Lunedì, 19 Gennaio 2015 01:00

ALLA SCOPERTA DI LISBONA MANCINA

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"Viaggiare è come innamorarsi: il mondo si fa nuovo"… E io ho avuto la possibilità di innamorarmi e scoprire un mondo nuovo in Portogallo, più precisamente a Lisbona. Sono stata qui tre mesi grazie al Programma Europeo Leonardo, dove viene data l'opportunità a ragazzi laureati di vivere e lavorare per tre mesi all'estero. 

Ormai da un po' faccio parte della grande famiglia di cucinaMancina, e l'istinto e la curiosità per il "mangiare differente" mi hanno accompagnato anche in questo mio viaggio. Ho provato dunque a guardare Lisbona con uno sguardo "diverso" e a scoprire in cosa questa meravigliosa città si distinguesse! Lo ammetto, il mio lavoro mi ha agevolato nella scoperta di questo lato della città. Ho lavorato per Lisboa Autentica (www.lisboaautentica.com/it/), un'agenzia che si occupa di organizzare visite guidate di Lisbona e zone circostanti (Sintra, Fatima, ecc.). I tour che vengono creati ed organizzati riguardano la storia, la cultura e la gastronomia portoghese.  Tra i "passeio" gastronomici vi è "Lisboa Vegetariana", un passaggio per i luoghi storici del vegetarianismo della capitale portoghese e per alcuni dei ristoranti più famosi. Si tratta di un grande tour adatto, ovviamente, ai vegetariani e vegani che desiderano scoprire nuovi ristoranti a Lisbona e arricchire la propria conoscenza in materia; ma costituisce anche un'occasione per conoscere la storia del vegetarianismo a Lisbona, sfatare i miti alimentari, provare nuovi sapori e consistenze, parlare di salute e di sane abitudini…insomma, il tour è adatto anche a tutti coloro che non sanno nulla di vegetarianismo e sono curiosi di saperne di più! Il tour prevede diverse degustazioni e termina con un pranzo lisboeta vegetariano.

Vi cito ora solo alcuni dei tanti ristoranti vegetariani/vegani della capitale portoghese, quelli a mio avviso con il maggior grado di mancinità.
Os tibetanos 
è il primo ristorante vegetariano di Lisbona (presente in città da più di 35 anni!). La sua cucina è un delizioso crocevia tra due differenti culture gastronomiche, tibetana e portoghese, il tutto servito in "salsa" vegetariana. Un esempio sono i pasteis tibetanos
: tipici pasteis di Lisbona (di solito sono dolci e sono delle sfogliatine alla crema, ma salati assomigliano ai nostrani rustici), ma realizzati con ripieno di seitan e legumi. 

Il ristorante Terra (www.restauranteterra.pt/) è situato in una delle zone più eleganti della città, il quartiere "Principe Real". La mancinità di questo ristorante non sta solo nei suoi piatti - come la feijoada de batata doce (fagiolata di patata dolce), le filetes ou pataniscas de bacalau com arroz de tomate e pimentos (filetto o fritelle di baccalà con contorno di riso con pomodoro e peperoni), i cogumelos à Bulhão Pato (funghi saltati con olio aglio, cipolla, coriandolo e succo di limone) - ma anche nella sensibilità alla cultura vegana e vegetariana in generale. Il loro sito internet, per esempio, offre un piccolo sommario sui vini e formaggi vegetariani e/o vegani, e un dizionario vegetariano dal portoghese all'inglese, francese, italiano, spagnolo, tedesco, greco e olandese.

Dulcis in fundo, Miss Saigon (www.miss-saigon.pt/), ristorante a Parque das Naçoes dove circa il 70% delle portate principali e dei dolci sono vegani (e tutti i lunedì e i sabati il menù è totalmente vegano!). Qui proverete la nota dolce mancina Lisboeta: degno di nota, infatti, è il suo bolo de chantilly de soja, com doce de sementes de papoila e frutos Verm (torta ai semi di papavero, frutti rossi e  crema chantilly alla soia). 

Lisbona supera dunque la prova mancinità a pieni voti! Oltre ai suoi fantastici paesaggi, ai suoi monumenti, alla cultura e all'arte che si respira a pieni polmoni in ogni quartiere, si viene conquistati anche dalla sua cucina allo stesso tempo tradizionale e innovativa. 
Obrigada Lisboa, atè ja! 

 

Photo credits: Giancarla Trizio

 

Mercoledì, 21 Gennaio 2015 01:00

FOODSCAPES E IL RIUTILIZZO DEGLI SCARTI ALIMENTARI

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Nonostante non godano di ottima reputazione le carote sono una delle verdure preferite dalla mia bambina più piccola. Le mangia non solo crude - magari sgranocchiate con tranquillità sul divano - ma anche semplicemente bollite, condite con olio e un pizzichino di sale. Preparate così riesce a farne bis e a volte anche il tris...se non è preferenza questa!
Proprio gli scarti della carote entrano come protagonisti in un un progetto di  Whomade
in collaborazione con Michela Milani denominato Foodscapes. Si tratta di ciotole realizzate con scarti alimentari: avanzi di carote, ma anche buccia di arachidi, e come legante amido di patata. Hanno la forma del seme, figura elegante ma insieme rappresentativa del percorso che dall'origine della pianta porta al consumo in tavola e oltre. Lo smaltimento è semplice ed ecologico: si sciolgono in acqua, che a sua volta potrà essere riutilizzata come concime. Proprio per questo è necessario usare un'unica accortezza: i cibi da offrire con il Foodscapes devono essere secchi...anche se si potrebbe provare a usare una bella foglia d'insalata perfettamente asciutta per cibi magari non cremosi, ma leggermente più umidi.

Che piatto preparare con le carote, che sia anche asciutto? Biscottini, naturalmente! Ne ho preferita una versione salata, perfetta per la merenda e per dare nuova vita e, per chi non è come mia figlia, nuovo gusto a uno degli alimenti sempre presenti in cucina,ma che poi viene spesso bistrattato e...avanzato!

Photo credits
Tuija Aalto
W
homade

Martedì, 13 Gennaio 2015 01:00

GLUTINE E CELIACHIA: ULTIME NOVITA'

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Oggi la ricerca sulla celiachia si spinge, potremmo dire, su due fronti. Uno cerca di trovare un rimedio come fosse un vaccino, quindi agendo sulla risposta immunitaria causata dalla molecola del glutine; un altro filone di ricerca mira, invece, a modificare la molecola di glutine per renderla innocua al sistema immunitario.
Molto interessante è lo studio di un gruppo di ricerca dell'Università di Foggia
, che ha messo a punto una tecnica brevettata per modificare la molecola del glutine. La novità è legata al fatto che non vengono utilizzati enzimi microbici, ma semplicemente trattamenti chimico-fisici applicati alla granella del frumento prima della molitura. Questi procedimenti tecnologici, pur rendendo il glutine innocuo, non modificano le proprietà reologiche della farina, che risulta comunque adatta alla panificazione. Il prodotto così modificato è stato denominato Gluten Friendly. La ricerca ha ottenuto anche finanziamenti privati di una nota azienda che produce farine; potrebbe darsi che presto avremo sul mercato farine tradizionali contenenti glutine innocuo per i celiaci.
Da segnalare anche il brevetto di una startup americana, la 6sensorLABs, che ha progettato un test istantaneo, il gluten detector,
per valutare la presenza di glutine negli alimenti crudi e cotti e nei liquidi che apparentemente sembrano privi. Il test arriverà sul mercato americano nel 2015 e avrà sicuramente un riscontro positivo sulla vita sociale dei celiaci. Sono in fase di studio anche altri test portatili per gran parte delle intolleranze e allergie alimentari conosciute.
La celiachia è una patologia infiammatoria dell'intestino
causata da una reazione autoimmune al glutine, una delle proteine contenute in alcuni tipi di cereali. Questa condizione determina una varietà di sintomi come disturbi intestinali, malassorbimento, disturbi neurologici, malnutrizione e ritardo nell'accrescimento dei bambini. Si stima che il fenomeno interessi l'1% della popolazione italiana con maggiore incidenza nelle donne.
Ad oggi l'unica terapia possibile è l'eliminazione del glutine dalla dieta
, il che comporta un radicale cambiamento nelle abitudini, se consideriamo che gran parte degli alimenti che fanno parte della cultura mondiale sono a base di frumento. Inoltre, pur eliminando il glutine dalla propria alimentazione quotidiana, è molto semplice incorrere in contaminazioni crociate o in errori e imprecisioni nell'etichettatura.
 
Fonti:
www.salute.gov
www.unifg.it
American Journal of Gastroenterology

Photo credits: Dino Abatzidis

Giovedì, 15 Gennaio 2015 01:00

Anno nuovo, verdure di stagione!

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Adoro gennaio. Non fraintendetemi, a livello climatico non è proprio il periodo che preferisco, ma lo adoro dal punto di vista orticolo e culinario: ricco di frutta dai colori vivaci e verdure dal sapore deciso. Lo adoro solo per questo, e per poco altro. Poi, è il solito inverno!

Comunque gennaio, mese di prelibatezze, mi regala sempre una gioia spensierata, un'ispirazione improvvisa – quasi come quella che mi da Lou Reed mentre canta This Magic Moment. Forte di questa ispirazione ho aspettato che Luca, il mio amico "Vegano sul divano", fosse qui da me per il week end del nuovo anno e ho voluto renderlo partecipe di questa ispirazione.

- "Sai che l'arrivo del nuovo anno, quest'aria fresca e tutti i colori della verdura di stagione mi hanno dato delle buone idee? Mi sento veramente molto meno veganscettica del passato!" dico soddisfatta mentre Luca è di fronte a me impegnato a disfare i bagagli. - "Bene, sentiamo, che idee sarebbero?" mi sfida lui. 
- "Considerare nuovamente alcune verdure e qualche pietanza che con il tempo sono state accantonate – dico con la faccia di chi ha capito come gira il mondo – e proporle
con qualche rivisitazione, anche e soprattutto in chiave vegana".
- "Oh – esclama sorpreso - così, dopo aver usato il tofu, posso finalmente insegnarti come usare il gomasio o il seitan!"
- "Certo, ma ora non corriamo troppo – dico quasi preoccupata – lo sai che poi troppe
VEGcose insieme mi confondono!". - "Allora potremmo partire usando il gomasio, è molto più semplice di quanto il nome stesso faccia intuire". Così dicendo Luca tira fuori dalla valigia due splendidi grembiuli da cucina di un verde intenso e me ne porge uno: "Nuovo anno, nuova mise!" - "Con questo grembiule – dico festante - sono pronta per preparare dei gustosi Fagottini di verza con risotto. Che ne dici?"
- "Dico – ribadisce Luca dirigendosi verso la mia cucina dai mestoli colorati
- che il gomasio ci starà perfettamente!"
Già. Per i miei Fagottini di verza con risotto
il gomasio, un condimento fortemente proteico a base di semi di sesamo e sale - talvolta arricchito con alga o semi di canapa - ricco di omega 6, omega 3 e sali minerali, che viene spesso utilizzato per esaltare il sapore di verdure, insalate, riso o carni, sarà un ottimo ingrediente!

Photo credits: Laura aka Dailybreakfast

Sono andata alla presentazione de "L'eredità. Ricette di famiglia" un po' come a un concerto dei Daft Punk, avendo da cercare tra la gente non un volto ma una maschera. Perché Pasquale Todisco o, se preferite, Squaz, se deve scegliere un modo per auto-rappresentarsi non ha dubbi: lungo naso camuso, zigomi sporgenti, fronte aggrottata, è Pulcinella il suo alter ego. Non avendo altri indizi, ho seguito la scia del profumo di riso al telefono che Antonio Bufi (non chiamatelo chef) stava preparando e sono arrivata dritta dritta a lui.
Ma cos'è "L'eredità"? 
Un po' graphic novel, un po' ricettario, un po' autobiografia, un po' epopea meridionale
. E' il racconto ironico di un rapporto – viscerale, di pancia, per l'appunto - tra madre e figlio e di un'eredità speciale, fatta di melanzane fritte e peperoni arrosto, di taralli al vino e liquore ai semi di mela: le ricette di famiglia.


F.
Don Pasta nella post-fazione del tuo libro ha scritto: "Nulla è più complicato che raccontare la memoria". Parlando di memoria culinaria, come hai selezionato le ricette del libro?
P.
Sono i piatti dei miei antenati, i cavalli di battaglia delle donne della mia famiglia, di mia madre e di nonna Laura. Non solo ricette della tradizione tarantina (come le cozze ripiene e la tiella) ma anche piatti che sono diventati famosi perché legati a un ricordo, come le crespelle olandesi con cui mia madre si guadagnò il primo posto alla gara culinaria in campeggio negli anni '80. Sono veri e propri pezzi della mia vita familiare: questioni di sangue e di sugo. Raccoglierli non è stato semplice perché si trattava spesso di appunti sparsi, presi qua e là negli anni. Ad aiutarmi, la mia compagna che con pazienza ha tradotto in dosi e procedimenti il "Ricettario Segretissimo" di mia madre.

F. Sul tuo blog ti definisci italian cartoonist ma, di fatto, sei un artista che ama contaminare i generi (penso ad esempio al tuo lavoro con il collettivo Action30). In un certo senso, potremmo dire che anche "L'eredità" è un progetto multimediale.
P.
I ricettari sono stati i primi libri multimediali della storia. Senza voler sembrare blasfemo mi piace pensare a "L'eredità" come ad una sorta di eucaristia a fumetti, in cui i piatti di mia madre entrano nel corpo del lettore. Non a caso con l'editore Grrrz abbiamo pensato di realizzare una gallery con tutte le foto dei piatti cucinati da voi. Tu quale hai preparato?

F.
Da mancina, ho pensato di rivisitare la torta di pane di tua madre, divertendomi a trasformarla in un piatto vegano. Spero non si abbatta su di me l'ira di Mamma Maria. A proposito, cosa preparerebbe per cena tua mamma avendo a tavola un celiaco, un intollerante al lattosio o un vegano? Chiederebbe l'aiuto divino di Natuzza?"

P. Posso dire che mia madre è già stata messa a dura prova ai tempi in cui ero diventato macrobiotico. Alle mie perplessità di fronte al pesce arrostito, ad esempio, rispondeva puntualmente che non era carne. Era pesce, appunto! Idem con il prosciutto, con la variante: "non è carne, è prosciutto". Persi la mia battaglia, ma tanto poi tornavo a Milano e cucinavo quello che volevo io!
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Pasquale Todisco, in arte Squaz, è nato a Taranto nel 1970 ma vive a Milano da qualche anno. Ha pubblicato per il "Centro Fumetto Andrea Pazienza", il gruppo "AlterVox" oltre che su "Rolling Stone", "XL"di Repubblica e "Internazionale".
 

Photo credits: Squaz per grrrz.com, Flavia Giordano
 

Lunedì, 29 Dicembre 2014 01:00

Capodanno con un vegano sul divano

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- "Sei sicuro che possiamo scambiarci i ruoli?" dico ridendo al telefono. Dall'altra parte, a chilometri di distanza, c'è Luca, il mio ormai celebre "Vegano sul divano". - "Ma certo – dice- per una volta sarai tu ad essere alla ricerca di un divano a casa del vegano!" - "Bene, mi piace! - affermo felice – non solo cercherò, a casa tua, un divano che mi possa ospitare, ma sarò tua ospite in cucina!"  

- "Ora non esagerare, mica ti vorrai mettere in vacanza! ?! Cucineremo insieme – mi dice mentre stiamo organizzando la mia trasferta in montagna, lì da lui - ho già tante idee per questo capodanno: infatti, vorrei inserire nelle nostre preparazioni anche qualche ingrediente simbolo della dieta vegana – continua spedito – magari accostando i miei semplici e conosciuti sapori alla tua creatività all'insegna del gusto! Che dici?" - "Va bene – cerco di mediare in preda alla paura per un Capodanno che si preannuncia alquanto light e per così dire, "insipido" - ma a una condizione: prepareremo un bel cenone totalmente Veg ma senza rinunciare alla golosità!" - "Perché non dovrei accettare? Affare fatto!" conclude soddisfatto Luca.

Ecco, ci siamo. Dalle parole siamo passati ai fatti. Trascorso qualche giorno dalla famosa telefonata ora sono qui – mentre la vecchia radio manda Michael Buble che romanticamente canta "Have Yourself A Merry Little Christmas" - con il mio bel golfino di pile e il grembiule rosso, pronta ad armeggiare in cucina, in una casa di montagna che sembra ferma nel tempo. Questa, però, non è la mia solita cucina; questa è la cucina di Luca, una cucina che richiama i colori del cielo e che in questi giorni che precedono l'arrivo del nuovo anno sarà il quartier generale di una banda di onnivori alla ricerca del cenone perfetto. "Già, il cenone! - esclamo sistemando nella credenza i piatti argentati che ci serviranno per la cena di benvenuto per il 2015 – Dimmi un po' – continuo – quali sono le tue idee culinarie?"

- "Voglio farvi conoscere il tofu – mi dice Luca intento a sistemare la spesa che ha appena fatto e passandomi la scatola del tofu, appunto - un alimento scoperto in Oriente, usato specialmente in Cina e Giappone, che grazie al suo apporto di proteine e alla sua versatilità in cucina è un ottimo alleato per noi vegani!" - "Ok, io sono già curiosa!" Dico mentre la mia mente già pensa a come declinare questo alimento : potrebbe essere la base di una salsa per accompagnare gli antipasti o i secondi, oppure ingrediente principe di una crema alla frutta da assaporare con una ciambella senza uova né latte oppure da mangiare come dessert a fine pasto.

Ma non è Capodanno – per vegani e non – senza le lenticchie! Allora perché non farle diventare un arrosto? Perché non usare comunque il tofu? Così pensando dico: - "Ehi Luca, che dici se prepariamo un arrosto da servire con una salsa al tofu?"
- "Sì, certo... divertente... L'arrosto è proprio una portata VEG!"
- "Dai – rido – volevo dire un arrosto di lenticchie!
" - "Ah, ecco, ora cominciamo a ragionare – si tranquillizza lui – mettiamoci all'opera che sono troppo curioso di sapere cosa ne verrà fuori!"
Così, tra ciotole e mestoli abbiamo unito le nostre idee e abbiamo dato il via a una gustosa sperimentazione: Arrosto VEG con crema di tofu e noci
. Però perché fermarci a questo? Ecco il nostro menu per un Capodanno all'insegna della convivialità tra vegani e vegscettici!

Polpette di lenticchie e spinaci con spezie; Fagottini di verza con risotto al riso Venere;
Arrosto VEg con crema di tofu e noci
(scopri la ricetta qui) Contorno di verdure;
Pandoro vegano alle gocce di cioccolato e bacche di goji con Crema veg al latte di soia e cioccolato
(scopri la ricetta qui)

 

Photo credits: Liliana Fuchs, sage_anne

Martedì, 23 Dicembre 2014 01:00

CONSIGLI PER VIVERE A LUNGO

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La dieta mediterranea aiuta a vivere più a lungo: é infatti associata alla maggiore lunghezza dei telomeri; questi sono sequenze ripetute di DNA che, poste all'estremità dei cromosomi, ne proteggono l'integrità e, quindi, la funzionalità.

I telomeri sembrano essere legati alla longevità e tendono ad accorciarsi gradualmente con il passare degli anni. Alimentarsi secondo i principi della dieta mediterranea aiuta a ridurre il tasso di accorciamento dei telomeri.

Ma quali sono i "segreti" per vivere più a lungo e meglio? La dieta è sicuramente uno dei fattori più importanti, ma ci sono anche altri elementi da considerare quali lo stile di vita e il benessere psicologico, come osservato da Dan Buettner nel suo libro "The Blue Zones".

L'autore ha condotto uno studio sulla qualità della vita in quattro luoghi famosi per la longevità della popolazione: la nostra Sardegna, Okinawa in Giappone, la città di Loma Linda in California e la penisola di Nicoya in Costa Rica.   Buettner ha osservato alcuni elementi comuni agli ottuagenari di queste zone e li ha sintetizzati in nove semplici consigli:

    1.    Essere fisicamente attivi, ossia svolgere attività fisica in maniera regolare e a bassa intensità come componente della routine quotidiana (es. camminare, praticare giardinaggio e yoga).     2.    Mangiare meno, cercando di ridurre di circa il 20% l'introito calorico.     3.    Ridurre il consumo di carne e di cibi processati, preferire quelli freschi e di origine vegetale e aumentare il consumo di legumi.     4.    Bere un po' di vino rosso, ma con moderazione (un bicchiere al giorno).     5.    Essere motivati, avere un obiettivo da realizzare.     6.    Imparare a rilassarsi e a gestire lo stress.     7.    Avere fede e appartenere ad una comunità spirituale.     8.    Coltivare le relazioni familiari.     9.    Avere una vita sociale attiva e spendere del tempo con gli amici.

Lunga vita a tutti!

Letture consigliate:
Mediterranean diet and telomere length in Nurses' Health Study: population based cohort study. Crous-Bou M et al. BMJ. 2014

Photo credits: Moyan Brenn
 

Lunedì, 15 Dicembre 2014 01:00

RICETTE E RICORDI: LA COTOGNATA

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La melacotogna è per me il frutto del ricordo. E' il frutto della memoria. E' il frutto del passato.

Quella forma tonda un po' irregolare, quella peluria che sa di patina, di vecchio, quasi di dimenticato. Io adoro quel sapore astringente, quel gusto carico e acerbo che da cotto diventa altro.  

Ero una piccola bimba delle elementari, sedevo accanto a lei in una casa di campagna, mentre pelava e affettava le melecotogne. Le rubavo qualche pezzetto, lo mettevo tra i denti e strizzavo gli occhi, facevo smorfie con la bocca, quasi il boccone mi si fermava in gola. La mia nonna rideva di gusto.  


Erano i frutti preferiti della mia nonna. E io li considero una magia. Li guardo e mi tuffo nei ricordi. Nei ricordi che sanno di dolce, di profumato, di marmellate.
Di cotognata.

Era la marmellata della mia nonna. Quella con cui farcire le crostate, quella da spalmare sul pane, quella da seccare per ricavare blocchetti dolcissimi ricoperti da granellini di zucchero. Un lavoro lento, meticoloso, che occupava gran parte dei pomeriggi autunnali. Il calore del sole di autunno a farle compagnia. Non lasciava mai il suo pentolone ripieno di melecotogne.
Ne aveva cura.  

Spegnere il fuoco era un po' come fermare quella magia, tant'è che riprovava all'infinito a far scivolare i rivoli di marmellata lungo un piatto. La sua marmellata di cotogne doveva essere densa, corposa, dolce, la migliore di tutte.
Ne andava fiera.
La riponeva nei barattoli e con la stessa cura la etichettava con fogliettini di carta e con  grafia ordinata portava a termine il compito della giornata.
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Trovi qui la ricetta della cotognata di Alessandra Bosi, autrice delle illustrazioni.

Martedì, 16 Dicembre 2014 01:00

L'ALLERGIA ALLA FRUTTA A GUSCIO

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Con l'accezione "frutta a guscio" si intende indicare la frutta secca oleosa come mandorle, anacardi, nocciole, noci, arachidi, pinoli, noci americane, pistacchi.
Quella alla frutta secca è tra le allergie alimentari più diffuse: 9,7% tra la popolazione europea
.
Ma cos'è l'allergia alimentare? È una reazione avversa ad una sostanza (definita allergene) presente in un alimento, che provoca una reazione immunitaria
più o meno grave e di impatto rilevante. L'allergia può manifestarsi con dermatiti, eczemi oppure problemi respiratori, fino allo shock anafilattico.

Gli allergeni, cioè le sostanze responsabili della manifestazione allergica sono solitamente proteine di riserva del seme, proteine di difesa delle piante dagli agenti patogeni, e proteine definite allergeni universali perché presenti in tutte le piante.
Come si diagnostica l'allergia alla frutta a guscio? Si parte sempre da un'osservazione dei sintomi nel momento in cui si viene a contatto con l'alimento sospetto
. Si deve sempre tener presente che gli alimenti, soprattutto quelli industriali e confezionati possono contenere allergeni occulti (come soia, latte, glutine, caseina..).
Si può procedere poi con test cutanei come il prick by prick
che mette a contatto la pelle con il singolo alimento, permettendo di individuare qual è l'alimento responsabile dell'allergia. Altri test misurano la quantità delle IgE, sostanze prodotte nel sangue a seguito del contatto con l'allergene.
Ottenuto un risultato positivo per un alimento, è opportuno eliminarlo dalla dieta e stare attenti alle eventuali cross reattività, cioè alla possibilità di essere sensibili ad altri alimenti appartenenti alla stessa famiglia.

Per quanto riguarda la frutta secca, il rischio di esposizione riguarda soprattutto gli alimenti confezionati
che possono contenere, in maniera nascosta, tracce di frutta a guscio. Fortunatamente la normativa europea ha introdotto l'obbligo di indicare una serie di allergeni alimentari, per cui l'attenta lettura dell'etichetta è sempre consigliabile. Resta il problema nel caso di alimenti non preconfezionati, di cui si fa largo uso.
Riferimenti:

- Ministero della salute "Allergie alimentari e sicurezza del consumatore Documento di indirizzo e stato dell'arte "
- A. Martelli, A. Fiocchi "L'allergia alla frutta secca in età pediatrica" Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica
 

Photo credits: Sara Lando

Giovedì, 11 Dicembre 2014 01:00

Metti un vegano al banchetto delle feste

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- "Le feste arrivano sempre all'improvviso e poi passano sempre troppo velocemente!" Sbotto quasi urlando mentre passo le lucine colorate a Luca.
- "E noi, come sempre, ci facciamo trovare pronti per festeggiare!", mi risponde mentre cerca di venire a capo della matassa che ho combinato.

Guardando questa stanza, il mio salotto, devo dire che gli elementi delle feste - messi un po' a casaccio - ci sono tutti: la sera fuori dalla finestra, l'intermittenza delle luci, le decorazioni natalizie sparse per la casa, le note di Blu room suonate da Paolo Fresu & Omar Sosa, il divano, quello che di solito è preso in ostaggio da Luca , disseminato di decorazioni e, infine, quello per me rende le festività ancora più allettanti: un buon profumo che proviene dalla cucina. Infatti, Luca, il mio "vegano sul divano" è qui e occupa il suo glorioso posto in salotto proprio in previsione del gran cenone di Natale. Noi non siamo una famiglia, abitiamo a chilometri di distanza, ma come una vecchia zia mi piace riunire attorno al tavolo gli amici, quelli autentici, per condividere uno di quei bellissimi banchetti che precedono le feste. A proposito di feste...

- "Scusa, ma tu durante gli interminabili pranzi delle feste, che fai? Diventi invisibile?" - Chiedo a Luca incuriosita da quello che può succedere a un vegano durante i luculliani pasti natalizi.

- "E perché mai dovrei?"
- "Bhè, sei vegano! Non mi dire che riesci a mangiare a tavola con gli altri mentre tutti disossano il cappone, ti chiedono di passargli il formaggio e poi, a fine banchetto, ti offrono ripetutamente una bella fetta di pandoro?"
- "Effettivamente le feste per noi vegani non sono il massimo della convivialità: ogni volta devi continuare a ripetere ai commensali che no, non mangi neanche un piccolo pezzo di quel delizioso e sontuoso arrosto di faraona e no, neanche oggi che è Natale".
- "Già, almeno a Natale potresti farlo lo sforzo di mangiare un pezzetto di carne, dai, mica sei intollerante!!!" incalzo sorridendo.
- "È proprio questo il concetto inspiegabile per coloro che hanno abitudini alimentari diverse dalle mie: perché non mangiarla almeno una volta l'anno? Io ammetto che quelle tipiche delle festività siano pietanze prelibate, ma io ho fatto una scelta, mica cambia in base al periodo dell'anno!". Chiosa serio Luca.

- "Queste tue scelte stanno mettendo a dura prova la mia creatività in cucina, sappilo!"

Così dicendo lascio cadere sfere colorate e stelline dorate sul pavimento e mi avvio in cucina.
La cena, per tutti – vegani e non – è quasi pronta, ma il pezzo forte sarà il dolce. Chi lo ha detto che i vegani non possano avere il proprio pandoro? Io ho provato e il risultato è stato il Pandoro alle gocce di cioccolato e bacche di goji
, per me è delizioso, a voi, o commensali, l'ardua sentenza.

 

Photo Credits: Helen Alfvegren