
Rubriche (155)
Categorie figlie
Un anno passa in fretta.
Passano i giorni, le stagioni si rincorrono, cambiano gli elementi, le atmosfere, le note, i colori, i gusti, i luoghi e gli ingredienti. Cambiano per poi tornare, di nuovo, nella mente, tra le posate e i piatti, nei giorni e negli incontri. Così è successo anche per le ricette e le vicende che, un anno fa, ho deciso di raccontare, di fermare su carta ed esporre ai vostri occhi.
Poche settimane fa, a un anno dalla "nascita" del mio "Vegano sul divano", a un anno da quando ho deciso di aprire la porta del mio salotto a voi per raccontare un'amicizia che non ha nulla di strano o di diverso, ma è qualcosa di fortemente mancino, mi sono sorpresa a pensare: quest'anno va festeggiato!
"Luca, pronto... pronto... Mi senti? – dico apprensiva al telefono che sembra abbia smesso di starmi ad ascoltare – Ci sei? Stai arrivando?" "Si, tra poco meno di un'ora sarò li, ora sono in autostrada e la linea è pessima, – mi dice Luca rauco dall'altra parte del telefono - ma ho anche un gran mal di gola". "Noooooooo, ti sei fatto fregare da questo gran freddo – esclamo sorpresa – sentivo una voce troppo diversa dal solito... Dai, fai presto che ti aspetto, abbiamo da festeggiare... compi un anno!!!"
"Io? Ma stai scherzando? - affferma lui – ne avrò circa una trentina in più!"
"Ma sì, tu, "vegano sul divano"- ghigno – Secondo cucinaMancina ne hai appena uno. Dai, festeggiamo, intanto però devi curarti questo mal di gola. A dopo".
Chiudo la telefonata e penso che, appena arriverà Luca e prima di far partire i festeggiamenti, avremo bisogno di un buon infuso, magari uno di quelli speziati che aiutano a rimettersi in pista. Penso che lo zenzero sarà perfetto: ne ho proprio qualche radice fresca in dispensa, l'ho comprata proprio ieri. Ne farò cuocere qualche fettina in un pentolino con acqua insieme a delle foglie di alloro e un po' di mela – come faceva mia nonna, sì – aggiungerò, poi, un po' di limone. Sarà perfetta per il mal di gola di Luca e per riscaldarsi in questo pomeriggio di inizio dicembre.
Lo zenzero, poi, potrà diventare anche il protagonista della cena di questa sera... saremo in sei, o forse otto, a festeggiare – a sorpresa – questa rubrica e il suo protagonista. Sarà una cena tutta vegan ma senza divieti, come piace a me. Magari un Risotto con zucca e zenzero (qui la ricetta). Sì, ho deciso, sfrutterò le mille proprietà dello zenzero (analgesico, antidolorifico e antifiammatorio) per salutare questo nuovo mese, questo primo anno, questo ritorno e questo continuo inizio.
Chi lo avrebbe mai detto... Intanto, "A mano a mano" di Rino Gaetano e corro in cucina.
Photo credits: Patrick Subotkiewiez
Cari amici lettori, ben ritrovati! Questa settimana vi parlo di un progetto bellissimo che promuove il consumo etico e sostenibile: il Foodlab di Volumes Coworking! Insieme a sua moglie, Francesco Cingolani - architetto e professore universitario residente a Parigi da quasi 15 anni - ha recentemente dato vita ad un bellissimo e freschissimo Foodlab, un progetto incluso all'interno di Volumes Coworking situato in 78, Rue Compans.
Di luoghi dedicati al coworking, a Parigi, ce ne sono davvero tanti, ma Volumes è decisamente più figo perché è il solo dotato di uno spazio unicamente dedicato alla cultura del cibo e al piacere di condividerlo con le persone. Il Foodlab di Francesco è uno spazio molto accogliente che si è specializzato nell'organizzazione di eventi gastronomici di vario genere: corsi di cucina, aperitivi, incontri legati al cibo e perfino la cosiddetta "Pasta Therapy", un simpaticissimo corso che insegna come fare la pasta a mano.
La cosa fantastica è che il laboratorio è destinato tanto ai professionisti quanto a coloro che sanno giusto preparare un uovo sodo accompagnato da insalata mista. Insomma, per la serie "C'è speranza per tutti!".
Il Foodlab è appena stato inaugurato e al suo interno troverete tanti giovani creativi pronti ad accogliervi, prima fra tutte la chef vegana Camilla, protagonista del video della campagna di crowfunding appositamente realizzata per mettere a punto la cucina professionale del Foodlab.
(guarda il video qui)
Durante la nostra piacevole chiacchierata seguita da una visita guidata all'interno della struttura, Francesco mi ha dato una gran bella notizia: i parigini stanno modificando molto il loro interesse nei confronti del cibo, privilegiando sempre di più la volontà di cucinare per poter essere più sostenibili.
Nella Ville de l'Amour stanno sorgendo molti progetti riguardanti i nuovi modi di mangiare e di consumare ed il Food Lab vorrebbe concentrarli tutti per diventare un luogo di vera e propria innovazione gastronomica.
Insomma, le buone premesse ci sono tutte...ora non resta che dar libero sfogo al masterchef che si cela in ognuno di noi!
Cari lettori mancini, mi chiamo Anna e sono un'ecologa che vive a Parigi.
Amo tutto ciò che è artigianale e che richiede tempo e cura; adoro racchiudere fra due mani la tazza di tisana fumante, stravedo per le vetrine delle pasticcerie, per i dolci al sapore di limone e per i gatti color salmone che detestano farsi spazzolare; non posso fare a meno di mangiare un biscotto dopo ogni pasto, che sia pranzo o cena, e mi rifiuto di pensare che ci siano persone che non amano Chet Baker.
Agli occhi di mio padre sono sempre la sua bambina, agli occhi di mia madre sono sempre troppo magra, agli occhi del gatto sono sempre un fidato apriscatole. Vorrei imparare a suonare il pianoforte e la fisarmonica; vorrei fare il giro del mondo a piedi; vorrei sapere la storia di tutte le persone che incontro in metropolitana. E ancora: vorrei aver conosciuto Tiziano Terzani; vorrei che smettessero di fabbricare le auto; vorrei sapere perché alcuni stranieri si ostinano a buttare la pasta quando l'acqua è ancora fredda.
E infine: vorrei un mondo sostenibile, e lo vorrei subito.
Scrivo perché è ciò che amo fare, leggo perché c'è sempre bisogno di conoscere l'altrui pensiero e cerco di tutelare l'ambiente per non privare le future generazioni di tutto ciò che abbiamo avuto il privilegio di ricevere e di vedere.
La mia rubrica si chiama Ultimo tofu a Parigi - a ricordo di Ultimo tango a Parigi, l'indimenticabile pellicola di Bertolucci ambientata in questa bellissima città - e parla delle mie esplorazioni parigine dal profumo mancino, della voglia di scoprire i luoghi, le persone e gli eventi che condividono la mia filosofia di vita sostenibile, e della ricerca di tutto quel buono che fa bene all'anima e all'ambiente.
All'interno dei miei post – pubblicati il secondo martedì di ogni mese – vi racconterò dei mercati bio, dei negozietti con articoli artigianali, dei locali attenti alla qualità delle materie prime e degli eventi green che educano alla salute e alla sostenibilità.
Siete pronti a visitare Parigi con occhi mancini? Se la risposta è «Sì», non resta che dare inizio a questa nuova avventura: on y va!
Foto di copertina: Juanedc via Flickr.
Al tavolo di un'osteria, nella parte vecchia della mia Bari, ho conosciuto un anziano maestro di chitarra. Era seduto di fronte a me, anche lui alle prese col suo piatto. - Mi scusi ma non ho potuto fare a meno di ascoltare. Lei è un musicista? - mi ha chiesto
- Oddio mio, un musicista, no. Studio musica, è un passatempo, nient'altro.
Mi ha parlato di chitarra battente, delle musiche antiche della Lucania, di Django Reinhardt, di Ornette Coleman. Io lo ascoltavo, e gli guardavo le mani, le rughe sul volto magro da vecchio libraio, il profilo scolpito delle unghie, le dita nervose. Mi ha chiesto di cosa mi occupassi, lo ha trovato interessante. Così abbiamo deciso, insieme, che la tecnologia sarebbe diventata un nuovo e meraviglioso veicolo di emozioni. Bisognerà lavorarci, però, ci siamo detti. Ma un giorno realizzeremo insieme un campionatore emozionale, per quando ascoltiamo la buona musica, o beviamo un buon vino, o entriamo in una bella osteria, come questa.
Mi ha salutato facendomi gli auguri, raccomandandomi di non smettere di studiare musica, ricordandomi di un musicista grandissimo che sino a quarant'anni non aveva mai toccato uno strumento. Non riesco proprio a ricordare chi fosse, questo musicista. In verità non ho mai nemmeno ascoltato Ornette Coleman, ma questo non gliel'ho detto.
Un campionatore emozionale potrebbe essere una specie di scatoletta piena di elettronica, piccola, discreta, a suo modo elegante, da cui esca un filo sottile che si vada ad infilare addosso, da qualche parte, in un taschino, o dietro un orecchio, e memorizzi frames di pochi secondi, impercettibili variazioni di stato, perdite di fuoco dello sguardo.
L'odore del ragù di mamma che mi abbraccia appena arrivato a casa, la domenica mattina. Il primo sorso di Barolo. Seduti davanti al camino, a guardare le castagne che si aprono. La sorpresa del Gewurtztraminer. Una enorme coppa di ramen, a Rue Saint Anne. Il pentolino della crema di cioccolato da pulire col cucchiaio di legno.
Campioni di se stessi. Bello, sarebbe.
___________________________
La ricetta mancina del Ramen con tofu e funghi shiitake e le illustrazioni sono di Alessandra Bosi per la rubrica "Ricette e Ricordi".
Sapori d'autunno, semplici e dal gusto aromatico
Scritto da Giulia Siena Quando hai ancora negli occhi i colori intensi del mare non puoi rassegnarti al grigio cupo del cielo. Del cielo di ottobre. Lo dico ogni volta a ogni cambio di stagione ma non mi rassegno all'evidenza, è evidente.
Così come non mi rassegno a cucinare quegli strambi ingredienti che Luca, da buon vegano, cerca di propinarmi ogni volta che passa a trovarmi qui, nel mio luogo dal cielo cupo. Io, di tutta risposta, tento di dimostrare che si può fare cucina anche con molto meno, con quello che ho in casa dopo che ho rimandato, per l'ennesima volta, di fare la spesa.
"Ti ho portato il seitan!" - esclama entusiasta Luca appena arriva sulla soglia di casa in questo sabato di ottobre. "Davvero? Ma io non sono ancora pronta – gli dico quasi sofferente – magari tra un po', cosa ne dici? Ora proprio non saprei come affrontare questa conoscenza".
"Ma lo vedi che sei tu la vegan-scettica – mi dice il mio "vegano sul divano" con aria di rimprovero – sempre a cercare scuse per non avvicinarti alla vera cucina vegana!" "No, no, no, mio caro, non sono vegan-scettica – affermo talmente in modo sicuro da socchiudere le palpebre – sono solamente molto curiosa e non vedevo l'ora di provare a vedere cosa usciva mescolando vari tipi di farine con gli aromi autunnali e la freschezza di quell'estate che è già andata via da me. La prossima volta scegli tu e cucini tu. Facciamo così, dai..."
"Guarda che è un ingrediente come un altro, anzi, è molto più gustoso e facile da preparare di quanto pensi". "Ok, sarà pure buonissimo – dico – ma per una volta che sei qui, non posso decidere io cosa cucinare? Per il seitan, giuro, troverò tempo e ispirazione. Prometto. Davvero. Mi credi?"
"Titubo".
"Fai male" - asserisco.
"Allora che mangiamo? - dice rassegnato Luca – Sono appena arrivato e penso sia giusto l'ora dell'aperitivo... Cos'è questa splendida ricetta?"
"Ti sorprenderò con la semplicità: Baguette al lime e rosmarino".
L'autunno ha anche il suo lato buono.
Via, in cucina, insieme alle note di Black Leaf Falls dei Sea Wolf.
Photo credits: Thomas
È di grande interesse il dibattito sulla corretta alimentazione e sulle scelte dei diversi stili alimentari, mediterraneo, vegetariano, vegano...così come si sta cercando di approfondire il ruolo degli zuccheri e delle farine raffinate rispetto alle patologie metaboliche. Le opinioni degli esperti di settore sono molto differenti e discordanti, come per esempio le posizioni del professore Franco Berrino, studioso dell'associazione tra tumori e alimentazione e del professor Giorgio Calabrese, rappresentante delle istituzioni in campo di nutrizione.
Berrino è un acceso sostenitore dell'alimentazione priva di alimenti raffinati come zuccheri, farine e prodotti da forno industriali, il cui consumo è associato all'aumento di sovrappeso, obesità, diabete, patologie metaboliche e tumori. Secondo Berrino, l'alimentazione corretta deve basarsi sul consumo di cereali integrali, legumi, verdura e poca frutta. Le proteine devono essere limitate a piccole quantità, scegliendo tra prodotti che derivino da allevamenti non intensivi, in cui gli animali sono alimentati e trattati nel rispetto dei loro cicli vitali e di crescita. Solo così i prodotti che arrivano sulle nostre tavole possono essere benefici per la nostra salute. Non si tratta di integralismo, dice Berrino, ma di buon senso.
Il professor Calabrese, invece, non demonizza zuccheri e farine raffinate, anzi sostiene che possano essere inseriti nell'alimentazione quotidiana in modo equilibrato e in quantità adeguate, essendo questi alimenti importanti per dare pronta energia a muscoli, cuore e cervello. Calabrese sostiene fermamente la validità della dieta mediterranea e l'importanza di non escludere nessun alimento in quanto ognuno apporta importanti principi nutritivi. Punta il dito sugli estremismi alimentari e delle "mode monotematiche" come il crudismo e il vegan, sostenendo l'importanza di fare scelte non per moda ma per salute.
E noi cosa ne pensiamo? Che entrambe le posizioni hanno i loro punti di forza e le loro debolezze. Non si può negare che sia aumentato il consumo alimentare e soprattutto l'uso di alimenti industriali e raffinati, e che questo fenomeno sia andato di pari passo con un aumento dell'indice di massa corporea, soprattutto nei bambini.
Noi sosteniamo che qualsiasi scelta alimentare, dall'utilizzare solo prodotti integrali, all'eliminazione dello zucchero, dalla dieta vegana a quella mediterranea debbano essere fatte con consapevolezza e coscienza e non per moda o per sentito dire. È fondamentale per la nostra salute conoscere gli alimenti, la loro provenienza e le metodiche di coltivazione e allevamento perché ciò può incidere sulla nostra salute ma anche sull'ambiente.
Per approfondire:
http://magazine.expo2015.org/it/lifestyle/franco-berrino.-facciamolo-scomparire-questo-zucchero
http://www.portaaporta.rai.it/puntate/oltre-4-milioni-la-carica-dei-vegani/
Foto credits: Kurtis Garbutt
Passeggiare per Parigi, per quanto mi riguarda, significa spiaccicare il naso contro le vetrine degli esercizi commerciali e dire: «Wow». Camminando per le vie del centro, lo sguardo si posa sulle vetrine delle pasticcerie che espongono enormi meringhe, torte di tutte le forme e filoni di pane che sembrano dirti: «Mangiami. E vedi di farlo subito!».
Il centro parigino è l'oasi dei mille mila ristoranti e café, sparsi ovunque e tutti ugualmente pieni di clienti, e delle librerie, da quelle minuscole alle grandi catene. Poco tempo fa ho spiaccicato il naso contro la vetrina di una piccola libreria situata a due passi dalla chiesa di Saint-Sulpice, nel sesto arrondissement. L'Âge d'Homme deve il suo nome all'omonima casa editrice francese, si trova in 5 rue Férou e presenta un rifornito reparto dedicato alla cucina e alla filosofia vegana.
Gli scaffali delle grandi catene di librerie sono stracolmi di testi riguardanti l'argomento, tuttavia, per una simpatizzante delle piccole realtà come me, è sempre bello notare l'attenzione dimostrata da un piccolo punto vendita come L'Âge d'Homme verso questi temi.
"Yes Vegan! – una scelta di vita" di Catherine Hélayel, "Mitsou – le straordinarie avventure di un gatto vegetariano" di Crisula Stefanescu, "I segreti vegani d'Isa" di Isa Chandra Moskowitz (l'autrice del cooking show "The Post Punk Kitchen") sono solo alcuni dei titoli esposti in vetrina sull'argomento mancino.
Rovistando fra gli scaffali troverete anche "Cuisine Végan pour Carnivores" ("Cucina Vegana per Carnivori") di Roberto Martin, un titolo divertente e sottilmente provocatorio.
Orsù, amici mancini, non siate pigri: se verrete a Parigi, fate visita a questa piccola libreria per toccare con mano tutto ciò di cui vi ho appena parlato. Alla titolare dite che vi mando io, vedrete che si ricorderà. Forse.
Info
Librairie Age d'Homme
5, rue Férou, 75006 Paris
http://www.lagedhomme.com
Parigi, la città della Tour Eiffel che sbrilluccica di sera, delle soffici crêpes che fanno impennare la glicemia, del superbo Louvre e dei jardins sparsi un po' ovunque; Parigi: la citta dei croissant, delle baguette sotto all'ascella, delle sexy giarrettiere del Moulin Rouge, dei bagni senza bidet e di rue de l'Alboni (la via che ospita l'appartamento di Ultimo Tango a Parigi!).
Ogni volta che percorro le vie del centro, gira e rigira, penso sempre alla stessa cosa: cavoli, che città bellissima! Vivo nel quindicesimo arrondissement insieme al mio ragazzo magro e al nostro gatto ciccione: insieme, nel nostro monolocale adorno di gerani rossi, formiamo una squadra mancina - quasi - perfetta (dico "quasi"per via del micio che, sì, mangia bio…però è onnivoro).
Proprio a questo proposito, voglio darvi una rassicurazione: essere mancini a Parigi è un'impresa possibile. Passeggiando per i quartieri della capitale, infatti, non è per nulla raro imbattersi in ristoranti vegetariani e vegani, in catene che propongono prodotti certificati, in eventi che educano i cittadini alla sostenibilità e in mercati con prodotti locali.
Uno di questi è il mercato biologico di Raspail, situato nell'omonimo boulevard della rive gauche, che ha luogo ogni domenica mattina. Le bancarelle dei commercianti propongono frutta e verdura certificata, formaggi e marmellate di propria produzione, legumi, cereali, saponi, rimedi naturali contro i malanni di stagione…e perfino sciarpe e bijoux!
Qualcuno espone magnifici dolci e biscotti fatti a mano, così come un numero indefinito di varietà di miele, di farine integrali e di libri sull'alimentazione naturale e sulla tutela dell'ambiente.
Insomma, un paradiso mancino poco distante dalla Tour Montparnasse!
Voci di corridoio, oltretutto, dicono che non sia così difficile incrociare qualche vip intento a fare acquisti…si sa mai che vediate "Carlà" alla bancarella dei bijoux!
Settembre. Punto e a capo. Settembre nuovi programmi e nuovi stimoli. Settembre nuova vita, occhi nuovi.
Punto e a capo.
Elimino, cancello tutto.
Settembre nuovo mese, stessi dubbi.
Mentre, a bassissimo volume, Glen Hansard e Marketa Irglova cantano "If you want me", la luce è poca ma si fa spazio tra le tende leggere della stanza in quest'alba ancora troppo silenziosa. I problemi di sempre, i nuovi dubbi, le scommesse rinnovate e quelle perse. Siamo qui, di nuovo, in questa nuovo capodanno di speranze e buoni propositi.
Questo è quello che penso in questo sabato di settembre. Sono andata via, chiudendo la porta e le imposte poco meno di venti giorni fa, con la voglia di relax e con la convinzione che sarei tornata diversa, più carica, determinata e allegra. Sono stati giorni sereni, sì, lontano dalla routine e dalle incombenze. Sono stati giorni ricchi di colori e chiacchiere, abbracci, silenzi, acqua salata, nuotate e sole; qualche nuvola, molte promesse, e anche il piccolo dramma annuale del mio compleanno in arrivo. Trent'anni... da ragazza prodigio a trentenne come tante, con le rogne di tutti! Mi toccherà pensare anche a questo: festa o fuga?
"Una cosa alla volta – ripeto a me stessa fissando la tazza vuota davanti a me e seguendo la melodia della canzone – cominciamo svegliando Luca dal torpore del suo divano e partiamo con i progetti odierni, il resto si vedrà".
"Come mai sei già sveglia? Cosa accade? Si vede che stai invecchiando". Irrompe la voce cristallina di Luca a destarmi dai miei pensieri. "Strano, vero? Sono già sveglia e questo non è un buon segno. Buongiorno, comunque!"
"Buongiorno... primo week-end di settembre e il tuo compleanno è alle porte – mi dice entusiasta – non sei contenta?" "Contenta di invecchiare?"
"Invecchierai comunque, anche tenendo il broncio" – sentenzia serioso il mio amico mentre cerca qualcosa nella mia dispensa.
"Hai ragione, invecchierò comunque e diventerò come te – sorrido – ma intanto dovrei pensare se festeggiare o meno".
"Festeggiare, sempre, questa è la mia opinione, anche nei periodi peggiori, anche quando gli altri – tipo voi onnivori – durante le feste di compleanno altrui provano a offrirti o a farti ingurgitare torte di compleanno burrose e iper sbagliate".
"Ah, festeggiare nonostante la possibilità di non mangiare nulla?" chiedo curiosa a Luca.
"La tua festa – esclama il mio Vegano sul divano quasi sorpreso - sarà un party vegan friendly, mi auguro, mica come quei chiassosi aperitivi in cui si mangiano solo cose indecenti!!" "Bella idea – dico pensierosa – potresti quasi convincermi, nonostante questo settembre sia cominciato blando e triste, scialbo, uggioso e privo di senso".
"Ah, tutta vita, vedo... - asserisce Luca mentre mi lancia un'occhiataccia – dai, datti una regolata, smettila di lamentarti e prepariamo la colazione".
"Ci sono... ho qualcosa che mi tirerà su il morale, un dolce ricordo dell'estate: la confettura di fichi!" "Ecco, brava, cominciamo a ragionare, anche se mi sembri Candy Candy, questa mattina.."
"Dai! È pur sempre mattina, capiscimi, e sono sempre sull'orlo di una crisi di nervi".
Ho esagerato un po', sono solo un po' triste, ma passerà, in cucina passa tutto. E passa presto, già quando inizio a dosare gli ingredienti per i miei Pancakes con farina integrale e confettura di fichi. La dolcezza della frutta raccolta nella mia terra, la perizia nel preparare qualcosa che si conservasse nel tempo e che mi facesse rivivere il caldo di quei giorni ha già sprigionato in me un sorriso. E poi sono con Luca, un amico fidato con il quale scopro ogni giorno un mondo non fatto di rinunce, ma di alternative possibili. E sta arrivando il mio compleanno e un party vegan friendly di tutto rispetto!
Partiamo dalla colazione, il resto arriverà.
Photo credits: Chiara Vittellozzi Fotografie
Marino Marini e il suo accento bresciano. Marino Marini e il suo camminare sicuro per gli scaffali, mentre tira giù libri di cucina dal dorso ingiallito, che profumano di antico. Marino Marini e la storia enogastronomica, a cui ha dedicato una vita intera. Marino Marini, Slow Food e Osterie d'Italia. Marino Marini e il suo humor very british, che si apre su un sorriso malizioso mentre ti guarda attraverso un paio di occhiali dalla montatura vintage.
Marino Marini, l'archeo-cuoco, il gastro - kamishibaiya, il custode dei 12.000 volumi della biblioteca della scuola di cucina Alma.
L'intervista mancina in un pomeriggio d'estate, in quel di Colorno.
Qui una foto gallery delle chicche librarie della biblioteca.
Altro...
Il tramonto delle sere di aprile lo riconosci: cattura ogni passo e racchiude in una cornice tutta la scena. In questa scena, in quattro, camminiamo.
"Ricordate la sera, anni fa, - dico interrompendo il silenzio tranquillo che ci avvolge - quando dopo aver passeggiato senza meta per tutto il giorno, ci fermavamo a mangiare la carbonara?"
"Un bellissimo periodo – risponde Giulio - in una bellissima città con una bellissima carbonara!"
"Io non ricordo, la carbonara intendo – dice Luca, il mio Vegano sul Divano – per la città condivido, ed è anche la città a cui dobbiamo dire grazie per averci fatto incontrare."
"Strano ma vero – dico nostalgica – alle volte bisogna ringraziare non solo le circostanze, ma anche le città".
Parlo di Roma, la città che ci ha fatto incontrare e la causa del nostro incrociarci per poi prendere sempre nuove strade, sempre diverse. Il pensiero, infatti, va a quei vicoli ricoperti di sanpietrini, a quelle strade che abbiamo attraversato alla ricerca di sogni ed emozioni, accompagnati sempre da grandi aspettative. Nelle arterie della Capitale abbiamo lasciato una parte di cuore; lì abbiamo atteso l'età adulta; lì ci siamo messi alla prova; lì siamo ci siamo incontrati e scontrati. Lì, molte volte, ci siamo lasciati e poi ripresi, allontanati, abbandonati e poi cercati, nuovamente, perché l'amicizia è così, è una molla che scatta e scappa, ma poi ritorna. Quasi sempre.
"Peccato tu non sappia cosa vuol dire carbonara! - dice Giulio guardando quasi indispettito Luca – ma le scelte sono scelte e spesso, come nel caso della carbonara, si pagano!" "Ma smettila – rido – non fargli pesare queste cose... a noi, per esempio, ci è andata sicuramente peggio: abbiamo scelto volontariamente di frequentare te!".
"Ecco, appunto – chiude Luca – non penso che per una semplice carbonara devo sentirmi in colpa per essere diventato vegano!"
"Certo che no – dico mentre nella mia mente si fa spazio un'idea - Anzi, torniamo a casa che l'ora di cena si avvicina e vi dimostrerò che anche la carbonara può essere alla portata di tutti... Andiamo".
Mentre il sole si spegne anche nella mia cucina, Giulio accende il mio vecchio giradischi e quando i Matia Bazar cominciano a cantare "Vacanze Romane", io mi metto ai fornelli insieme a Luca per dimostrare al mio amico Vegano sul Divano e a tutti gli onnivori più scettici che anche la carbonara ha un'anima green: Carbonara Vegana.
Photo credits: Alessandro Grussu
La città è una fornace. Luglio, per chi lavora ed è costretto a stare lontano dal mare, è una vera e propria Odissea; se a questo aggiungi che sei nel bel mezzo della Pianura Padana, l'estate è davvero un dramma.
"Lo so, sono ancora le dieci del mattino, ma io ti faccio la solita domanda: cosa mangiamo a pranzo?". "Con questo caldo il pranzo è l'ultimo dei miei problemi – mi risponde Luca intento a sfogliare il libretto della Madama Butterfly di Puccini – ora vorrei trovarmi, come lo scorso anno, sulle spiagge della tua Puglia".
"Ah, non tocchiamo questo tasto dolente – rispondo già esausta da questa mattinata di caldo e umidità – essere costretti a passare buona parte dell'estate qui, lontano dalla bellezza del mare e dal fresco dei monti, è deprimente. Per fortuna tu, mio amico Vegano sul divano, sei corso in mio soccorso, nonostante i chilometri che ci dividono. Ti ricordi, invece, il "cazzeggio" tra i Trulli, le visite a Castel del Monte e le serate di poesia sul mio Gargano?"
"Già, una terra che mi ha conquistato – mi risponde Luca, distogliendo lo sguardo dal libro – se non fosse per la curiosità morbosa o la perplessità dimostrata da tutte le persone incontrate in quel viaggio circa il mio essere vegan, sarebbe stato tutto perfetto!"
"La curiosità ci sta – dico decisa – ormai sarai abituato. Ti scoccia la curiosità della gente riguardo alla tua scelta alimentare?" "Scoccia no... direi più che mi sorprende, ogni volta, in ogni viaggio: cosa c'è di così strano nel decidere di seguire uno stile di vita e uno stile alimentare che elimina dalla propria dieta quotidiana tutti gli alimenti di origine animale? Per me niente – mi risponde metodico Luca – è una scelta normale, così come tante altre".
"E come glielo spieghi questo alla gente?"
"Così – mi fa osservare – con parole semplici e soprattutto, molto più semplice, se voglio che qualcuno capisca davvero cos'è la mia scelta e cosa comporta, lo invito a cena e gli dimostro che non c'è nulla di strano in una tavola imbandita con prodotti vegghy style".
"Allora dai, dai, dai. Invitami a cena, così per ribadire il concetto – dico ridendo – stasera, anche se sei mio ospite, cucini tu; io, però, preparo il pranzo. Ci stai? Ci stai? Ci stai?".
"Sì, ci sto" - risponde quasi disperato. Ma ormai sarà abituato anche lui ad aver un'amica come me.
"Per pranzo vorrei qualcosa di fresco e alcolico"... dico tra me e me. "Alcolico? Sei pazza?"
"Va bene – rispondo quasi rassegnata a non essere capita - Facciamo che il mojito di cui avrei voglia diventi un primo piatto: Riso Thaibonnet con limone, menta, basilico e pepe al lime!" "Sono già curioso di assaggiare".
Così, già decisi su quello che sarà il nostro pranzo, io e Luca pensiamo di uscire – nonostante il caldo – alla ricerca di idee e oggetti vintage, mentre "Un bel dì vedremo" tratto dalla Madama Butterfly e interpretato da Maria Callas risuona per i borghi della città.
E la città ritrova il suo fascino.
Photo credits: .craig
ESTATE: LA STAGIONE DEI CAMBIAMENTI ALIMENTARI
Scritto da Lorenza Dadduzio Se durante l'anno siamo stati bravi, e abbiamo operato dei cambiamenti alimentari, d'estate non perdiamo le nostre nuove buone abitudini! Mara Di Noia di Vegachef ci spiega come preparare un primo a base di farro, ceci, curcuma e zucchine: un piatto nutriente e dal sapore deciso, ma leggero.
E ricordate: il cambiamento non è soltanto di tipo "fisico"! Approfittiamo di questo tempo estivo per imparare ad ascoltare il nostro corpo e per riflettere sulla qualità della nostra vita.
"Pronti per le vacanze?"
"Sì, sì sì.. stiamo chiudendo gli ultimi bagagli – dice Luca entusiasta - e poi via per ben due settimane!"
"Che bello, beati voi – mi lamento melensa al telefono – noi rimarremo in città almeno per un altro mese. Capisci il mio disagio?"
"Capisco benissimo e non ti invidio per niente", pronuncia serioso Luca mentre lo sento armeggiare con qualcosa.
"Che stai facendo, non mi stai ascoltando? - sussorro sfiduciata nella cornetta – non solo hai preferito una vacanza a milioni di chilometri da qui lasciando orfano il mio divano della tua presenza per quasi un mese, ora ti distrai pure?"
(Io sono un'amica un po' così, esigente, direi. Lo avrete capito).
"Ma sono qui, presente e ti ascolto. Stavo solo cercando una guida che abbia dei suggerimenti per mangiare vegan, o almeno green, in tutte le parti del mondo – mi dice Luca, quasi rassegnato alla mai richiesta di attenzione – Dovresti saperlo che per il viaggiatore vegano il cibo rappresenta un po' una incognita...non sai mai cosa c'è veramente nei piatti che ti propongono". "Lo so, lo so – rispondo pronta – ricordo benissimo le nostre gite fuori porta con relativa ricerca di pranzi, cene, merende e colazioni che facessero anche al caso tuo".
"Ecco, capiscimi!"
Siamo alle solite. Io chiamo per essere capita e alla fine devo capire. Ora mi direte che ogni volta va così e l'argomento, con il mio amico Vegano sul divano, che sia nel mio salotto, nella mia cucina, per telefono o al tavolo di un bar, finisce sempre sul cibo. Ma l'estate, si sa, è viaggio, scoperta, avventura... è una festa e come tale preannuncia sempre qualche disagio per chi mangia differente. Di questo mi sono accorta fin dai primi giorni che, frequentando Luca, feci caso al fatto che anche il più semplice pasto fuori casa risultava problematico. In viaggio tutto si amplifica, soprattutto quando si parla del modaiolo street food.
"Potresti sempre optare per lo street food: veloce, pratico ed economico", dico orgogliosa delle mie parole. "Grazie, bella soluzione – risponde Luca abbastanza piccato – come se lo street food fosse la soluzione. Ti ringrazio per il tuo spot, ma sai benissimo che, pur essendo piatti molto invitati, spesso non sono privi di grassi animali".
"Anche questo è vero - rifletto a voce alta – intanto, però, potresti cominciare a preparare la merenda per il viaggio: Pane con farina di semi di canapa e semi di lino, poi mangiarlo con un po' di hummus di ceci o delle verdure grigliate e si trasforma nel tuo personalissimo street food. Che dici, ti ho convinto?"
"Non sarà la soluzione a tutti i pasti della vacanza, ma almeno partiamo con piede giusto! Mandami la ricetta – risponde Luca – e provo a farlo subito".
Chiudo la telefonata e i chilometri che mi separano dagli amici più cari e dalla famiglia mi cadono addosso, tutti, tutti insieme. Per non sentire il macigno mi chiudo in cucina, accendo il pc, invio la mia ricetta a Luca, lascio che le note di "Sunrise" di Norah Jones invadano la mia cucina al tramonto e metto le mani in pasta.
Photo credits:Tony & Wayne