Venerdì, 05 Gennaio 2018 01:00

Home restaurant: cos'e' e come si avvia

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Chi ama cucinare avrà pensato, almeno una volta nella vita, di aprire un ristorante. Bene, l'evoluzione dei mercati e, in particolare, la sharing economy hanno portato anche nel nostro paese l'idea dell'home restaurant (letteralmente: ristorante a casa).
Alla base di questo fenomeno c'è il desiderio del padrone di casa di cucinare per estranei per una sera: questi, infatti, somministra cibi e bevande a persone che non conosce e che, con tutta probabilità, non si conoscono tra loro. Spiegati questi aspetti è il momento di analizzare gli elementi giuridici
posti alla base di questo tipo di attività.

Diritto di Gusto di Elio Palumbieri - Home restaurant
Partiamo da un appunto tutt'altro che irrilevante: in Italia la situazione è particolarmente complessa, infatti nel nostro ordinamento vi è ancora un vuoto normativo che ha portato a scontri particolarmente accesi. Da un lato i ristoratori si lamentano perché gli home restaurant
, in sostanza, somministrano cibi e bevande senza le necessarie autorizzazioni e senza essere sottoposti ai normali controlli. Dall'altro lato chi intende sfruttare questa opportunità lamenta la mancanza di regole e, quindi, l'impossibilità di investire seriamente.

Diritto di Gusto di Elio Palumbieri - Home restaurant
In attesa delle nuove norme, non ci resta che fare chiarezza e vedere sui passaggi essenziali per avviare, oggi, un home restaurant:

  • in primo luogo è necessario compilare un nuovo modulo unico SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività). Tale modulo, in cui vanno indicati dati come l'indirizzo dell'abitazione, la sua grandezza e la eventuale presenza di un parcheggio, va presentato al Comune in cui si intende svolgere l'attività di home restaurant;
  • occorre, inoltre, compilare il modulo ComUnica Camera di Commercio che è obbligatorio nel caso di presentazione del SCIA. Questo modulo è indispensabile per aprire partita IVA, posizione INPS e INAIL;
  • il terzo elemento necessario riguarda il possesso dei requisiti morali e professionali necessari. In sostanza, occorrerà dimostrare di avere un diploma inerente all'attività che si intende svolgere (e.g. istituto alberghiero), di aver frequentato un corso SAB (Somministrazione Alimenti e Bevande) per la somministrazione di alimenti e bevande oppure di aver lavorato per almeno due anni degli ultimi cinque nella ristorazione;
  • sempre più frequentemente, anche per l'home restaurant, bisogna dotarsi di un piano HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points), volto a garantire l'igiene e la sicurezza dei prodotti somministrati;

Diritto di Gusto di Elio Palumbieri - Home restaurant

  • infine è necessario garantire che la propria abitazione possegga tutti i requisiti strutturali e funzionali necessari allo svolgimento dell'attività di home restaurant. Si tratta di predisporre impianti a norma, garantire il corretto imballaggio e conservazione degli alimenti, di utilizzare la canna fumaria ecc.

In altre parole, l'attività di home restaurant, come quella già analizzata nell'articolo sulla microimpresa domestica alimentare, può sicuramente rappresentare una buona opportunità per chi intende fare della cucina qualcosa in più di una passione ma, ad oggi, le norme non sono certo favorevoli. Fino a quando non entrerà in vigore una legislazione specifica, il consiglio è quello di dotarsi di tutte le necessarie precauzioni e non risparmiare sugli investimenti in igiene e sicurezza.

Giovedì, 21 Dicembre 2017 01:00

I buoni propositi di gennaio

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Anche se è iniziato già da parecchi giorni, vorrei aprire questo mio primo articolo dell'anno facendovi i miei più sinceri auguri per uno splendido 2018! L'inizio del nuovo anno è il momento migliore per pianificare i propri obiettivi e i "buoni propositi" e, come nutrizionista, so molto bene quanto il rimettersi in forma rientri spesso in questa lista.

Per questo motivo ho pensato di scrivere questo post, nel quale voglio regalarvi qualche piccolo consiglio per cominciare al meglio (e in forma) il nuovo anno. Come per ogni gennaio, mettersi a dieta sembra la cosa più importante della vita. "Quest'anno voglio perdere peso!", "Quest'anno cambierò le mie abitudini!", "Quest'anno mi iscriverò in palestra!". Ma quanto durano poi questi obiettivi? Nella maggior parte dei casi, decisamente poco: al primo dolcetto offerto ogni buon proposito viene abbandonato.


Briciole di Consapevolezza di Michela Cicuttin - Buoni propositi 2018

Rimettersi in forma non significa cominciare la dieta il primo mese del 2018.

Più volte le diete hanno dimostrato di non essere la soluzione per dimagrire, almeno non a lungo termine. I problemi di peso e quelli di salute non compaiono mai all'improvviso ma sono, piuttosto, il risultato di anni di abitudini sbagliate. È illogico credere che un rapido calo di peso risolverà la questione.

Il miglior proposito che dovete porvi a gennaio è quello di cambiare la vostra mentalità, le vostre abitudini e il modo che avete di approcciarvi alla vita e alla salute.

Questo può essere un momento di riflessione e valutazione e quindi il migliore per creare le vostre nuove consuetudini, da sostituire alle vecchie. Quella che vi propongo è una lista di sane abitudini da adottare come obiettivo per questo 2018, che non riguardano solo il cibo. Sono consigli che vogliono rivoluzionare tutto il vostro stile di vita: il dimagrimento diventa una naturale conseguenza quando si impara ad amare se stessi e a essere la parte migliore di sé!


Briciole di Consapevolezza di Michela Cicuttin - Buoni propositi 2018

I miei 8 consigli per cominciare al meglio il nuovo anno  

1. Coltivate pensieri positivi Molti di noi credono che essere felici sia conseguente a qualcosa che deve ancora succedere: quando cambierò lavoro, quando incontrerò l'uomo dei miei sogni, quando sarò magra, allora sarò felice. In realtà è proprio il contrario: quando siete felici, allora sì, potreste riuscire a ottenere tutte queste belle cose. Avere uno stato mentale positivo è fondamentale per essere determinati e riuscire a raggiungere gli obiettivi che vi siete prefissati come, ad esempio, perdere peso. Immaginate la vostra mente come un giardino dove coltivare solo i fiori più belli.

Briciole di Consapevolezza di Michela Cicuttin - Buoni propositi 2018

2. Mantenetevi attivi Non serve sfinirsi in palestra, soprattutto se non è una vostra passione. Trovate qualcosa che vi piaccia fare pur di non stare distesi sul divano, davanti alla TV. È sufficiente anche una camminata veloce, per almeno mezz'ora al giorno, per ristorare la vostra energia e darvi la giusta spinta per affrontare gli impegni quotidiani. La pigrizia è il rifiuto dell'azione, la mancanza di entusiasmo per la vita che state vivendo. E non parlo solo di svogliatezza fisica, ma anche mentale. Uscite, andate al cinema, programmate un viaggio. Agite!

3. Mangiate in modo consapevole Limitate tutti i cibi raffinati, precotti e preconfezionati che contengono tantissimi zuccheri e grassi, come le portate servite nei fast food. Scegliete alimenti sani e di stagione, andate al mercato sotto casa se ne avete la possibilità. Imparate a cucinare e a onorare il cibo, dedicandogli il tempo necessario. Migliorando il vostro rapporto con ciò che mangiate, migliorerete anche quello con voi stessi.

4. Rincorrete la gioia Spesso, per lavoro o per altri obblighi, siamo costretti a dedicarci ad attività che non ci piacciono e questo, ahimè, bisogna accettarlo. Altrettante volte, però, abbiamo la possibilità di decidere. Quindi, quando potete, fate solo quello che vi fa stare bene, come decidere di frequentare persone positive ed evitare chi vi fa sentire sbagliati.

Briciole di Consapevolezza di Michela Cicuttin - Buoni propositi 2018

5. Prendetevi del tempo per stare in silenzio Imparare a dedicarvi momenti di silenzio è fondamentale per trovare il vostro equilibrio interiore e migliorare il livello di salute. Silenzio non significa solo non parlare ma, soprattutto, spegnere la televisione, il cellulare e qualsiasi altra fonte di rumore. Vi aiuterà a connettervi con il vostro io interiore e darvi l'equilibrio necessario per affrontare le sfide della giornata (e della vita).

6. Smettete di rimandare Il tempo a disposizione è limitato, è ora di smettere di pensare e iniziare ad agire. Pianificare una qualsiasi attività che avete intenzione di intraprendere è un'ottima idea ma, anche se le condizioni non sono tutte perfette come vorreste, dovete ugualmente iniziare. Progettare dà un senso di controllo perché si rimane nella zona di conforto, dove non ci saranno errori o sconfitte. Però, ogni volta che posticipate qualcosa, c'è una perdita. Perciò iniziate!

7. Siate sempre gentili e ringraziate Amo i tatuaggi e ne ho alcuni. Il mio preferito è una piccola scritta che ho sul polso, è semplicemente un "Grazie". Mi fa sempre sorridere che tutti mi chiedano "grazie per cosa?". A me sembra così ovvio: grazie per tutto! Per ciò che di bello ho ricevuto e anche per il brutto, che mi ha aiutato a diventare quello che sono. Esprimere regolarmente gratitudine promuove ottimismo, una salute migliore e maggiore voglia di vivere. Ringraziate gli altri e soprattutto voi stessi, ogni volta che ve lo meritate.

8. Non arrendetevi Non dovete mai dimenticare che siete umani e, come tali, inevitabilmente commetterete degli errori. Forse la prima volta che cercherete di migliorare il vostro stile di vita non ci riuscirete e, magari, neppure la seconda. Non importa. Quello che conta è andare avanti. Il vero segreto del successo è la perseveranza. Più volte proverete, più bravi diventerete e, alla fine, ne uscirete vincitori. Never give up!

Ed ecco per voi la prima ricetta del 2018 che vi raccomando, un'insalata - con pochi grassi e perfetta per tutte le stagioni - di Elisabetta Pendola, foodblogger mancina e autrice di  I Feel Betta: è l'insalata colorata e croccante con seitan alla curcuma.

Insalata colorata e croccante con seitan alla curcuma di Elisabetta Pendola

A presto,

Michela
 

In Italia vi sono circa 8 milioni di allergici. In questo articolo vedremo come e dove è possibile trovare, all'interno di un ristorante o di un bar, informazioni circa i prodotti che causano allergie o intolleranze.

Come abbiamo avuto modo di vedere in questo articolo, il regolamento 1169/2011 prevede le disposizioni inerenti alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori. La norma in questione riguarda tre aspetti fondamentali: la presentazione e la pubblicità degli alimenti, l'indicazione dei principi nutritivi e l'informazione sulla presenza di ingredienti che possono provocare allergie. Per quanto qui rilevante, è importante evidenziare che dalla lettura degli articoli:

  • Art. 9 - Elenco delle indicazioni obbligatorie;
  • Art. 21 - Etichettatura di alcune sostanze o prodotti che provocano allergie o intolleranze;
  • Art. 44 - Disposizioni nazionali per gli alimenti non preimballati;
  • Allegato II - Sostanze e prodotti che provocano allergie.

emerge l'obbligo di indicare la presenza dei cosiddetti allergeni negli alimenti, anche nel caso in cui questi siano somministrati in ristoranti o bar.

Diritto di Gusto di Elio Palumbieri - Allergeni
In particolare, si definiscono allergeni
quegli ingredienti o sostanze che, se ingeriti, possono determinare allergie e/o intolleranze nei consumatori.
Il regolamento, quindi, si preoccupa di indicare tassativamente questi alimenti. In particolare, vengono menzionati:

  1. Cereali contenenti glutine, cioè: grano, segale, orzo, avena, farro, kamut o i loro ceppi ibridati e prodotti derivati;
  2. Crostacei e prodotti a base di crostacei;
  3. Uova e prodotti a base di uova;
  4. Pesce e prodotti a base di pesce:
  5. Soia e prodotti a base di soia;
  6. Latte e prodotti a base di latte (incluso lattosio);
  7. Frutta a guscio, vale a dire: mandorle, nocciole, noci, pistacchi e i loro prodotti;
  8. Sedano e prodotti a base di sedano;
  9. Senape e prodotti a base di senape;
  10. Semi di sesamo e prodotti a base di semi di sesamo;
  11. Anidride solforosa e solfiti;
  12. Lupini e prodotti a base di lupini;
  13. Molluschi e prodotti a base di molluschi.

Diritto di Gusto di Elio Palumbieri - Allergeni

Come trovarli in bar e ristoranti? In primo luogo è necessaria una precisazione: il regolamento non richiede la redazione di una lista completa degli ingredienti ma solo degli allergeni. In particolare, non vi sono delle regole specifiche circa le modalità con le quali l'esercente è tenuto a informare il consumatore della presenza di tali alimenti. Le alternative, infatti, possono essere diverse: c'è chi propende per l'indicazione di tali alimenti direttamente sul menù, chi dispone di un foglio illustrativo apposito e chi, invece, preferisce avere all'interno dello staff un addetto specializzato sugli allergeni.

Diritto di Gusto di Elio Palumbieri - Allergeni

Nei primi due casi l'informazione deve essere sempre disponibile, facilmente accessibile e scritta in caratteri ben leggibili. Nel terzo, invece, l'operatore alimentare dovrà apporre una segnaletica in grado di indirizzare il consumatore alla persona incaricata di fornire tali informazione a voce. Infine è importante sottolineare che non vi è obbligo di indicare la presenza degli allergeni nei casi in cui la denominazione dell'alimento faccia chiaro riferimento alla sostanza o al prodotto in questione.

Diritto di Gusto di Elio Palumbieri - Allergeni

Ciò che è rilevante, quindi, è sapere che l'elenco di questi alimenti deve sempre essere a disposizione del cliente. Nel caso in cui, quindi, non siano facilmente reperibili è sempre opportuno chiedere maggiori informazioni.
 

Lunedì, 20 Novembre 2017 01:00

Mangiare a Natale senza sensi di colpa

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Sta arrivando il Natale, il periodo più bello dell'anno, almeno per quanto mi riguarda. Sono una romantica, mi piacciono le vetrine illuminate, le canzoncine di Natale per strada, i regali sotto l'albero…e le tavole imbandite con qualsiasi prelibatezza!

In questo periodo, infatti, la quantità di cene, feste e aperitivi inizia a moltiplicarsi e molte persone, soprattutto chi lotta con il peso, rischiano di vivere queste giornate di festa come un momento di grandi rinunce, di paure e di frustrazioni. Nulla di più sbagliato! La mia politica come nutrizionista è che Natale è per tutti, anche per chi ha qualche chilo in più.

Quello che bisogna fare è semplicemente imparare a gestire le situazioni "pericolose" trovando il giusto equilibrio, godendo al meglio delle feste, senza inutili sensi di colpa e autoflagellazioni. Magari non saranno i giorni più salutari della vostra vita ma pazienza!  Il bello del Natale è proprio quello di poter fare una pausa da tutto, anche dalla dieta rigida e dalla stressante ricerca della perfezione, stare in famiglia essere felici per tutto ciò che rende la vita splendida, cibo incluso.  

Briciole di Consapevolezza di Michela Cicuttin - Natale

Ovviamente questo non significa perdere completamente il controllo, anche perché gennaio arriva in fretta e poi rimettersi in forma potrebbe essere molto più difficile.

Quindi come fare per mangiare a Natale liberamente, senza impazzire? Esistono dei semplici consigli che potete seguire per affrontare in serenità questo periodo che, per chi è a dieta, può sembrare un percorso a ostacoli.
 

6 consigli semplici per mangiare a Natale e godere a pieno delle feste, senza cadere nella trappola del senso di colpa  

1. Mantenetevi

Come prima cosa ricordatevi che il vostro obiettivo durante il periodo di Natale non deve essere quello di perdere peso ma semplicemente quello di cercare di mantenerlo (anche se siete a dieta!). Cercate di essere realisti. È giusto porsi delle mete anche nel periodo delle vacanze ma devono essere raggiungibili. Dire "non assaggerò neppure un dolce durante tutte le festività" probabilmente non lo è e sarà solo fonte di frustrazione.
2. Approfittate del tempo

Natale è sinonimo di vacanze e quindi di maggiore tempo libero. Approfittatene per fare un po' più movimento del solito. Camminare, nuotare, sciare o qualsiasi altro passatempo piacevole può essere un buon modo per consumare le calorie extra introdotte, senza sentirvi troppo in colpa.
Briciole di Consapevolezza di Michela Cicuttin - Natale


3. Selezionate

Il Natale è bello soprattutto perché si ha la possibilità di passare del tempo con amici e parenti che, nel corso dell'anno, non si ha modo di incontrare spesso. È necessario dire, d'altro canto, che a volte ci si ritrova a cena con persone che non si ha nessuna voglia di vedere, solo perché sembra maleducato rifiutare. Decidete cosa vale la pena di fare e imparate a dire no. In questo modo risparmierete calorie e anche qualche bruciore di stomaco non legato al cibo.

4. Non abbiate paura

Una volta decisi gli eventi da non perdere, andate e divertitevi, senza l'angoscia per quello che mangerete. Non significa, chiaramente, che vi dovete abbuffare fino a stare male, questo non è un comportamento equilibrato. Vuol dire, invece, che anche se mangerete qualcosa in più, potrete stare tranquilli: il corpo non si accorge di una singola giornata di sgarro, l'aumento di peso avviene nel tempo, quando gli errori si commettono tutti i giorni.
Briciole di Consapevolezza di Michela Cicuttin - Natale
 

5. Posticipate

Se sapete di aver mangiato a sufficienza ma non riuscite a smettere di pensare al panettone che c'è in dispensa, invece di dire "non posso mangiarlo", provate con "lo mangerò più tardi". Questo è un trucco che permette alla vostra mente di distrarsi e vi porta a trasformare "lo voglio, ma non posso" in "posso averlo, ma non è poi così importante". Questo escamotage è molto utile nel ridurre le voglie!

6. Non inseguite la perfezione

Le vostre scelte alimentari non equivalgono al vostro valore come persone. Siate positivi anche quando le cose non vanno come avevate pianificato. Non cadete nella trappola della perfezione. Se alla fine delle vacanze vi ritroverete con qualche chilo in più non precipitate nel panico e non punitevi perché non siete stati sufficientemente forti. Mangiare troppo non è un crimine e non vi rende cattivi. Prendersi cura di se stessi significa anche perdonarsi quando si sbaglia. Questo è un periodo di gioia, non lasciate che un paio di situazioni frustranti vi rovinino le feste.

Briciole di Consapevolezza di Michela Cicuttin - Natale


Per salutarci vi lascio con una dolcissima ricetta natalizia di Elisa di "Peri & the kitchen":
 

Tronchetto di Natale rivisitato - Peri & the kitchen

Vi auguro di trascorrere uno splendido Natale pieno di gioia e divertimento!

Ci vediamo il prossimo anno,

Michela
 

Stando a quanto emerso dal V Rapporto Agromafie elaborato da Euripses e dall'Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare, il volume d'affari delle agromafie lo scorso anno è salito a 21,8 miliardi di euro con un aumento del 30% rispetto al 2015. Numeri impietosi e in continua crescita che necessitano di un approfondimento. Il consumatore, infatti, deve assumere consapevolezza di questo fenomeno per poter riconoscere, ad esempio, i prodotti e i ristoranti "sani" e distinguerli da quelli, invece, da evitare.
L'agroalimentare, infatti, è sempre stato un terreno privilegiato di investimento anche per la malavita che oggi, in questo settore, cerca un modo per riutilizzare i capitali derivanti da attività illecite.

Cos'è l'agromafia?
Si tratta di attività della criminalità organizzata che coinvolgono l'intera filiera agroalimentare. In questo campo, infatti, la mafia investe denaro ottenuto dalle attività illecite in settori quali ristorazione, turismo agricolo e grande distribuzione coprendo l'intero ciclo di produzione, trasformazione e vendita dei prodotti alimentari.

Diritto di Gusto di Elio Palumbieri - Agromafie Foto 1

Le mafie, quindi, cercano nell'agroalimentare nuovi sbocchi di investimento. In particolare, due ambiti sono rilevanti sotto questo profilo: l'import-export di prodotti agroalimentari sottratti alle norme circa l'indicazione d'origine e tracciabilità (falso made in Italy) e la ristorazione. Il fenomeno del "falso made in Italy" consiste nella vendita di prodotti alimentari con etichetta o altri segni distintivi che richiamano una falsa origine italiana del prodotto. In sostanza: l'etichetta è italiana ma il prodotto no.

Diritto di Gusto di Elio Palumbieri - Agromafie Foto 2

Tale fenomeno, diffuso in tutto il mondo, è spesso riconducibile proprio alle agromafie. Queste etichettano come italiani alcuni prodotti di bassa qualità provenienti dall'estero e li immettono nel mercato italiano o estero a prezzi, ovviamente, particolarmente elevati. Il fenomeno, inutile dirlo, è molto pericoloso per i consumatori che, fidandosi dell'etichetta che, ad esempio, riporta denominazioni tipicamente italiane spesso associate al tricolore, credono di acquistare un prodotto genuino.

A rimetterci, oltre al consumatore, sono anche le aziende italiane: un prodotto su due all'estero è un falso made in Italy per un giro d'affari che, complessivamente, nel 2015 ha raggiunto il valore di 36,8 miliardi di euro. Basti dire che, nei primi 7 mesi del 2015, la guardia di Finanza aveva sequestrato in Italia ben 160 tonnellate di cibi contraffatti.

Almeno nella nostra nazione un modo per evitare di acquistare prodotti alimentari contraffatti è leggere con estrema attenzione l'etichetta del prodotto che state acquistando: all'interno, infatti, troverete tutte le informazioni utili ad evitare un simile errore. Per informazioni su come leggere l'etichetta, potete leggere un mio precedente articolo.

Un esempio tipico, sotto questo profilo, è quello relativo al rinomato pomodoro San Marzano DOP: recentemente Nicholas Blechman, giornalista del New York Times, ha segnalato che negli Stati Uniti sono particolarmente diffuse confezioni di prodotti a base di pomodori di origine americana su cui, però, campeggia il nome "San Marzano".

Diritto di Gusto di Elio Palumbieri - Agromafie Foto 3

La criminalità organizzata, tuttavia, è penetrata sempre maggiormente nell'economia legale investendo, tra gli altri, nel settore della ristorazione. Il business della ristorazione permette anche il riciclaggio di denaro derivante dalle attività illecite. A sottolinearlo è il Rapporto Agromafie sopra citato il quale ha evidenziato come tale sistema si attui tramite l'acquisizione e la gestione diretta e indiretta degli esercizi ristorativi. Stando a quanto riportato dal rapporto Coldiretti Euripses già nel 2015, nel nostro Paese i ristoranti nelle mani della criminalità organizzata erano almeno cinquemila.
Insomma, non bisogna credere che il settore agroalimentare sia sempre "intonso", privo di ogni contaminazione. Però due consigli possono essere utili. Ai consumatori
: leggete le etichette fino nel dettaglio e se qualche informazione manca cercate anche online. Agli imprenditori: ponete la massima attenzione nell'etichettatura dei vostri prodotti anche sfruttando le informazioni facoltative e utilizzate in maniera efficace la comunicazione online e offline.
 

Molti credono che fare colazione sia una perdita di tempo: la mattina i minuti sono sempre contati, si sa. Addirittura si pensa che saltare questo pasto equivalga ad una buona mossa per perdere peso (un pasto in meno uguale calorie in meno). Nulla di più falso!

Consumare una colazione salutare tutti i giorni ci aiuta a prevenire malattie come obesità, problemi cardiovascolari e diabete, e ci evita il rischio di buttarci su snack o cibi poco salutari durante il resto della giornata.

La colazione può sembrarvi inutile, soprattutto se non è un'abitudine acquisita durante l'infanzia. Io incoraggio sempre le mamme a spronare i figli a dedicarsi al primo e più importante pasto della giornata.

Briciole di Consapevolezza di Michela Cicuttin - L'importanza della prima colazione Foto 1

So bene quello che dico perché da bambina avevo sempre il brutto vizio di saltarla perché mi piaceva dormire fino all'ultimo istante!

Con il passare tempo, però, mi sono accorta che questo portava diversi scompensi come, ad esempio, frequenti cali di attenzione a scuola. Inoltre, mi ritrovavo a metà mattina a cercare schifezze nei distributori automatici, per placare la voglia di dolci, oppure arrivavo a pranzo affamata e mangiavo molto più del necessario.

Quindi ho deciso di iniziare a consumare la colazione, anche se all'inizio è stato faticoso. Il mio stomaco non era abituato a ricevere cibo a quell'ora del mattino e, di conseguenza, ha fatto un po' di resistenza: se non sei abituato, le prime volte, potresti avvertire anche un senso di nausea. Adesso, però, non posso farne a meno, credo sia addirittura uno dei miei pasti preferiti.

Briciole di Consapevolezza di Michela Cicuttin - L'importanza della prima colazione Foto 2
Visti i benefici che ho tratto da questo cambiamento, insisto molto affinché questa buona abitudine venga instaurata e, nella speranza di riuscire a convincervi, vi voglio illustrare perché la colazione ha un ruolo fondamentale nel farvi stare bene e in che modo la scienza lo stia sempre di più dimostrando.

1. Aumenta la dopamina Una ricerca svolta presso l'Università del Missouri ha evidenziato che assumere la prima colazione aumenta i livelli di dopamina, un neurotrasmettitore del cervello collegato ai sentimenti di ricompensa, e avere più dopamina determina una riduzione del desiderio di cibo nel corso della giornata. Quindi, se mangiate prima di andare al lavoro, avrete meno probabilità di essere tentati dal cibo spazzatura durante il resto della giornata e avrete un migliore autocontrollo quando arriverà il momento di decidere con cosa pranzare.

2. Stimola il tuo metabolismo Prima regola per far funzionare bene il vostro corpo: mangiare il giusto ma spesso!
Quando saltate i pasti, il corpo entra in uno stato di digiuno prolungato e inizia un meccanismo di difesa: dato che non vedrà cibo per un bel po' (almeno lui è convinto di questo) comincia a immagazzinare il grasso per paura di rimanere senza riserve future. Questo, naturalmente, porta a un aumento di peso.

Secondo uno studio apparso nel Journal of the American College of Nutrition gli adolescenti normopeso che saltano la prima colazione vanno più facilmente incontro all'aumento di peso in età adulta.
Una ricerca successiva ha, inoltre, dimostrato che chi consuma una colazione a base di cereali rispetto a proteine ha un indice corporeo ancora più basso.

Briciole di Consapevolezza di Michela Cicuttin - L'importanza della prima colazione Foto 3

3. È il miglior integratore naturale di vitamine e minerali La scienza, attraverso il lavoro di numerosi centri di ricerca, ci racconta che la prima colazione, assunta regolarmente, ci dona vitamine e micro nutrienti in quantità più adeguate. In un articolo scientifico, pubblicato dal Journal of Adolescent Health, è dimostrato che la maggior parte dei bambini esaminati che non mangiava a colazione, non raggiungeva i 2/3 delle quantità di vitamine A, B6, D, riboflavina, folati, calcio, ferro, magnesio, fosforo e zinco raccomandati.

4. Vi aiuta a sviluppare altre sane abitudini Un comportamento sano ne genera altri sani. Svegliarsi e fare una sana colazione vi incoraggia a continuare nella stessa direzione, preparandovi un pranzo sano e pianificando tutta la giornata secondo un punto di vista alimentare equilibrato. Prendervi cura di voi stessi vi fa sentire orgogliosi e aumenta la vostra autostima, che è l'ingrediente fondamentale che permette di rinunciare al cibo compensatorio e di essere più motivati nel costruire uno stile di vita salutare.

Infine, ma non meno importante, consumare la prima colazione significare avere un'occasione in più per mangiare cose che ci piacciono!

Esistono un sacco di cibi golosi ma sani che potete introdurre nel vostro pasto mattutino.

La mia colazione, ad esempio, è questa:

  • Un bicchiere di acqua tiepida con un limone spremuto dentro, come primissima azione del mattino (mezz'ora prima di tutto il resto)
  • Un bel caffè fumante per riuscire a svegliarmi (mi raccomando mai bere caffè a stomaco vuoto perché stimola la secrezione gastrica che, con il tempo, può provocare gastriti o acidità di stomaco)
  • Del pane integrale tostato con la marmellata (meglio se fatta in casa)
  • Un po' di frutta secca (per il suo contenuto di proteine ad alto valore biologico)

Ovviamente le buone combinazioni che potete scegliere sono molte. L'importante è non evitare mai la colazione!

Concludo con una ricetta molto semplice che costituisce, però, una colazione completa e veloce da preparare, abbinandovi solo una bevanda calda: la crema Budwig.

Briciole di Consapevolezza di Michela Cicuttin - Crema Budwig
 
In una scodella versate 3 cucchiai di yogurt e 2 cucchiaini di olio di lino, quindi sbattete il composto con una forchetta fino a ottenere una crema. Aggiungete poi del succo di limone e mescolate. Separatamente macinate 3 cucchiai di un cereale integrale a vostro piacere (riso, avena, farro, miglio, ecc.) e unite un pugnetto di frutta secca (noci, mandorle, pinoli, sesamo, ecc.). Quindi mescolate insieme il crema, la polvere di cereali e i semi incorporando anche una banana matura schiacciata con una forchetta. Completate con un frutto tagliato a pezzetti.

Spero che le mie motivazioni siano state sufficientemente efficaci e di avervi convinti.

 

A presto, Michela
 

Sempre più spesso sentiamo parlare di microimpresa domestica nel settore alimentare. Ma che tipo di attività svolgono queste imprese e come avviarle?

In primo luogo per microimpresa domestica nel settore alimentare si intende quella realtà produttiva che opera nel settore alimentare all'interno di un'abitazione. In sostanza, chi intende vendere, ad esempio, le torte che produce in casa, deve avviare una microimpresa domestica alimentare.

Bene, sappiate che non è possibile produrre e vendere alimenti senza "regolarizzare" il proprio operato dal punto di vista giuridico. Prima di tutto è opportuno chiarire che, tecnicamente, la microimpresa domestica è una impresa inquadrabile nel settore artigianato.
Chi sono gli artigiani? Gli artigiani sono dei veri e propri imprenditori e, ai sensi dell'art. 2083 del Codice Civile, rientrano nella categoria dei "piccoli imprenditori". Secondo la "legge quadro sull'artigianato", l'artigiano è colui che svolge la propria attività in misura prevalente, anche manuale, nel processo produttivo. In parole più semplici, questo significa che chi decide di avviare una impresa artigiana (tra cui, appunto, quella domestica alimentare) deve dedicare a questa la maggior parte del proprio tempo, anche se ha un altro lavoro. La microimpresa deve, inoltre, dotarsi di una propria partita IVA e va registrata presso la Camera di Commercio.

Diritto di Gusto di Elio Palumbieri - Microimpresa Domestica Alimentare
Quali alimenti si possono produrre? Devo precisare che, anche per la produzione domestica di alimenti, è necessario seguire le procedure di igiene e sicurezza basate sui principi HACCP (Hazard-Analysis and Control of Critical Points, ossia un insieme di procedure volto a prevenire le possibili contaminazioni degli alimenti). Questo significa che sarà necessario analizzare e gestire tutti i rischi di contaminazione e analizzare e controllare tutti i punti critici della fase di produzione.

Oltre ai principi HACCP, è importantissimo seguire anche le norme in materia di rintracciabilità. Queste regole sono poste a tutela degli interessi e della salute dei consumatori. È necessario, infatti, individuare sempre chi fornisce le materie prime destinate alla produzione di alimenti. Anche all'interno della microimpresa domestica alimentare, quindi, bisogna dotarsi di registri su cui riportare tutte le informazioni inerenti all'origine dei prodotti che si usano in cucina.

Nella propria abitazione non è possibile produrre ogni tipo di alimento con lo scopo di venderlo. In particolare, la prima regola da seguire è la seguente: bisogna produrre alimenti che rientrino in un unico genere merceologico. Quindi, ad esempio, non è possibile produrre e vendere, contemporaneamente, taralli e piatti pronti. Questi due prodotti, infatti, rientrano in generi merceologici differenti: prodotti da forno i primi e gastronomia i secondi.

La seconda regola da seguire è questa: non è possibile produrre alimenti di origine animale. Questo significa che all'interno di un'abitazione, anche se adibita a microimpresa domestica alimentare, non è possibile produrre latte e prodotti a base di latte, uova, carne e prodotti a base di carne, molluschi bivalvi vivi, prodotti della pesca e derivati trasformati.

Ultima regola fondamentale è quella per cui non possono essere eseguite delle preparazioni destinate alla somministrazione. In sostanza, al netto dell'attività di "home restaurant" (in merito alla quale segnalo l'interessante articolo in questo link), non è possibile servire i propri piatti direttamente al cliente. I piatti andranno sempre venduti singolarmente e consumati all'esterno.
A quali soggetti è possibile vendere i propri prodotti? Sotto questo punto di vista non c'è una vera e propria regola peculiare. È possibile, infatti, vendere i propri prodotti sia a esercizi commerciali sia a privati. Ciò che conta realmente è il confezionamento e l'etichettatura.

Diritto di Gusto di Elio Palumbieri - Microimpresa Domestica Alimentare 2

È possibile utilizzare la mia cucina? No, non è possibile. Per poter regolarmente produrre alimenti destinati alla vendita, anche all'interno di un'abitazione, è necessario utilizzare un locale cucina diverso da quello che si usa normalmente o allestire una cucina in uno spazio separato all'interno di un altro locale.
Di fondamentale importanza è il rispetto di alcuni requisiti. Tra tutti la presenza di un servizio igienico dotato di antibagno, rubinetto a comando non manuale e asciugamani monouso.

Insomma, la microimpresa domestica alimentare è un'ottima idea per chi tenta, in qualche modo, di vendere i propri prodotti senza investire somme ingenti
. Tuttavia, è sempre necessario analizzare a fondo le regole e prepararsi a sopportare un investimento: allestire un nuovo locale-cucina e compiere tutte le pratiche burocratiche necessarie richiede sempre un impegno lavorativo ed economico non da poco.
 

In questa vita siamo sempre di corsa e, a volte, trovare il modo di cucinare è difficile. Siamo tutti alla ricerca di un sistema per incastrare questa attività tra i nostri mille impegni. Ma cucinare è un'arte e, come tale, bisogna dedicargli il tempo che merita.
"La scoperta di un nuovo piatto è più preziosa per il genere umano che la scoperta di una nuova stella."
(J.A. Brillat-Savarin)

Questa citazione suggerisce in modo chiaro e lampante perché tutti quanti dovremmo assolutamente imparare a cucinare. È una pratica importante che tutti dovremmo acquisire.
Il tempo speso a imparare a cucinare non è mai tempo sprecato e farlo non è così difficile come si può credere.

Briciole di Consapevolezza di Michela Cicuttin - Imparare a cucinare 2

Devo ammettere le mie colpe: ho avuto a che fare con la mia prima pentola durante il primo anno di università, quando ho cominciato a vivere da sola. O imparavo a cucinare o non mangiavo (e io non sono una di quelle donne fortunate che non hanno mai fame!).

All'inizio non è stato facile. Quando rientravo a casa dopo una giornata intera in laboratorio, cucinare era proprio l'ultimo dei miei pensieri e il numero del fattorino della pizza era salvato tra i miei contatti preferiti. Dopo un periodo di pizze, panini, e "varie ed eventuali", ho però capito che non c'era scampo: dovevo imparare a cucinare o avrei finito l'università con dieci chili (almeno) in più.

Probabilmente non vincerò mai Masterchef (non sono molto brava ai fornelli!) ma preparare i miei pasti mi permette di mangiare sano e sentirmi in forma. Non sapersi giostrare tra i fornelli significa essere costretti a consumare cibi pronti e confezionati, totalmente privi dei principi nutritivi necessari e ricchi solamente di grassi, zuccheri e sale. Cucinare è la porta principale per intraprendere un'alimentazione sana e completa.

Briciole di Consapevolezza di Michela Cicuttin - Imparare a cucinare 3

In realtà c'è molto di più da guadagnarci – oltre a migliorare la propria salute - molto più di quello che potreste mai immaginare. Ecco i 10 principali motivi per cui dovete cominciare a spignattare subito.

I 10 motivi per cui tutti dovrebbero cominciare a cucinare oggi stesso

1. Si hanno maggiori possibilità di trovare lavoro Secondo un sondaggio di Cake Angels, svolto insieme alla compagnia Recruitment Grapevine, cucinare è la seconda caratteristica maggiormente presa in considerazione da chi esamina un curriculum vitae. Questo perché, essere bravi cuochi, è una dimostrazione di possedere qualità come pazienza, accuratezza e creatività, che sono fondamentali in qualsiasi lavoro.

2. Risparmiate Un pasto cucinato a casa è molto più economico di una cena al ristorante o di un piatto pronto comprato in rosticceria. Spadellare a casa è un ottimo sistema per risparmiare un po' di soldi. Inoltre, se si è attenti e si comprano solo prodotti di stagione (come bisognerebbe sempre fare), la spesa sarà ancora minore!

3. È la più efficace dieta di sempre Cucinare è uno dei sistemi più efficaci per migliorare la tua dieta. Secondo la maggior parte dei miei pazienti, mangiare fuori è la causa principale della loro incapacità di perdere peso o di mantenere un peso sano. A differenza dei pasti al ristorante, a casa si ha il completo controllo su quello che si mangia. È piuttosto ovvio che le calorie assunte attraverso il cibo fatto in casa siano di molto minori rispetto a quelle consumate al ristorante o con cibi pronti.

4. È uno stimolo per il cervello Il cibo pronto, ricco di zuccheri e grassi, provoca dei picchi di insulina che rendono stanchi e meno attenti. Cucinare cibi più salutari a casa ti darà la concentrazione necessaria per essere efficiente tutto il giorno e sentirti bene.

Briciole di Consapevolezza di Michela Cicuttin - Imparare a cucinare 4

5. Libera la tua creatività
Essere creativi non significa solo saper disegnare o essere in grado di modellare un vaso con la creta. Creatività significa saper dare vita a qualcosa che non c'è, come un piatto delizioso da una manciata di ingredienti.

6. È una scoperta di sapori nuovi Comprare pasti confezionati può sembrare semplice e conveniente all'inizio ma, a lungo andare, non è così. Lo si capisce una volta che si comincia a cucinare. Il motivo è molto semplice: il sapore (e il piacere che ne deriva) è completamente diverso. I cibi pronti sono arricchiti con sostanze che alterano il sapore reale degli ingredienti e creano assuefazione. Diciamo che si diventa un po' dipendenti dal loro gusto artificiale. Riscoprire il reale sapore degli ingredienti può essere una grande scoperta.

7. Aumenta il proprio fascino Per quanto mi riguarda, se un uomo sa cucinare ha già una buona scorta di punti a suo favore per conquistarmi. Cosa c'è di più sexy di un uomo ai fornelli?
Ovviamente questo vale per entrambi i sessi: tutti rimaniamo impressionati positivamente quando qualcuno cucina per noi. È un modo per prendersi cura dell'altro e tutti amiamo sentirci coccolati.

8. Si hanno figli più sereni Secondo uno studio condotto dall'Università di Montreal, apparso sulla rivista Journal of Adolescent Health, gli adolescenti che consumano con regolarità i pasti in famiglia presentano meno disturbi del comportamento rispetto a quelli che mangiano spesso fuori casa. Cucinare per gli altri significa mostrare il proprio amore e sostegno, stimolando nei figli un forte senso di benessere.

Briciole di Consapevolezza di Michela Cicuttin - Imparare a cucinare 5

9. Aumenta il tuo grado di felicità
Vivere immersi nel momento presente, eliminando il continuo turbinio di pensieri che abbiamo in testa, è la prima regola per imparare a essere felici. Questo è quello che cerco di insegnare nei miei corsi di Mindful Eating (se non sai di cosa sto parlando dai un'occhiata al mio blog) e cucinare è il primo esercizio che propongo. Pulire, spellare e tagliuzzare le verdure, impastare il pane o mescolare lentamente un pentolone di zuppa, possono essere una grande occasione per essere connessi con il momento presente, come durante una meditazione.

10. Migliora la vita
Se hai letto i 9 punti precedenti capirai perché non è una esagerazione dire che imparare a cucinare può di gran lunga migliorare la tua vita. Come hai potuto scoprire, spadellare ti aiuta a conseguire qualità come sicurezza in te stesso, creatività, fascino e molto altro ancora. È qualcosa d'importante per condurre una vita piena e soddisfacente.

E, visto che siamo in tema, vi saluto con una ricetta della bravissima Silvia Faraci, una mamma celiaca che ha fatto della sua intolleranza al glutine una virtù. È un gustosissimo miglio burger con verdure alle erbe. Cimentatevi anche voi nella sua preparazione, come primo passo per imparare a prendervi cura di voi stessi attraverso la scelta degli ingredienti e la cura dei propri pasti.

Briciole di Consapevolezza di Michela Cicuttin - Imparare a cucinare - Ricetta di Silvia Faraci


A presto,

Michela





 

Mercoledì, 13 Settembre 2017 02:00

Come avviare un e-commerce di prodotti alimentari?

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Chi non ha mai effettuato un acquisto online? Ormai, tramite e-commerce è possibile comprare ogni genere di bene e, non da molto tempo, anche alimenti (per chi se lo fosse perso, troverete un esempio qui). I numeri, in effetti, parlano chiaro: nel 2016 le imprese operanti in Italia nel settore dell'e-commerce erano all'incirca 16 mila, localizzate principalmente in Lombardia, Lazio, Campania, Emilia Romagna, Piemonte, Veneto e Toscana (Dati Confesercenti) . Il fatturato nel 2015 è stato stimato in 28,8 miliardi di euro, in crescita del 19% rispetto al 2014 (Dati Casaleggio Associati).


Quali norme regolano il commercio elettronico di prodotti alimentari?
Anche l'e-commerce ha le sue regole. Comprare alimenti, sia su un sito web che dal nostro rivenditore di fiducia, infatti, è sempre un'operazione delicata e, per questo, ogni passaggio, dalla produzione alla commercializzazione, è rigidamente regolato. In particolare, occorre fare riferimento al Regolamento UE 1169/2011, relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori. Il regolamento, infatti, precisa che le informazioni sugli alimenti devono essere fornite al consumatore indipendentemente dalle forme in cui gli stessi alimenti sono venduti. Ne deriva, quindi, che il consumatore ha diritto a ricevere tutti i dati necessari sull'alimento che sta acquistando nel negozio di fiducia così come tramite un e-commerce.
Al centro della questione relativa alla sicurezza degli acquisti online, ci sono, quindi, le informazioni che vengono date al consumatore prima dell'acquisto.

Due sono le definizioni rilevanti per affrontare al meglio la materia
:

  • tecniche di comunicazione a distanza: con questa espressione si indica qualunque mezzo che, senza la presenza fisica e simultanea del fornitore e del consumatore, possa impiegarsi per la conclusione del contratto tra dette parti. Giuridicamente i siti di e-commerce rientrano in questa categoria;
  • informazioni sugli alimenti: le informazioni riguardanti un alimento e messe a disposizione del consumatore finale mediante un'etichetta, altri materiali di accompagnamento o qualunque altro mezzo, compresi gli strumenti della tecnologia moderna o la comunicazione verbale.

Ma quali sono le informazioni che devono essere obbligatoriamente fornite al consumatore nel caso di acquisto di alimenti su e-commerce?
Devono essere presenti:

  • la denominazione dell'alimento;
  • l'elenco degli ingredienti, ingredienti o coadiuvanti tecnologici (ad esempio: cereali contenenti glutine, crostacei, uova, pesce, soia, latte ecc.) o derivati di questi che provochino allergie o intolleranze;
  • la quantità di alcuni ingredienti o categorie di ingredienti;
  • la quantità netta dell'alimento;
  • le condizioni particolari di conservazione e/o le condizioni d'impiego;
  • il nome o la ragione sociale e l'indirizzo dell'OSA (operatore del settore alimentare responsabile delle informazioni sugli alimenti);
  • il paese di origine o il luogo di provenienza ove previsto dalle norme;
  • le istruzioni per l'uso;
  • il titolo alcolometrico volumico effettivo (solo per le bevande che contengono più del 1,2% di alcol);
  • una dichiarazione nutrizionale.

Queste indicazioni devono essere disponibili senza alcun costo aggiuntivo per il consumatore e devono essere fornite direttamente sul supporto della vendita a distanza (sul sito di e-commerce) o tramite qualunque mezzo adeguato. Inoltre devono essere disponibili, nella loro completezza, anche al momento della consegna.
Responsabili delle informazioni sugli alimenti venduti tramite e-commerce
sono sia l'operatore del settore alimentare (ossia la persona fisica o giuridica responsabile di garantire il rispetto delle norme della legislazione alimentare nell'impresa posta sotto il suo controllo) sotto il cui nome o ragione sociale il prodotto è commercializzato, sia il proprietario del sito web il quale deve, ovviamente, garantire che tutte le informazioni siano visibili e disponibili al consumatore.

Diritto Di Gusto di Elio Palumbieri - Ecommerce 3
Come detto, il contratto stipulato in occasione di un acquisto tramite e-commerce rientra nella categoria dei contratti a distanza per i quali è previsto il cosiddetto diritto di recesso: il consumatore, entro 14 giorni, può recedere da un contratto stipulato a distanza senza fornire alcuna motivazione e, in ogni caso, senza dover sostenere costi ulteriori.
Tale diritto, tuttavia, è escluso nel caso di fornitura di beni che rischiano di deteriorarsi o scadere rapidamente.

In particolare, nel caso di acquisto di prodotti alimentari, il diritto di recesso è escluso nei seguenti casi:

  • prodotti agricoli, ittici e alimentari preconfezionati che riportano una data di scadenza o un termine minimo di conservazione non superiore a sessanta giorni;
  • prodotti agricoli, ittici e alimentari sfusi, comprese erbe e piante aromatiche, anche se posti in involucro protetti o refrigerati, non sottoposti a trattamenti atti a prolungare la durabilità degli stessi per un periodo superiore a sessanta giorni;
  • determinati prodotti a base di carne;
  • tutti i tipi di latte.

L'acquisto su e-commerce di prodotti alimentari, quindi, è certamente possibile ma le norme che ne regolano le dinamiche sono particolarmente stringenti ed è importante conoscere i propri diritti (per chi acquista) e doveri (per chi vende).
 

(Questo articolo è tratto da un mio precedente lavoro scritto in collaborazione con Massimo Zortea)

Martedì, 05 Settembre 2017 02:00

Comfort food: quando il cibo diventa dipendenza

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Cari amici mancini, come tutti noi amanti del buon cibo sappiamo, mangiare è una delle vere gioie della vita. Non sempre, però, questo regalo che l'universo ci dona viene utilizzato nel modo migliore. Il cibo, purtroppo, può trasformarsi in una vera e propria dipendenza.

Oggi vi voglio parlare di quello che viene definito "comfort-food", cibo che diventa vero e proprio conforto emotivo nei momenti di "down" che ci possono cogliere durante la giornata.

Tutti noi, probabilmente, in alcuni momenti della vita abbiamo sfogato alcune nostre frustrazioni nel cibo, sperimentando cosa sia la fame emotiva. Ad esempio, vi è mai capitato di sentirvi in diritto di abbuffarvi di gelato dopo aver sopportato una pesante giornata lavorativa? Sono certa che tutto sommato avete pensato fosse una mossa piuttosto innocua. In realtà non è affatto così! Il passo perché questa reazione diventi abitudine (una cattiva abitudine ovviamente) è molto breve.

Il cibo non deve essere l'unica alternativa per stare meglio ogni volta che avete avuto una giornataccia! Se proseguirete su questa strada, il prezzo da pagare sarà alto: l'aspetto emotivo condizionerà sempre in modo pesante le vostre scelte alimentari.

Briciole di Consapevolezza di Michela Cicuttin - Comfort food 2

Una delle cose che ho imparato in tutti questi anni di lavoro come nutrizionista è che la maggior parte dei disturbi alimentari (o anche più semplicemente l'obesità e il sovrappeso) non dipende dal cibo in sé ma da un bisogno personale di conforto. In questo caso il cibo non è semplice nutrimento, quale dovrebbe essere, bensì  qualcosa di rassicurante che distoglie l'attenzione dai propri problemi, calma o spegne sentimenti negativi che non si riesce ad accettare.

A volte abbiamo una tolleranza molto bassa alle emozioni negative: invece di affrontare il disagio - e accettarlo - è più facile fuggire. Il cibo è il sistema perfetto: quando si mangia per soffocare un'emozione, si cade in una specie di trance in cui si ha una tregua dal dolore. Qualsiasi emozione troppo intensa che superi la soggettiva soglia di tolleranza può scatenare una abbuffata. Quest'ultima diventa, infatti, una fuga dalla consapevolezza, una sorta di sospensione dal tempo, dalle emozioni e dalle conseguenze, necessaria al "mangiatore emozionale" per placare l'ansia, riempire vuoti emotivi (delusioni, carenze affettive o semplicemente noia) o sfogare la propria rabbia.

Appena, però, l'effetto confortante del cibo svanisce  - subito dopo aver dato l'ultimo morso - i problemi che hanno scatenato tutto questo sono ancora lì ad aspettarci, accompagnati però da senso di colpa e frustrazione per non essere stati capaci di frenarci. Come si suole dire: ad ogni morso, un rimorso! E a questo punto cosa si fa? Ci si butta nuovamente nel cibo, innescando un circolo vizioso dal quale è difficile uscire. Emozione negativa -> cibo -> senso di colpa -> altro cibo! E così via all'infinito.
Questo "mangiare emotivo" può essere però avvilente per chi sta cercando di migliorare la propria salute o, magari, di perdere peso.

Briciole di Consapevolezza di Michela Cicuttin - Comfort food 3

Ma come si può fare per uscire dal circolo vizioso del "comfort-food"? È necessario avere un piano di attacco da far scattare tutte le volte che ti viene la tentazione.
La dipendenza da cibo, come tutte le dipendenze, non si supera in poche settimane. È fondamentale farlo lentamente, per gradi.
Quello che consiglio ai miei pazienti è di metterci molta pazienza e forza di volontà.

Vediamo quali sono i primi passi con cui iniziare a trattare una dipendenza da cibo.

1. Diventare consapevole

Per risolvere un problema bisogna essere consapevoli di averlo. Ad esempio, è importante rendersi conto che è la noia a farci mettere la mano nella scatola dei biscotti o la solitudine mandarci in cerca delle patatine. Essere consapevoli di quale possa essere stata la causa scatenante è il primo passo per bloccare il mangiare emotivo.

Ogni volta che siete in cerca di cibo chiedetevi: ma ho davvero fame?

2. Eliminare la tentazione

Fondamentale: non avere mai cibo a portata di mano. Ovviamente non è sempre possibile tenere niente in casa ma, se avete dei cioccolatini, non metteteli in bella vista in salotto, piuttosto teneteci un bel cesto di frutta.

3. Imparare ad accettare

Il cibo di conforto fornisce un allontanamento dal senso di disagio che proviamo, dandoci un momentaneo piacere. Una soluzione potrebbe essere non cercare di allontanare le vostre emozioni negative ma ascoltarle e accettarle. È normale sentirsi tristi, arrabbiati, spaventati e stanchi. Approcciate i vostri sentimenti con gentilezza e il corpo inizierà a capire che non ha più bisogno di mangiare per proteggervi.

4. Cavalcare l'onda

A volte nascondere il cibo non è sufficiente. A un certo punto quello stimolo irrefrenabile arriverà e cedervi sarà molto facile. Quando cominciate a sentirvi "in pericolo" tentate di rimanere fermi un attimo in più del solito, semplicemente in ascolto di quello che state provando. Pensate a quella voglia come a un'onda che inizia a generarsi nel mare, si alza ripida e spaventosa e poi, in modo del tutto naturale, comincia a rimpicciolirsi e se ne va. Visualizzare in questo modo il desiderio di mangiare potrebbe allontanarlo senza che voi dobbiate cedervi.

5. Cercare un'alternativa

Una volta che avete stabilito che il desiderio di mangiare non è un bisogno fisico ma emotivo, il passo successivo è quello di trovare un sano comportamento alternativo che vi dia lo stesso piacere: fare un bagno caldo, disegnare, andare a fare una passeggiata nella natura e leggere un buon libro.

Briciole di Consapevolezza di Michela Cicuttin - Comfort food 4

Le alternative sono davvero tante e ovviamente sono personali, non a tutti piacciono le stesse cose. Fate un elenco delle attività che preferite e attaccatelo sul frigorifero. Ogni volta che avrete la tentazione di mangiare per cercare piacere, andate a leggere quella lista e scegliete di rilassarvi in un modo più salutare.

6. Mettere a fuoco il vero problema

Dopo aver trovato un'alternativa all'abbuffata bisogna però capire che cosa c'è realmente "sotto la pelle". Chiedetevi: perché cerco il cibo? Di cosa ho bisogno davvero? C'è un problema che non voglio affrontare?

Andate in cerca del problema reale e non abbiate paura di guardarlo in faccia.

7. Non arrendersi mai

Una cosa che non dobbiamo mai dimenticare: siamo umani e, in quanto tali, inevitabilmente faremo degli errori. Magari la prima volta che cercheremo di fermare il mangiare emotivo non ci riusciremo, forse neppure la seconda. Non importa, quello che conta è andare avanti. Il vero segreto del successo è la perseveranza.

Ovviamente questi sono solo i piccoli passetti per cominciare. Il lavoro è molto lungo e, a volte, non è detto che si possa risolvere questo problema da soli. Chiedere aiuto a qualcuno può essere fondamentale.

Per concludere condivido con voi una ricetta che mi piace molto di Lorenzo e Jessica Locatelli di Cucinare secondo natura: la Buddha Bowl della Condivisione. Questo piatto esprime pienamente quello che deve essere il cibo: amore.

Buddha Bowl della Condivisione di Lorenzo e Jessica Locatelli di Cucinare secondo natura

A presto,

Michela.