Più che un vezzo, è una peculiarità del bagaglio culturale tramandato nel tempo di generazione in generazione, e modellato sia da fattori controllati dall'uomo e che da altri prettamente naturali. Come spiegazione più ovvia, molti additano il clima rigido dell'area, che non permette a frutta e verdura di maturare al punto giusto (quello che in Europa Meridionale consideriamo il punto giusto) e restano così più aspre, acide del dovuto. Chissà quale sarà l'influenza delle temperature crescenti, oggi tanto alte da poter permettere ai Danesi di coltivare le viti. Ma il gusto dell'acido resiste ancora: birra, caffè e vini tendono molto su questo versante.

A rinforzare questa peculiarità, vi è la passione quasi smoderata per le fermentazioni selvagge: dimenticate i lieviti lasciati in eredità dai produttori francesi di champagne, in Danimarca qualsiasi microrganismo è il benvenuto. Così la carta dei vini si riempie di vini naturali e biologici dai colori decisamente fuori dai canoni, spesso tendenti a un arancione ambrato; quasi immancabile è il fondo, o qualche residuo scampato al filtraggio, e il corpo pieno e rotondo a cui siamo abituati è una rarità; ma pur restando l'acido il gusto predominante, la gamma degli aromi e dei sapori non ne risente, spaziando ampiamente dai fruttati ai legnosi. Insomma, se vi arriva al tavolo un vino quasi acetico, non rimandatelo indietro: la scoperta di una cultura passa anche dal bicchiere. Rødder è un tempio del vino naturale: dalla mente creativa di Solfinn Danielsen, ex uomo di marketing, l'enoteca è un'ottima vetrina espositiva dei gusti enologici della Danimarca, contando numerose etichette internazionali -tra cui non mancano le italiane. Oltre all'acquisto in negozio, potete assaggiare i vini in una delle cene del ristorante pop-up organizzate da Solfinn e il suo socio in giro per il Paese -basta solo intercettare un invito su Facebook, e il gioco è fatto.


3. COPENHAGEN È...BUONA! SPISEHUSET RUB&STUB

La cultura danese è basata su un forte senso di eguaglianza e comunità
, collante essenziale per lo spirito propositivo, attivo e pro-attivo dei cittadini. Questo fermento collettivo è ben percettibile in iniziative di qualsiasi sorta, grazie alla collaborazione alla pari di singoli individui, associazioni e istituzioni (si, la municipalità di Copenhagen è giovane, attiva e propositiva come nelle più rosee utopie). Nessun atteggiamento altezzoso, però; niente competizione, rivalità e soprattutto niente stress: ai danesi piace divertirsi e divertire, prendersela con calma e sorridere; non a caso, sono il popolo più felice del mondo praticamente da quando è stata istituita una classifica del genere. Alla gente, insomma, piace fare del bene -e farlo per bene.

Come i 130 volontari dello Spisehuset Rub & Stub, il ristorante no-profit parte del Danish Refugee Council che ha come obiettivo la lotta contro lo spreco alimentare. Rub & Stub riceve ogni giorno il surplus di cibo da contadini, cooperative, supermercati e negozi alimentari; il cibo donato consiste solitamente in prodotti in prossimità di scadenza e in frutta e verdura di taglia, colore, forma sbagliata, non corrispondente cioè ai canoni che lo renderebbe appetibile a sufficienza. I volontari (che garantiscono un impegno di 3 turni di 6 ore al mese, per un minimo di 6 mesi) provvedono a cucinare e a servire i piatti in tavola, in un'elegante struttura nel centro della città concessa gratuitamente dalla municipalità. Il ricavato, infine, viene devoluto in beneficenza. Il progetto è ormai solido, tanto che nel suo primo anno di vita ha permesso al ristorante di cucinare e servire 3 tonnellate e mezzo di surplus di cibo. La prenotazione è necessaria ma la cena, ovviamente, sarà una sorpresa. Il menù cambia ogni giorno a seconda della disponibilità degli ingredienti, offrendo tendenzialmente una scelta tra due antipasti, due piatti unici e due dessert. Vale la pena di accettare a scatola chiusa, garantisce la qualità della cucina!

Photo credits: Francesca Mastrovito


 

E' passeggiando in cerca di un bar dove sedermi, all' ora dell' aperitivo, nel bel quartiere di Batignolles (Parigi, XVII arr. ), in rue des Dames, che la mia attenzione e' stata catturata da un piccolo locale di 20 mq. Non un ennesimo bar cosy, ma un piccolo spazio riempito soltanto da poco meno di un centinaio di scomparti trasparenti riempiti di frutta e verdura.
Proprio cosi': cavoli, patate, carote, insalate, pomodori. E succhi di frutta bio, marmellate " faites maison"
. In un attimo, mi sono ritrovata in un bizzarro orto urbano nel bel mezzo della capitale. Questo e' lo spirito di "Au bout du champ". Il principio e' semplice. Come davanti ad un qualunque distributore di snack, si sceglie il prodotto desiderato e si paga alla macchinetta, selezionando il numero dello scomparto desiderato che, infine, si apre. O per i piu' geek, e' possibile acquistare direttamente sul web e ritirare i prodotti scelti inseguito, tra le 8 e le 22, tramite un codice inviato via sms per poter aprire il " casier" attribuito. 

L' idea e' quella dei due giovani parigini Joseph Petit e Julien Adam che, stanchi del loro lavoro di consulenti aziendali (e forse anche dei pomodori senza gusto dei grandi supermercati) decidono di adattare l'iniziativa molto piu' semplice di un agricoltore di un piccolo villaggio della campagna francese alla realta' urbana di Parigi. Cosi' nasce " Au bout du champ", che ha come obiettivi:

1. produrre e raccogliere a meno di 100 km; 2. consumare frutta e verdura di stagione; 3. rispettare il territorio e gli agricoltori partner; 4. ridurre al massimo le emissioni di gas a effetto serra e i tempi di raccolta-consumazione.
Una gran bella sfida nel cuore di una citta' i cui abitanti sono sempre piu' portati verso scelte alimentari improntate alla qualita', attente alla filiera corta e al concetto di bio ed ecosostenibilita'.

E, allora, bravo, les garçons!



Photo credits: Chiot's Run , Au Bout du Champ

 

Lunedì, 19 Gennaio 2015 01:00

ALLA SCOPERTA DI LISBONA MANCINA

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"Viaggiare è come innamorarsi: il mondo si fa nuovo"… E io ho avuto la possibilità di innamorarmi e scoprire un mondo nuovo in Portogallo, più precisamente a Lisbona. Sono stata qui tre mesi grazie al Programma Europeo Leonardo, dove viene data l'opportunità a ragazzi laureati di vivere e lavorare per tre mesi all'estero. 

Ormai da un po' faccio parte della grande famiglia di cucinaMancina, e l'istinto e la curiosità per il "mangiare differente" mi hanno accompagnato anche in questo mio viaggio. Ho provato dunque a guardare Lisbona con uno sguardo "diverso" e a scoprire in cosa questa meravigliosa città si distinguesse! Lo ammetto, il mio lavoro mi ha agevolato nella scoperta di questo lato della città. Ho lavorato per Lisboa Autentica (www.lisboaautentica.com/it/), un'agenzia che si occupa di organizzare visite guidate di Lisbona e zone circostanti (Sintra, Fatima, ecc.). I tour che vengono creati ed organizzati riguardano la storia, la cultura e la gastronomia portoghese.  Tra i "passeio" gastronomici vi è "Lisboa Vegetariana", un passaggio per i luoghi storici del vegetarianismo della capitale portoghese e per alcuni dei ristoranti più famosi. Si tratta di un grande tour adatto, ovviamente, ai vegetariani e vegani che desiderano scoprire nuovi ristoranti a Lisbona e arricchire la propria conoscenza in materia; ma costituisce anche un'occasione per conoscere la storia del vegetarianismo a Lisbona, sfatare i miti alimentari, provare nuovi sapori e consistenze, parlare di salute e di sane abitudini…insomma, il tour è adatto anche a tutti coloro che non sanno nulla di vegetarianismo e sono curiosi di saperne di più! Il tour prevede diverse degustazioni e termina con un pranzo lisboeta vegetariano.

Vi cito ora solo alcuni dei tanti ristoranti vegetariani/vegani della capitale portoghese, quelli a mio avviso con il maggior grado di mancinità.
Os tibetanos 
è il primo ristorante vegetariano di Lisbona (presente in città da più di 35 anni!). La sua cucina è un delizioso crocevia tra due differenti culture gastronomiche, tibetana e portoghese, il tutto servito in "salsa" vegetariana. Un esempio sono i pasteis tibetanos
: tipici pasteis di Lisbona (di solito sono dolci e sono delle sfogliatine alla crema, ma salati assomigliano ai nostrani rustici), ma realizzati con ripieno di seitan e legumi. 

Il ristorante Terra (www.restauranteterra.pt/) è situato in una delle zone più eleganti della città, il quartiere "Principe Real". La mancinità di questo ristorante non sta solo nei suoi piatti - come la feijoada de batata doce (fagiolata di patata dolce), le filetes ou pataniscas de bacalau com arroz de tomate e pimentos (filetto o fritelle di baccalà con contorno di riso con pomodoro e peperoni), i cogumelos à Bulhão Pato (funghi saltati con olio aglio, cipolla, coriandolo e succo di limone) - ma anche nella sensibilità alla cultura vegana e vegetariana in generale. Il loro sito internet, per esempio, offre un piccolo sommario sui vini e formaggi vegetariani e/o vegani, e un dizionario vegetariano dal portoghese all'inglese, francese, italiano, spagnolo, tedesco, greco e olandese.

Dulcis in fundo, Miss Saigon (www.miss-saigon.pt/), ristorante a Parque das Naçoes dove circa il 70% delle portate principali e dei dolci sono vegani (e tutti i lunedì e i sabati il menù è totalmente vegano!). Qui proverete la nota dolce mancina Lisboeta: degno di nota, infatti, è il suo bolo de chantilly de soja, com doce de sementes de papoila e frutos Verm (torta ai semi di papavero, frutti rossi e  crema chantilly alla soia). 

Lisbona supera dunque la prova mancinità a pieni voti! Oltre ai suoi fantastici paesaggi, ai suoi monumenti, alla cultura e all'arte che si respira a pieni polmoni in ogni quartiere, si viene conquistati anche dalla sua cucina allo stesso tempo tradizionale e innovativa. 
Obrigada Lisboa, atè ja! 

 

Photo credits: Giancarla Trizio

 

Sabato, 29 Novembre 2014 01:00

Tincan: il temporary restaurant da spalmare

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È un ristorante ma non ha cucina. Il menu è stato progettato non da uno chef ma da un architetto.
Ed il cibo è 100% "fresco&sano"…di scatoletta.

Nato dal team di architetti AL_A, il TIncan di Londra è un ristorante che serve delikatessen in scatola
, accompagnate da vini, birre e vodka di altissima qualità. Sardine in olio d'oliva e limone, aringhe affumicate, uova di riccio, polpo marinato: il giro del mondo in una scatoletta, dalla Galizia al Giappone, dalla Norvegia al Canada. Ispirato ad un' ex-pescheria di Lisbona, il Tincan è il tempio della lattina, dove questa, sospesa lungo le pareti di cemento nero, viene elevata ad oggetto del desiderio per i patiti del packaging.
E se volete provarlo dovrete fare in fretta perché il Tincan chiuderà il 23 dicembre per spostarsi da Londra - Soho a New York
.

Photo credits: TinCan

Martedì, 23 Settembre 2014 02:00

Svezia mancina: Malmo e Lund

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Matrimonio a distanza. Diciamocelo: non tutto il male vien per nuocere. 1. Perché la sera, da soli, è un momento perfetto per scrivere. 2. Perché puoi andare a trovare tuo marito all'estero e scoprire ogni volta un angolo di mondo differente.
E' così abbiamo fatto agli inizi di settembre, in esplorazione tra Malmö
e Lund, in Scania (Svezia), tra ristoranti e posti mancini.
Ci siamo concentrati nella zona tra la stazione della metro Triangeln
e Möllevången, il quartiere multietnico, dove coabitano insieme designers, punk vegani e famiglie mediorientali.


Il primo ristorante che ci ha ospitato è stato il Rebell
, un localino minimal chic che propone cucina svedese contemporanea con uno sguardo rivolto al passato e ingredienti di stagione. Muri bianchi, tavoli di legno decapato, cilindri come paralumi che calano dal soffitto. La nostra scelta è caduta su: - il Rebell's "Grabbröra", un crostino di pane di segale con l'immancabile aringa marinata, condita con cipolla rossa, capperi e aneto, sormontata da un uovo sodo; - gallinacci con piselli, uova di quaglia, ravanello, crema acida ed erba brusca; - un cartoccio di fish and chips: morbido baccalà e patate con la buccia.
Da bere un boccale di Mowhak
, una lager non filtrata artigianale.


Se per voi la cucina del Rebell è un po' troppo pesante (in effetti qui in Svezia con il burro ci danno dentro), la Raw Food House
, un numero civico affianco, vi soddisferà con un menu 100% mancino: biologico, crudista, vegano, anzi, secondo il loro motto "healty, juicy, fresh, strong, green, alive".

Dalla thai salad con alghe, verdurine e frutta secca, al gazpacho di pomodoro con teneri germogli, al vegburger, il pieno di vitamine è assicurato.   Complice una calda giornata di sole, abbiamo gustato il nostro pranzo all'aria aperta, sfogliando i libri di cucina green (ahimè tutti in svedese) della loro piccola ma fornita libreria.



Scendendo verso la Mollevangstorget, siamo andati a sbirciare il Mollansost
ovvero "il paradiso del formaggio" o, se preferite, la gioielleria del formaggio: Camembert, Roquefort, Samso, Danablu, Havarti, Västerbottenost. E qui, da bravi pugliesi, ci siamo commossi quando abbiamo visto campeggiare nel bancone frigo la burrata.
Ma il negozio mancino per eccellenza è sicuramente Astrid och aporna
ovvero Astrid e le scimmie, un supermercato bio nonché un'azienda agroalimentare specializzata in prodotti vegetariani riconoscibili per il loro pack naif e colorato opera dell'illustratrice Maria Borgelöv.

Sbirciando tra gli scaffali abbiamo scoperto la linea della Oatly, un'azienda dichiaratamente vegana che produce yogurt, latte, besciamella, tutto a base di avena. "No milk, no soy, no badness" recitano i cartoni di tetrapack, dove predominano illustrazioni, font grafici e slogan. "Promettiamo di fare i bravi" recita il loro manifesto "e il nostro obiettivo è fornire sempre prodotti che hanno un alto valore nutritivo e il minimo impatto ambientale".
Se volete approfondire il loro credo, leggete qui: http://www.oatly.com/the-oatly-way/

 



Lo storytelling e la condivisione dei valori aziendali
si trova spesso anche nei menu dei ristoranti, come in quello del Bantorget 9 a Lund, qualche km a nord est di Malmö. "Non serviamo altro che gioia allo stato puro. Siamo per il km0 e il biologico e abbiamo a cuore la stagionalità". Questo il credo della nuova cucina svedese, in linea con il New Nordic Cuisine Manifesto.


Il proprietario, Carl Bodin Svensk
, è un amabile anfitrione, appassionato di vini, che ci ha condotto con sapienza per mano a scoprire il suo menu ricco di piatti vegetariani e green, dalla terra al piatto. Sbirciate un po' qui.

 

Ultimi consigli per il viaggio: - i periodi migliori per visitare la Scania sono maggio/giugno e settembre - atterrate a Copenaghen e di lì prendete il treno che collega le due nazioni attraverso lo stretto di Oresund - non é necessario un vocabolario italiano-svedese perché tutti, ma proprio tutti, parlano inglese e sono gentilissimi - non é necessario ritirare contanti perché tanto anche le gomme da masticare le compri con il bancomat.

 

 

Photo: Flavia Giordano e Vincenzo Pietrogiovanni
 

 

Venerdì, 04 Ottobre 2013 02:00

On the rawd: tappa n. 4. E Puglia veg fu!

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TAPPA N. 4
17-24 agosto 2013: Puglia veg

Poi finalmente la Puglia, i posti dove abbiamo mangiato sono innumerevoli ma ne segnaliamo 2 per tutti:
Il Falso Pepe
a Massafra dove davvero vi consigliamo di andare, un luogo incantevole, il ristorante si sviluppa su più livelli, c'è anche un tavolino da due su un balcone che si affaccia nell'intricato groviglio della parte vecchia di Massafra. Il menù è ricco, accessibile ai vegani, curato, innovativo e soprattutto a KM0 perché tutto ciò che non è proveniente dal regno animale (quindi frutta e verdura) arriva dai campi della proprietaria. Al Falso Pepe non potete sbagliare e se siete in vena di bere BENE, siete nel posto giusto, cantina fornita e mai scontata.


E poi La Taverna
a Gallipoli: qui abbiamo mangiato le pettole (l'equivalemte dela pasta cresciuta di Napoli, frittelline di pasta della pizza buttate in olio bollente) delle crocchette di patate e menta, rigorosamente arrotolate a mano, verdure grigliate e delle orecchiette con pomodoro "scattato" e ricotta marzotica per chi lo gradisse.
Ultimo posto degno di essere segnalato è una trattoria/gastronomia a San Cataldo
proprio sul mare arrivando dalla strada principale da Lecce alla prima rotonda che trovate entrando nel paese a destra… vi do le indicazioni perché non ci siamo segnate il nome, eppure è stato uno dei posti che ci sono piaciut di più, qui non solo le mancinità alimentari sono le benvenute ma il luogo era Gay-friendly, e questo ci è piaciuto molto. Abbiamo ordinato dell'orecchiette (e che ve lo dico a fare) con le cime di rapa che avevano (ve lo dice una milanese) il sapore proprio delle cime di rapa... incredibile ma vero, un contorno di verdure e dell'acqua. Prezzi contenuti e qualità ottima, il tutto servito davanti al mare stupendo della Puglia.


Per noi questo viaggio è stato splendido, i posti che abbiamo selezionato tra i tanti visitati non sono una semplice guida al mangiare bene ma piuttosto una guida che vuole segnalare posti dove "sentirsi" bene
e dove poter andare a colpo sicuro pur avendo fatto delle scelte alimentari leggermente più complicate di altre.
Speriamo che possa esservi utile.
Buon appetito!


Leggi la tappa n. 1
Leggi la tappa n. 2 Leggi la tappa n. 3
 

Lunedì, 30 Settembre 2013 02:00

On the rawd: tappa 3. Marche veg

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TAPPA N. 3

9-17 agosto 2013: Marche veg

A Senigallia
abbiamo alloggiato all'Hotel Lori  (www.hotellori.com), anche questo a conduzione familiare. Probabilmente la location non é inperdibile ma le due proprietarie  - che stanno ancora pensando a come sia possibile stare in piedi pranzando solo con una ciotola di pomodori belli maturi e delle zucchine alla griglia -  noi le ricordiamo con affetto perché si sono prodigate per trovare qualcosa che andasse bene alle nostre esigenze e la loro disponibilità e curiosità ci ha fatto piacere. Le foto della torre di pomodori, delle quenelle di melanzane e della bruschetta di zucchine sono la nostra "visione" di come potevano essere servite le pietanze che loro ci hanno "semplicemente" offerto in delle belle ciotolone capienti!!! Ci siamo divertite un po' a giocare con il cibo e a sorridere dei loro sguardi stupiti! Attenzione, messaggio a tutti i vampiri: le verdure alla griglia a Senigallia vengono preparate con un intingolo di olio, sale, erbe, e trito di aglio… tanto aglio, è la cosa è davvero impegnativa!


Se volete un posticino carino per un pranzo o una cena nella magica Senigallia
andate alla trattoria La Muta. Noi abbiamo ordinato senza difficoltà (i primi erano tutti, tranne uno, realizzati senza l'utilizzo di derivati animali) il servizio è puntuale e la location molto bella. Il nostro ordine: linguine rucola e noci, pasta fatta in casa. Quindi erbe di campo (il nome un po' pretenzioso, erano delle semplici bietole sbollentate e passate in un filo di olio) e infine un piccolo strappo alla regola: tomino alla piastra servito con frutta fresca, bell'abbinamento nulla di geniale ma almeno diverso dal solito.
Dopo Senigallia abbiamo fatto rotta verso Cagli
un paesino delizioso nell'entroterra marchigiano. Le Marche sono un posto magico, ancora sconosciuto, parlo dell'interno, anche se forse, meglio ce non si sappia troppo in giro quindi per 4 giorni abbiamo girato con un amico (buon gustaio) i dintorni di Cagli e abbiamo pranzato qui: il chiosco dell'Abbazia di San Vincenzo a Furlo, (Via Flaminia - Tel. 0721/796741 , 61043 Acqualagna - Furlo) se siete in zona e chiedete del chiosco non potete sbagliare, lo conoscono tutti. Famosissimi per la loro crescia (che di vegano ha poco… ma che-ve-lo dico-a-fare lo abbiamo scoperto dopo, quando la mamma del nostro amico Simone ci ha insegnato la ricetta usando le uova delle sue galline e il formaggio fattore di fiducia) che ha le sembianze di una piadina ma molto più sostanziosa e spessa. Per la farcitura abbiamo scelto le verdure gratinate che qui preparano sulla griglia impanando gli ortaggi con un misto di pangrattato, peperoncino sale e rosmarino.


Un ristorante molto carino e interessante a Cagli è La Gioconda
. Ci fa piacere segnalarlo perché già dal menù si capisce l'attenzione verso le scelte alimentari differenti, i piatti vegani sono segnalati e in più c'è un menù "vegetariano" nulla di speciale ma è da lodare l'impegno. Noi abbiamo preso: spuma amaretti e melanzane, ravioloni di patate al tartufo e fiori di zucchina entrambi ottimi anche se forse un po' invernali come ricette e, per assaggiare, un discreto spaghetto vegetariano. Vi consigliamo comunque di ordinare dalla carta ufficiale: andate sul sicuro!
Una cosa che non dovete perdere è il gelato del Baricentro in Piazza Enrico Mattei, ad Acqualagna
. Lucrezia fa il gelato senza zucchero, usa solo la stevia, il cioccolato extra fondente è fatto con l'acqua e con la stevia, destinato a tutti i mancini: allergici ai latticini, vegani e persino ai diabetici.

La chicca del nostro soggiorno marchigiano è stata la cena alla Slowcanda di Piobbico. Un posto magico, sarà perché vicino allo stile di vita clandestino, un piccolo borghetto sperduto tra i colli, l'energia utilizzata è rinnovabile, si mangia all'aperto sotto una verandina molto rustica mentre l'interno è arredato con mobili anni '50 di recupero, l'atmosfera è familiare e la cucina gustosa senza pretese. Senza nemmeno domandare troppo alla tavola della Slowcanda ci possono mangiare tutti i mancini che vi vengono in mente oltre che ovviamente agli onnivori.

Il menù è per all'80% vegetariano, tutti gli antipasti sono vegani e non sono le solite verdurine scondite, ottime le pesche con pinoli e riduzione di balsamico. I ravioli di santoreggia sembravano cresciuti nell'orto da quanto erano saporiti e freschi. Poi in menù c'era l'erba di campo, questa volta vera, un misto di erbe amare e gustose, cucinate semplicemente con un filo d'olio e non troppo cotte.


Se Passate da Vasto
fare un salto da Agrifood da Gino  (Loggia Amblingh, 47 -  Vasto) una trattoria alla quale non dareste nemmeno due lire (anche perché ormai sono fuori corso) ma in una posizione splendida e con una cucina da far girare la testa. Il profumo delle pietanze ti rapisce e già dalla piazzetta che precede il ristorante, piena di localini belli, pettinati ma, ahimè, piuttosto vuoti. Invece da Gino c'è la coda, noi stesse che siamo molto pigre abbiamo voluto attendere perché la promessa dei profumi, ne eravamo certe, veniva mantenuta dal gusto, lo abbiamo letto negli occhi dei clienti gia seduti.

L'ordine che abbiamo fatto: di vegano c'erano della fantastiche insalate, crocchette di patate, verdure grigliate e fritte…ma noi quella sera ci siamo sentite molto vegetariane e abbiamo preso: una parmigiana di melanzane a regola d'arte e quindi tanto sugo rosso, una spolverata ma solo spolverata di grana, le melanzane fritte, ma leggere, erano tagliate sottilissime, dolci e gli strati erano almeno 16/17. Ragazzi che bontà. Poi abbiamo assaggiato delle polpette tipiche fatte con pangrattato, uovo e cacio, cotte nel sugo di pomodoro, tenerissime e sfiziose, ed infine una bella insalata verde semplice di quelle che rinfrescano lo stomaco e lo preparano al dolce… che non abbiamo mangiato perché eravamo soddisfatte così.


Leggi la tappa n. 1
Leggi la tappa n. 2
 

Martedì, 24 Settembre 2013 02:00

On the rawd: tappa n. 2

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TAPPA N. 2 6-9 agosto 2013: Liguria e Toscana veg

Continua il viaggio in moto delle nostre clandestine, continua l'esplorazione in giro per l'Italia. Cosa avranno scoperto in Liguria e Toscana?

Ciccillo a mare – Lerici Ciccillo è un posto universalmente noto, magico, poetico dove tutti prima o poi sono andati o andranno, con una vista mozzafiato di giorno e di sera, rustico quanto basta, un'atmosfera d'altri tempi, vino bianco che scorre a fiumi e un fritto misto squisito.

Noi a tutto questo (fritto misto a parte) non volevamo di certo rinunciare, a causa di un piccolo dettaglio alimentare, e clandestine più che mai, ci siamo andate lo stesso ordinando queste splendide verdure sott'olio (vedi foto) e un sanissimo piatto di pasta al pesto doc, pestato a mano dalla signora, come potete vedere dall'immagine qui accanto. Ne vale la pena per la posizione e comunque si, se siete vegani, anche qui potete tranquillamente cenare.



Al Bagno Venezia di Marina di Carrara
(Viale Amerigo Vespucci 30), abbiamo cenato con verdure in pastella, pasta al pesto e verdure grigliate. La scelta per il vegano non è ampia e le verdure in pastella non erano degne della famosa "stella" però abbiamo potuto cenare in compagnia delle nostre amiche, felici di poter gustare del pesce fresco accanto a noi e ancor più felici che l'argomento non fosse, di nuovo, "quanto fa bene esser vegani".


Un pomeriggio nuvoloso ci ha portato sulla via di Viareggio ma prima di arrivarci siamo inciampate al Barumba Beach a Marina di Carrara. Se non sai di che morte morire, scegli me, disse il melone! Ore 15,00 dopo aver detto "oggi niente pranzo" ci siamo sedute al bar del Barumba Beach con la voglia di qualcosa di fresco, sul menù (la voce della ragazza in cucina) tante insalate da combinare a piacimento e tanta frutta, quindi, felici di poter avere una fetta di melone e una di anguria che abbiamo accompagnato ad un'insalata fresca con pomodorini e rucola, ci siamo alzate felici e contente. Tra l'altro il Barumba Beach di notte si trasforma in discoteca pieno di giovani e allegria. Resta aperto da Maggio a Settembre fateci 4 salti è divertente.



Dopo il Barumba Beach, sempre per la serie oggi niente pranzo (ed in effetti non abbiamo pranzato ma fatto una merenda abbondante) siamo "inciampate" in un assaggio di gelato : il Laboratorio del gelato
(Via Ugo Foscolo 11 Viareggio) :

Per favore andateci… il gelato è buonissimo, le materie prime di qualità e gusti non sono scontati. Abbiamo assaggiato un cucchiaino di tutto per dovere di cronaca i nostri preferiti (vegetariani fatevi sotto) sono:
fior di bufala da far perdere la testa. Mascarpone e pinoli forse un po' "eccessivo" ma al palato davvero soddisfacente, caffè
e cioccolato extra fondente, il cioccolato era a pezzetti, irregolari e amari al punto giusto mentre il caffè non era zuccherato, decisamente ottimo. Ottimi anche tutti i gusti vegani e cioè i sorbetti: fragola, frutti di bosco, melone, cioccolato extra fondente, cocco, limone, pesca e le granite al limone, fragole e caffè. Materie prime di ottima qualità e tanta competenza. Avviso per chi non è vegano: la panna viene montata con la frusta, un paradiso!


Nel tragitto Viareggio e Senigallia siamo passati da Arezzo, un pranzo alla Gastronomia il Cervo in Via Cavour, 38 non dovete perdervelo.  Qui la conduzione è familiare la i due soci stanno al bancone a prendere le ordinazioni  e le signore in cucina.

La scelta per noi è ampia, la pasta è fresca e fatta in casa e ci sono vari formati tra i quali poter scegliere al bancone componi il tuo menù e la tua ordinazione, al piano di sopra ti accomodi e vieni servito dalla deliziosa Serena, puntuale, presente ed educata. Noi abbiamo scelto: pici al pesto e ai porcini. Verdure miste come contorno e io ho potuto coronare un sogno: ordinare dei piselli nel mio contorno misto. Avete mai trovato qualcuno che abbia i piselli nel menù? Ampia la scelta di dolci e frutta su richiesta.

Photo credits: Alessandra Spina e Monica Minervini

Ti é piaciuto il racconto? Leggi la tappa n. 1
 

Intro dalla redazione
Un viaggio lungo tutto lo stivale
, da nord a sud. Due ragazze – anzi due clandestine – a bordo della loro inseparabile moto, con un solo obiettivo: scoprire il bello e il buono dell'Italia vegana e vegetariana, esplorando ristoranti, gastronomie e gelaterie con uno spirito tutto mancino. Ci racconteranno questo viaggio in 4 tappe, dalla Liguria alla Puglia. Ecco a voi l'inizio del loro diario di bordo agostano in cui raccontano lo spirito con cui hanno condotto questa esplorazione e la loro filosofia sul mangiare differente. Buona lettura!

TAPPA N. 1 : L'ANONIMA VEGANI
L'anonima vegani è un movimento sovversivo
che invade i ristoranti di tutta Italia e ne rivoluziona i menùfotografa ogni cosa che ordina e spesso e volentieri, prima di fotografare, impiatta in maniera originale la pietanza che gli è stata appena servita cosicché non sia solo buona ma anche bella da vedere.
"Ciao siamo le ragazze de il-clan-destino siamo vegane e non andiamo in un ristorante per vegani da almeno un mese!"

Avete presente i ristoranti vegani, quelli citati sulle guide?
Con i menù studiati appositamente per chi ha fatto una certa scelta alimentare?
Pietanze con nomi strani che quando ti vengono servite non sai identificare?
Verdure che non riesci a riconoscere per quello che erano prima che l'incidente con il forno le sfigurasse? Quelli dove a volte trovi le foto di animali sgozzati sulle pareti?
... ecco, bene, dimenticateveli
.

 

 

Noi non siamo per la divisione, noi siamo per l'unione, la convivialità, la condivisione di idee e pensieri. Il modo in cui viviamo non è tutto o niente. Abbiamo notato che essere vegani spesso non è solo un impegno personale, ma più una definitiva separazione sociale tra vegani e non. I vegani vengono discriminati dai "normali" onnivori e gli onnivori vengono discriminati dai vegani (oh si certo perché anche i vegani hanno le loro belle colpe).

Avanti di questo passo le speranze di far conoscere la cucina vegana per la sua bellezza, semplicità e soprattutto BONTA' e allo stesso tempo la speranza di far crescere la popolazione vegana dalle dimensioni attuali (meno dell'1%) ad un numero un po' più significativo saranno davvero poche.  

Quello che noi vogliamo invertire o impedire è la stranezza sociale che emerge quando le persone capiscono che sei "uno di quelli".

 


Noi che siamo clandestine, e lo siamo fino in fondo, abbiamo quindi deciso di infilarci nelle osterie, nei ristoranti, nelle gelaterie tradizionali
e persino nei peggiori bar di Caracas, lungo tutto lo Stivale senza dichiarare la nostra diversità. Quasi sempre abbiamo fatto scelte vegane, dall'antipasto all'ammazza-caffè, a volte concedendoci un dolce tradizionale o  pietanze insaporite con del gustoso formaggio. Non ci siamo fatte mancare nulla!

Segnatevi questi indirizzi perché se siete vegani ci potete andare sapendo che ci sarà pane per i vostri denti, se siete vegetariani andrete a nozze e se vi porterete degli amici onnivori, bhe, si sentiranno come dei Re!

Photo credits: Alessandra Spina e Monica Minervini