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Chi ama cucinare avrà pensato, almeno una volta nella vita, di aprire un ristorante. Bene, l'evoluzione dei mercati e, in particolare, la sharing economy hanno portato anche nel nostro paese l'idea dell'home restaurant (letteralmente: ristorante a casa).
Alla base di questo fenomeno c'è il desiderio del padrone di casa di cucinare per estranei per una sera: questi, infatti, somministra cibi e bevande a persone che non conosce e che, con tutta probabilità, non si conoscono tra loro. Spiegati questi aspetti è il momento di analizzare gli elementi giuridici posti alla base di questo tipo di attività.
Partiamo da un appunto tutt'altro che irrilevante: in Italia la situazione è particolarmente complessa, infatti nel nostro ordinamento vi è ancora un vuoto normativo che ha portato a scontri particolarmente accesi. Da un lato i ristoratori si lamentano perché gli home restaurant, in sostanza, somministrano cibi e bevande senza le necessarie autorizzazioni e senza essere sottoposti ai normali controlli. Dall'altro lato chi intende sfruttare questa opportunità lamenta la mancanza di regole e, quindi, l'impossibilità di investire seriamente.
In attesa delle nuove norme, non ci resta che fare chiarezza e vedere sui passaggi essenziali per avviare, oggi, un home restaurant:
- in primo luogo è necessario compilare un nuovo modulo unico SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività). Tale modulo, in cui vanno indicati dati come l'indirizzo dell'abitazione, la sua grandezza e la eventuale presenza di un parcheggio, va presentato al Comune in cui si intende svolgere l'attività di home restaurant;
- occorre, inoltre, compilare il modulo ComUnica Camera di Commercio che è obbligatorio nel caso di presentazione del SCIA. Questo modulo è indispensabile per aprire partita IVA, posizione INPS e INAIL;
- il terzo elemento necessario riguarda il possesso dei requisiti morali e professionali necessari. In sostanza, occorrerà dimostrare di avere un diploma inerente all'attività che si intende svolgere (e.g. istituto alberghiero), di aver frequentato un corso SAB (Somministrazione Alimenti e Bevande) per la somministrazione di alimenti e bevande oppure di aver lavorato per almeno due anni degli ultimi cinque nella ristorazione;
- sempre più frequentemente, anche per l'home restaurant, bisogna dotarsi di un piano HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Points), volto a garantire l'igiene e la sicurezza dei prodotti somministrati;
- infine è necessario garantire che la propria abitazione possegga tutti i requisiti strutturali e funzionali necessari allo svolgimento dell'attività di home restaurant. Si tratta di predisporre impianti a norma, garantire il corretto imballaggio e conservazione degli alimenti, di utilizzare la canna fumaria ecc.
In altre parole, l'attività di home restaurant, come quella già analizzata nell'articolo sulla microimpresa domestica alimentare, può sicuramente rappresentare una buona opportunità per chi intende fare della cucina qualcosa in più di una passione ma, ad oggi, le norme non sono certo favorevoli. Fino a quando non entrerà in vigore una legislazione specifica, il consiglio è quello di dotarsi di tutte le necessarie precauzioni e non risparmiare sugli investimenti in igiene e sicurezza.
Anche se è iniziato già da parecchi giorni, vorrei aprire questo mio primo articolo dell'anno facendovi i miei più sinceri auguri per uno splendido 2018! L'inizio del nuovo anno è il momento migliore per pianificare i propri obiettivi e i "buoni propositi" e, come nutrizionista, so molto bene quanto il rimettersi in forma rientri spesso in questa lista.
Per questo motivo ho pensato di scrivere questo post, nel quale voglio regalarvi qualche piccolo consiglio per cominciare al meglio (e in forma) il nuovo anno. Come per ogni gennaio, mettersi a dieta sembra la cosa più importante della vita. "Quest'anno voglio perdere peso!", "Quest'anno cambierò le mie abitudini!", "Quest'anno mi iscriverò in palestra!". Ma quanto durano poi questi obiettivi? Nella maggior parte dei casi, decisamente poco: al primo dolcetto offerto ogni buon proposito viene abbandonato.
Rimettersi in forma non significa cominciare la dieta il primo mese del 2018.
Più volte le diete hanno dimostrato di non essere la soluzione per dimagrire, almeno non a lungo termine. I problemi di peso e quelli di salute non compaiono mai all'improvviso ma sono, piuttosto, il risultato di anni di abitudini sbagliate. È illogico credere che un rapido calo di peso risolverà la questione.
Il miglior proposito che dovete porvi a gennaio è quello di cambiare la vostra mentalità, le vostre abitudini e il modo che avete di approcciarvi alla vita e alla salute.
Questo può essere un momento di riflessione e valutazione e quindi il migliore per creare le vostre nuove consuetudini, da sostituire alle vecchie. Quella che vi propongo è una lista di sane abitudini da adottare come obiettivo per questo 2018, che non riguardano solo il cibo. Sono consigli che vogliono rivoluzionare tutto il vostro stile di vita: il dimagrimento diventa una naturale conseguenza quando si impara ad amare se stessi e a essere la parte migliore di sé!
I miei 8 consigli per cominciare al meglio il nuovo anno
1. Coltivate pensieri positivi Molti di noi credono che essere felici sia conseguente a qualcosa che deve ancora succedere: quando cambierò lavoro, quando incontrerò l'uomo dei miei sogni, quando sarò magra, allora sarò felice. In realtà è proprio il contrario: quando siete felici, allora sì, potreste riuscire a ottenere tutte queste belle cose. Avere uno stato mentale positivo è fondamentale per essere determinati e riuscire a raggiungere gli obiettivi che vi siete prefissati come, ad esempio, perdere peso. Immaginate la vostra mente come un giardino dove coltivare solo i fiori più belli.
2. Mantenetevi attivi Non serve sfinirsi in palestra, soprattutto se non è una vostra passione. Trovate qualcosa che vi piaccia fare pur di non stare distesi sul divano, davanti alla TV. È sufficiente anche una camminata veloce, per almeno mezz'ora al giorno, per ristorare la vostra energia e darvi la giusta spinta per affrontare gli impegni quotidiani. La pigrizia è il rifiuto dell'azione, la mancanza di entusiasmo per la vita che state vivendo. E non parlo solo di svogliatezza fisica, ma anche mentale. Uscite, andate al cinema, programmate un viaggio. Agite!
3. Mangiate in modo consapevole Limitate tutti i cibi raffinati, precotti e preconfezionati che contengono tantissimi zuccheri e grassi, come le portate servite nei fast food. Scegliete alimenti sani e di stagione, andate al mercato sotto casa se ne avete la possibilità. Imparate a cucinare e a onorare il cibo, dedicandogli il tempo necessario. Migliorando il vostro rapporto con ciò che mangiate, migliorerete anche quello con voi stessi.
4. Rincorrete la gioia Spesso, per lavoro o per altri obblighi, siamo costretti a dedicarci ad attività che non ci piacciono e questo, ahimè, bisogna accettarlo. Altrettante volte, però, abbiamo la possibilità di decidere. Quindi, quando potete, fate solo quello che vi fa stare bene, come decidere di frequentare persone positive ed evitare chi vi fa sentire sbagliati.
5. Prendetevi del tempo per stare in silenzio Imparare a dedicarvi momenti di silenzio è fondamentale per trovare il vostro equilibrio interiore e migliorare il livello di salute. Silenzio non significa solo non parlare ma, soprattutto, spegnere la televisione, il cellulare e qualsiasi altra fonte di rumore. Vi aiuterà a connettervi con il vostro io interiore e darvi l'equilibrio necessario per affrontare le sfide della giornata (e della vita).
6. Smettete di rimandare Il tempo a disposizione è limitato, è ora di smettere di pensare e iniziare ad agire. Pianificare una qualsiasi attività che avete intenzione di intraprendere è un'ottima idea ma, anche se le condizioni non sono tutte perfette come vorreste, dovete ugualmente iniziare. Progettare dà un senso di controllo perché si rimane nella zona di conforto, dove non ci saranno errori o sconfitte. Però, ogni volta che posticipate qualcosa, c'è una perdita. Perciò iniziate!
7. Siate sempre gentili e ringraziate Amo i tatuaggi e ne ho alcuni. Il mio preferito è una piccola scritta che ho sul polso, è semplicemente un "Grazie". Mi fa sempre sorridere che tutti mi chiedano "grazie per cosa?". A me sembra così ovvio: grazie per tutto! Per ciò che di bello ho ricevuto e anche per il brutto, che mi ha aiutato a diventare quello che sono. Esprimere regolarmente gratitudine promuove ottimismo, una salute migliore e maggiore voglia di vivere. Ringraziate gli altri e soprattutto voi stessi, ogni volta che ve lo meritate.
8. Non arrendetevi Non dovete mai dimenticare che siete umani e, come tali, inevitabilmente commetterete degli errori. Forse la prima volta che cercherete di migliorare il vostro stile di vita non ci riuscirete e, magari, neppure la seconda. Non importa. Quello che conta è andare avanti. Il vero segreto del successo è la perseveranza. Più volte proverete, più bravi diventerete e, alla fine, ne uscirete vincitori. Never give up!
Ed ecco per voi la prima ricetta del 2018 che vi raccomando, un'insalata - con pochi grassi e perfetta per tutte le stagioni - di Elisabetta Pendola, foodblogger mancina e autrice di I Feel Betta: è l'insalata colorata e croccante con seitan alla curcuma.
A presto,
Michela
Allergeni nei menu' di ristoranti e bar: come trovarli
Scritto da Lorenza DadduzioIn Italia vi sono circa 8 milioni di allergici. In questo articolo vedremo come e dove è possibile trovare, all'interno di un ristorante o di un bar, informazioni circa i prodotti che causano allergie o intolleranze.
Come abbiamo avuto modo di vedere in questo articolo, il regolamento 1169/2011 prevede le disposizioni inerenti alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori. La norma in questione riguarda tre aspetti fondamentali: la presentazione e la pubblicità degli alimenti, l'indicazione dei principi nutritivi e l'informazione sulla presenza di ingredienti che possono provocare allergie. Per quanto qui rilevante, è importante evidenziare che dalla lettura degli articoli:
- Art. 9 - Elenco delle indicazioni obbligatorie;
- Art. 21 - Etichettatura di alcune sostanze o prodotti che provocano allergie o intolleranze;
- Art. 44 - Disposizioni nazionali per gli alimenti non preimballati;
- Allegato II - Sostanze e prodotti che provocano allergie.
emerge l'obbligo di indicare la presenza dei cosiddetti allergeni negli alimenti, anche nel caso in cui questi siano somministrati in ristoranti o bar.
In particolare, si definiscono allergeni quegli ingredienti o sostanze che, se ingeriti, possono determinare allergie e/o intolleranze nei consumatori.
Il regolamento, quindi, si preoccupa di indicare tassativamente questi alimenti. In particolare, vengono menzionati:
- Cereali contenenti glutine, cioè: grano, segale, orzo, avena, farro, kamut o i loro ceppi ibridati e prodotti derivati;
- Crostacei e prodotti a base di crostacei;
- Uova e prodotti a base di uova;
- Pesce e prodotti a base di pesce:
- Soia e prodotti a base di soia;
- Latte e prodotti a base di latte (incluso lattosio);
- Frutta a guscio, vale a dire: mandorle, nocciole, noci, pistacchi e i loro prodotti;
- Sedano e prodotti a base di sedano;
- Senape e prodotti a base di senape;
- Semi di sesamo e prodotti a base di semi di sesamo;
- Anidride solforosa e solfiti;
- Lupini e prodotti a base di lupini;
- Molluschi e prodotti a base di molluschi.
Come trovarli in bar e ristoranti? In primo luogo è necessaria una precisazione: il regolamento non richiede la redazione di una lista completa degli ingredienti ma solo degli allergeni. In particolare, non vi sono delle regole specifiche circa le modalità con le quali l'esercente è tenuto a informare il consumatore della presenza di tali alimenti. Le alternative, infatti, possono essere diverse: c'è chi propende per l'indicazione di tali alimenti direttamente sul menù, chi dispone di un foglio illustrativo apposito e chi, invece, preferisce avere all'interno dello staff un addetto specializzato sugli allergeni.
Nei primi due casi l'informazione deve essere sempre disponibile, facilmente accessibile e scritta in caratteri ben leggibili. Nel terzo, invece, l'operatore alimentare dovrà apporre una segnaletica in grado di indirizzare il consumatore alla persona incaricata di fornire tali informazione a voce. Infine è importante sottolineare che non vi è obbligo di indicare la presenza degli allergeni nei casi in cui la denominazione dell'alimento faccia chiaro riferimento alla sostanza o al prodotto in questione.
Ciò che è rilevante, quindi, è sapere che l'elenco di questi alimenti deve sempre essere a disposizione del cliente. Nel caso in cui, quindi, non siano facilmente reperibili è sempre opportuno chiedere maggiori informazioni.
Sta arrivando il Natale, il periodo più bello dell'anno, almeno per quanto mi riguarda. Sono una romantica, mi piacciono le vetrine illuminate, le canzoncine di Natale per strada, i regali sotto l'albero…e le tavole imbandite con qualsiasi prelibatezza!
In questo periodo, infatti, la quantità di cene, feste e aperitivi inizia a moltiplicarsi e molte persone, soprattutto chi lotta con il peso, rischiano di vivere queste giornate di festa come un momento di grandi rinunce, di paure e di frustrazioni. Nulla di più sbagliato! La mia politica come nutrizionista è che Natale è per tutti, anche per chi ha qualche chilo in più.
Quello che bisogna fare è semplicemente imparare a gestire le situazioni "pericolose" trovando il giusto equilibrio, godendo al meglio delle feste, senza inutili sensi di colpa e autoflagellazioni. Magari non saranno i giorni più salutari della vostra vita ma pazienza! Il bello del Natale è proprio quello di poter fare una pausa da tutto, anche dalla dieta rigida e dalla stressante ricerca della perfezione, stare in famiglia essere felici per tutto ciò che rende la vita splendida, cibo incluso.
Ovviamente questo non significa perdere completamente il controllo, anche perché gennaio arriva in fretta e poi rimettersi in forma potrebbe essere molto più difficile.
Quindi come fare per mangiare a Natale liberamente, senza impazzire? Esistono dei semplici consigli che potete seguire per affrontare in serenità questo periodo che, per chi è a dieta, può sembrare un percorso a ostacoli.
6 consigli semplici per mangiare a Natale e godere a pieno delle feste, senza cadere nella trappola del senso di colpa
1. Mantenetevi
Come prima cosa ricordatevi che il vostro obiettivo durante il periodo di Natale non deve essere quello di perdere peso ma semplicemente quello di cercare di mantenerlo (anche se siete a dieta!). Cercate di essere realisti. È giusto porsi delle mete anche nel periodo delle vacanze ma devono essere raggiungibili. Dire "non assaggerò neppure un dolce durante tutte le festività" probabilmente non lo è e sarà solo fonte di frustrazione.
2. Approfittate del tempo
Natale è sinonimo di vacanze e quindi di maggiore tempo libero. Approfittatene per fare un po' più movimento del solito. Camminare, nuotare, sciare o qualsiasi altro passatempo piacevole può essere un buon modo per consumare le calorie extra introdotte, senza sentirvi troppo in colpa.
3. Selezionate
Il Natale è bello soprattutto perché si ha la possibilità di passare del tempo con amici e parenti che, nel corso dell'anno, non si ha modo di incontrare spesso. È necessario dire, d'altro canto, che a volte ci si ritrova a cena con persone che non si ha nessuna voglia di vedere, solo perché sembra maleducato rifiutare. Decidete cosa vale la pena di fare e imparate a dire no. In questo modo risparmierete calorie e anche qualche bruciore di stomaco non legato al cibo.
4. Non abbiate paura
Una volta decisi gli eventi da non perdere, andate e divertitevi, senza l'angoscia per quello che mangerete. Non significa, chiaramente, che vi dovete abbuffare fino a stare male, questo non è un comportamento equilibrato. Vuol dire, invece, che anche se mangerete qualcosa in più, potrete stare tranquilli: il corpo non si accorge di una singola giornata di sgarro, l'aumento di peso avviene nel tempo, quando gli errori si commettono tutti i giorni.
5. Posticipate
Se sapete di aver mangiato a sufficienza ma non riuscite a smettere di pensare al panettone che c'è in dispensa, invece di dire "non posso mangiarlo", provate con "lo mangerò più tardi". Questo è un trucco che permette alla vostra mente di distrarsi e vi porta a trasformare "lo voglio, ma non posso" in "posso averlo, ma non è poi così importante". Questo escamotage è molto utile nel ridurre le voglie!
6. Non inseguite la perfezione
Le vostre scelte alimentari non equivalgono al vostro valore come persone. Siate positivi anche quando le cose non vanno come avevate pianificato. Non cadete nella trappola della perfezione. Se alla fine delle vacanze vi ritroverete con qualche chilo in più non precipitate nel panico e non punitevi perché non siete stati sufficientemente forti. Mangiare troppo non è un crimine e non vi rende cattivi. Prendersi cura di se stessi significa anche perdonarsi quando si sbaglia. Questo è un periodo di gioia, non lasciate che un paio di situazioni frustranti vi rovinino le feste.
Per salutarci vi lascio con una dolcissima ricetta natalizia di Elisa di "Peri & the kitchen":
Vi auguro di trascorrere uno splendido Natale pieno di gioia e divertimento!
Ci vediamo il prossimo anno,
Michela
Agromafie: quando la malavita finisce nel piatto
Scritto da Elio Enrico PalumbieriStando a quanto emerso dal V Rapporto Agromafie elaborato da Euripses e dall'Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare, il volume d'affari delle agromafie lo scorso anno è salito a 21,8 miliardi di euro con un aumento del 30% rispetto al 2015. Numeri impietosi e in continua crescita che necessitano di un approfondimento. Il consumatore, infatti, deve assumere consapevolezza di questo fenomeno per poter riconoscere, ad esempio, i prodotti e i ristoranti "sani" e distinguerli da quelli, invece, da evitare.
L'agroalimentare, infatti, è sempre stato un terreno privilegiato di investimento anche per la malavita che oggi, in questo settore, cerca un modo per riutilizzare i capitali derivanti da attività illecite.
Cos'è l'agromafia? Si tratta di attività della criminalità organizzata che coinvolgono l'intera filiera agroalimentare. In questo campo, infatti, la mafia investe denaro ottenuto dalle attività illecite in settori quali ristorazione, turismo agricolo e grande distribuzione coprendo l'intero ciclo di produzione, trasformazione e vendita dei prodotti alimentari.
Le mafie, quindi, cercano nell'agroalimentare nuovi sbocchi di investimento. In particolare, due ambiti sono rilevanti sotto questo profilo: l'import-export di prodotti agroalimentari sottratti alle norme circa l'indicazione d'origine e tracciabilità (falso made in Italy) e la ristorazione. Il fenomeno del "falso made in Italy" consiste nella vendita di prodotti alimentari con etichetta o altri segni distintivi che richiamano una falsa origine italiana del prodotto. In sostanza: l'etichetta è italiana ma il prodotto no.
Tale fenomeno, diffuso in tutto il mondo, è spesso riconducibile proprio alle agromafie. Queste etichettano come italiani alcuni prodotti di bassa qualità provenienti dall'estero e li immettono nel mercato italiano o estero a prezzi, ovviamente, particolarmente elevati. Il fenomeno, inutile dirlo, è molto pericoloso per i consumatori che, fidandosi dell'etichetta che, ad esempio, riporta denominazioni tipicamente italiane spesso associate al tricolore, credono di acquistare un prodotto genuino.
A rimetterci, oltre al consumatore, sono anche le aziende italiane: un prodotto su due all'estero è un falso made in Italy per un giro d'affari che, complessivamente, nel 2015 ha raggiunto il valore di 36,8 miliardi di euro. Basti dire che, nei primi 7 mesi del 2015, la guardia di Finanza aveva sequestrato in Italia ben 160 tonnellate di cibi contraffatti.
Almeno nella nostra nazione un modo per evitare di acquistare prodotti alimentari contraffatti è leggere con estrema attenzione l'etichetta del prodotto che state acquistando: all'interno, infatti, troverete tutte le informazioni utili ad evitare un simile errore. Per informazioni su come leggere l'etichetta, potete leggere un mio precedente articolo.
Un esempio tipico, sotto questo profilo, è quello relativo al rinomato pomodoro San Marzano DOP: recentemente Nicholas Blechman, giornalista del New York Times, ha segnalato che negli Stati Uniti sono particolarmente diffuse confezioni di prodotti a base di pomodori di origine americana su cui, però, campeggia il nome "San Marzano".
La criminalità organizzata, tuttavia, è penetrata sempre maggiormente nell'economia legale investendo, tra gli altri, nel settore della ristorazione. Il business della ristorazione permette anche il riciclaggio di denaro derivante dalle attività illecite. A sottolinearlo è il Rapporto Agromafie sopra citato il quale ha evidenziato come tale sistema si attui tramite l'acquisizione e la gestione diretta e indiretta degli esercizi ristorativi. Stando a quanto riportato dal rapporto Coldiretti Euripses già nel 2015, nel nostro Paese i ristoranti nelle mani della criminalità organizzata erano almeno cinquemila.
Insomma, non bisogna credere che il settore agroalimentare sia sempre "intonso", privo di ogni contaminazione. Però due consigli possono essere utili. Ai consumatori: leggete le etichette fino nel dettaglio e se qualche informazione manca cercate anche online. Agli imprenditori: ponete la massima attenzione nell'etichettatura dei vostri prodotti anche sfruttando le informazioni facoltative e utilizzate in maniera efficace la comunicazione online e offline.
Perche' la prima colazione e' cosi' importante?
Scritto da Lorenza DadduzioMolti credono che fare colazione sia una perdita di tempo: la mattina i minuti sono sempre contati, si sa. Addirittura si pensa che saltare questo pasto equivalga ad una buona mossa per perdere peso (un pasto in meno uguale calorie in meno). Nulla di più falso!
Consumare una colazione salutare tutti i giorni ci aiuta a prevenire malattie come obesità, problemi cardiovascolari e diabete, e ci evita il rischio di buttarci su snack o cibi poco salutari durante il resto della giornata.
La colazione può sembrarvi inutile, soprattutto se non è un'abitudine acquisita durante l'infanzia. Io incoraggio sempre le mamme a spronare i figli a dedicarsi al primo e più importante pasto della giornata.
So bene quello che dico perché da bambina avevo sempre il brutto vizio di saltarla perché mi piaceva dormire fino all'ultimo istante!
Con il passare tempo, però, mi sono accorta che questo portava diversi scompensi come, ad esempio, frequenti cali di attenzione a scuola. Inoltre, mi ritrovavo a metà mattina a cercare schifezze nei distributori automatici, per placare la voglia di dolci, oppure arrivavo a pranzo affamata e mangiavo molto più del necessario.
Quindi ho deciso di iniziare a consumare la colazione, anche se all'inizio è stato faticoso. Il mio stomaco non era abituato a ricevere cibo a quell'ora del mattino e, di conseguenza, ha fatto un po' di resistenza: se non sei abituato, le prime volte, potresti avvertire anche un senso di nausea. Adesso, però, non posso farne a meno, credo sia addirittura uno dei miei pasti preferiti.
Visti i benefici che ho tratto da questo cambiamento, insisto molto affinché questa buona abitudine venga instaurata e, nella speranza di riuscire a convincervi, vi voglio illustrare perché la colazione ha un ruolo fondamentale nel farvi stare bene e in che modo la scienza lo stia sempre di più dimostrando.
1. Aumenta la dopamina Una ricerca svolta presso l'Università del Missouri ha evidenziato che assumere la prima colazione aumenta i livelli di dopamina, un neurotrasmettitore del cervello collegato ai sentimenti di ricompensa, e avere più dopamina determina una riduzione del desiderio di cibo nel corso della giornata. Quindi, se mangiate prima di andare al lavoro, avrete meno probabilità di essere tentati dal cibo spazzatura durante il resto della giornata e avrete un migliore autocontrollo quando arriverà il momento di decidere con cosa pranzare.
2. Stimola il tuo metabolismo Prima regola per far funzionare bene il vostro corpo: mangiare il giusto ma spesso!
Quando saltate i pasti, il corpo entra in uno stato di digiuno prolungato e inizia un meccanismo di difesa: dato che non vedrà cibo per un bel po' (almeno lui è convinto di questo) comincia a immagazzinare il grasso per paura di rimanere senza riserve future. Questo, naturalmente, porta a un aumento di peso.
Secondo uno studio apparso nel Journal of the American College of Nutrition gli adolescenti normopeso che saltano la prima colazione vanno più facilmente incontro all'aumento di peso in età adulta.
Una ricerca successiva ha, inoltre, dimostrato che chi consuma una colazione a base di cereali rispetto a proteine ha un indice corporeo ancora più basso.
3. È il miglior integratore naturale di vitamine e minerali La scienza, attraverso il lavoro di numerosi centri di ricerca, ci racconta che la prima colazione, assunta regolarmente, ci dona vitamine e micro nutrienti in quantità più adeguate. In un articolo scientifico, pubblicato dal Journal of Adolescent Health, è dimostrato che la maggior parte dei bambini esaminati che non mangiava a colazione, non raggiungeva i 2/3 delle quantità di vitamine A, B6, D, riboflavina, folati, calcio, ferro, magnesio, fosforo e zinco raccomandati.
4. Vi aiuta a sviluppare altre sane abitudini Un comportamento sano ne genera altri sani. Svegliarsi e fare una sana colazione vi incoraggia a continuare nella stessa direzione, preparandovi un pranzo sano e pianificando tutta la giornata secondo un punto di vista alimentare equilibrato. Prendervi cura di voi stessi vi fa sentire orgogliosi e aumenta la vostra autostima, che è l'ingrediente fondamentale che permette di rinunciare al cibo compensatorio e di essere più motivati nel costruire uno stile di vita salutare.
Infine, ma non meno importante, consumare la prima colazione significare avere un'occasione in più per mangiare cose che ci piacciono!
Esistono un sacco di cibi golosi ma sani che potete introdurre nel vostro pasto mattutino.
La mia colazione, ad esempio, è questa:
- Un bicchiere di acqua tiepida con un limone spremuto dentro, come primissima azione del mattino (mezz'ora prima di tutto il resto)
- Un bel caffè fumante per riuscire a svegliarmi (mi raccomando mai bere caffè a stomaco vuoto perché stimola la secrezione gastrica che, con il tempo, può provocare gastriti o acidità di stomaco)
- Del pane integrale tostato con la marmellata (meglio se fatta in casa)
- Un po' di frutta secca (per il suo contenuto di proteine ad alto valore biologico)
Ovviamente le buone combinazioni che potete scegliere sono molte. L'importante è non evitare mai la colazione!
Concludo con una ricetta molto semplice che costituisce, però, una colazione completa e veloce da preparare, abbinandovi solo una bevanda calda: la crema Budwig.
In una scodella versate 3 cucchiai di yogurt e 2 cucchiaini di olio di lino, quindi sbattete il composto con una forchetta fino a ottenere una crema. Aggiungete poi del succo di limone e mescolate. Separatamente macinate 3 cucchiai di un cereale integrale a vostro piacere (riso, avena, farro, miglio, ecc.) e unite un pugnetto di frutta secca (noci, mandorle, pinoli, sesamo, ecc.). Quindi mescolate insieme il crema, la polvere di cereali e i semi incorporando anche una banana matura schiacciata con una forchetta. Completate con un frutto tagliato a pezzetti.
Spero che le mie motivazioni siano state sufficientemente efficaci e di avervi convinti.
A presto, Michela
Come cucinare in casa e vendere i propri prodotti
Scritto da Elio Enrico PalumbieriSempre più spesso sentiamo parlare di microimpresa domestica nel settore alimentare. Ma che tipo di attività svolgono queste imprese e come avviarle?
In primo luogo per microimpresa domestica nel settore alimentare si intende quella realtà produttiva che opera nel settore alimentare all'interno di un'abitazione. In sostanza, chi intende vendere, ad esempio, le torte che produce in casa, deve avviare una microimpresa domestica alimentare.
Bene, sappiate che non è possibile produrre e vendere alimenti senza "regolarizzare" il proprio operato dal punto di vista giuridico. Prima di tutto è opportuno chiarire che, tecnicamente, la microimpresa domestica è una impresa inquadrabile nel settore artigianato.
Chi sono gli artigiani? Gli artigiani sono dei veri e propri imprenditori e, ai sensi dell'art. 2083 del Codice Civile, rientrano nella categoria dei "piccoli imprenditori". Secondo la "legge quadro sull'artigianato", l'artigiano è colui che svolge la propria attività in misura prevalente, anche manuale, nel processo produttivo. In parole più semplici, questo significa che chi decide di avviare una impresa artigiana (tra cui, appunto, quella domestica alimentare) deve dedicare a questa la maggior parte del proprio tempo, anche se ha un altro lavoro. La microimpresa deve, inoltre, dotarsi di una propria partita IVA e va registrata presso la Camera di Commercio.
Quali alimenti si possono produrre? Devo precisare che, anche per la produzione domestica di alimenti, è necessario seguire le procedure di igiene e sicurezza basate sui principi HACCP (Hazard-Analysis and Control of Critical Points, ossia un insieme di procedure volto a prevenire le possibili contaminazioni degli alimenti). Questo significa che sarà necessario analizzare e gestire tutti i rischi di contaminazione e analizzare e controllare tutti i punti critici della fase di produzione.
Oltre ai principi HACCP, è importantissimo seguire anche le norme in materia di rintracciabilità. Queste regole sono poste a tutela degli interessi e della salute dei consumatori. È necessario, infatti, individuare sempre chi fornisce le materie prime destinate alla produzione di alimenti. Anche all'interno della microimpresa domestica alimentare, quindi, bisogna dotarsi di registri su cui riportare tutte le informazioni inerenti all'origine dei prodotti che si usano in cucina.
Nella propria abitazione non è possibile produrre ogni tipo di alimento con lo scopo di venderlo. In particolare, la prima regola da seguire è la seguente: bisogna produrre alimenti che rientrino in un unico genere merceologico. Quindi, ad esempio, non è possibile produrre e vendere, contemporaneamente, taralli e piatti pronti. Questi due prodotti, infatti, rientrano in generi merceologici differenti: prodotti da forno i primi e gastronomia i secondi.
La seconda regola da seguire è questa: non è possibile produrre alimenti di origine animale. Questo significa che all'interno di un'abitazione, anche se adibita a microimpresa domestica alimentare, non è possibile produrre latte e prodotti a base di latte, uova, carne e prodotti a base di carne, molluschi bivalvi vivi, prodotti della pesca e derivati trasformati.
Ultima regola fondamentale è quella per cui non possono essere eseguite delle preparazioni destinate alla somministrazione. In sostanza, al netto dell'attività di "home restaurant" (in merito alla quale segnalo l'interessante articolo in questo link), non è possibile servire i propri piatti direttamente al cliente. I piatti andranno sempre venduti singolarmente e consumati all'esterno.
A quali soggetti è possibile vendere i propri prodotti? Sotto questo punto di vista non c'è una vera e propria regola peculiare. È possibile, infatti, vendere i propri prodotti sia a esercizi commerciali sia a privati. Ciò che conta realmente è il confezionamento e l'etichettatura.
È possibile utilizzare la mia cucina? No, non è possibile. Per poter regolarmente produrre alimenti destinati alla vendita, anche all'interno di un'abitazione, è necessario utilizzare un locale cucina diverso da quello che si usa normalmente o allestire una cucina in uno spazio separato all'interno di un altro locale.
Di fondamentale importanza è il rispetto di alcuni requisiti. Tra tutti la presenza di un servizio igienico dotato di antibagno, rubinetto a comando non manuale e asciugamani monouso.
Insomma, la microimpresa domestica alimentare è un'ottima idea per chi tenta, in qualche modo, di vendere i propri prodotti senza investire somme ingenti. Tuttavia, è sempre necessario analizzare a fondo le regole e prepararsi a sopportare un investimento: allestire un nuovo locale-cucina e compiere tutte le pratiche burocratiche necessarie richiede sempre un impegno lavorativo ed economico non da poco.
10 motivi per cui bisogna assolutamente imparare a cucinare
Scritto da Lorenza Dadduzio In questa vita siamo sempre di corsa e, a volte, trovare il modo di cucinare è difficile. Siamo tutti alla ricerca di un sistema per incastrare questa attività tra i nostri mille impegni. Ma cucinare è un'arte e, come tale, bisogna dedicargli il tempo che merita.
"La scoperta di un nuovo piatto è più preziosa per il genere umano che la scoperta di una nuova stella."
(J.A. Brillat-Savarin)
Questa citazione suggerisce in modo chiaro e lampante perché tutti quanti dovremmo assolutamente imparare a cucinare. È una pratica importante che tutti dovremmo acquisire. Il tempo speso a imparare a cucinare non è mai tempo sprecato e farlo non è così difficile come si può credere.
Devo ammettere le mie colpe: ho avuto a che fare con la mia prima pentola durante il primo anno di università, quando ho cominciato a vivere da sola. O imparavo a cucinare o non mangiavo (e io non sono una di quelle donne fortunate che non hanno mai fame!).
All'inizio non è stato facile. Quando rientravo a casa dopo una giornata intera in laboratorio, cucinare era proprio l'ultimo dei miei pensieri e il numero del fattorino della pizza era salvato tra i miei contatti preferiti. Dopo un periodo di pizze, panini, e "varie ed eventuali", ho però capito che non c'era scampo: dovevo imparare a cucinare o avrei finito l'università con dieci chili (almeno) in più.
Probabilmente non vincerò mai Masterchef (non sono molto brava ai fornelli!) ma preparare i miei pasti mi permette di mangiare sano e sentirmi in forma. Non sapersi giostrare tra i fornelli significa essere costretti a consumare cibi pronti e confezionati, totalmente privi dei principi nutritivi necessari e ricchi solamente di grassi, zuccheri e sale. Cucinare è la porta principale per intraprendere un'alimentazione sana e completa.
In realtà c'è molto di più da guadagnarci – oltre a migliorare la propria salute - molto più di quello che potreste mai immaginare. Ecco i 10 principali motivi per cui dovete cominciare a spignattare subito.
I 10 motivi per cui tutti dovrebbero cominciare a cucinare oggi stesso
1. Si hanno maggiori possibilità di trovare lavoro Secondo un sondaggio di Cake Angels, svolto insieme alla compagnia Recruitment Grapevine, cucinare è la seconda caratteristica maggiormente presa in considerazione da chi esamina un curriculum vitae. Questo perché, essere bravi cuochi, è una dimostrazione di possedere qualità come pazienza, accuratezza e creatività, che sono fondamentali in qualsiasi lavoro.
2. Risparmiate Un pasto cucinato a casa è molto più economico di una cena al ristorante o di un piatto pronto comprato in rosticceria. Spadellare a casa è un ottimo sistema per risparmiare un po' di soldi. Inoltre, se si è attenti e si comprano solo prodotti di stagione (come bisognerebbe sempre fare), la spesa sarà ancora minore!
3. È la più efficace dieta di sempre Cucinare è uno dei sistemi più efficaci per migliorare la tua dieta. Secondo la maggior parte dei miei pazienti, mangiare fuori è la causa principale della loro incapacità di perdere peso o di mantenere un peso sano. A differenza dei pasti al ristorante, a casa si ha il completo controllo su quello che si mangia. È piuttosto ovvio che le calorie assunte attraverso il cibo fatto in casa siano di molto minori rispetto a quelle consumate al ristorante o con cibi pronti.
4. È uno stimolo per il cervello Il cibo pronto, ricco di zuccheri e grassi, provoca dei picchi di insulina che rendono stanchi e meno attenti. Cucinare cibi più salutari a casa ti darà la concentrazione necessaria per essere efficiente tutto il giorno e sentirti bene.
5. Libera la tua creatività Essere creativi non significa solo saper disegnare o essere in grado di modellare un vaso con la creta. Creatività significa saper dare vita a qualcosa che non c'è, come un piatto delizioso da una manciata di ingredienti.
6. È una scoperta di sapori nuovi Comprare pasti confezionati può sembrare semplice e conveniente all'inizio ma, a lungo andare, non è così. Lo si capisce una volta che si comincia a cucinare. Il motivo è molto semplice: il sapore (e il piacere che ne deriva) è completamente diverso. I cibi pronti sono arricchiti con sostanze che alterano il sapore reale degli ingredienti e creano assuefazione. Diciamo che si diventa un po' dipendenti dal loro gusto artificiale. Riscoprire il reale sapore degli ingredienti può essere una grande scoperta.
7. Aumenta il proprio fascino Per quanto mi riguarda, se un uomo sa cucinare ha già una buona scorta di punti a suo favore per conquistarmi. Cosa c'è di più sexy di un uomo ai fornelli?
Ovviamente questo vale per entrambi i sessi: tutti rimaniamo impressionati positivamente quando qualcuno cucina per noi. È un modo per prendersi cura dell'altro e tutti amiamo sentirci coccolati.
8. Si hanno figli più sereni Secondo uno studio condotto dall'Università di Montreal, apparso sulla rivista Journal of Adolescent Health, gli adolescenti che consumano con regolarità i pasti in famiglia presentano meno disturbi del comportamento rispetto a quelli che mangiano spesso fuori casa. Cucinare per gli altri significa mostrare il proprio amore e sostegno, stimolando nei figli un forte senso di benessere.
9. Aumenta il tuo grado di felicità Vivere immersi nel momento presente, eliminando il continuo turbinio di pensieri che abbiamo in testa, è la prima regola per imparare a essere felici. Questo è quello che cerco di insegnare nei miei corsi di Mindful Eating (se non sai di cosa sto parlando dai un'occhiata al mio blog) e cucinare è il primo esercizio che propongo. Pulire, spellare e tagliuzzare le verdure, impastare il pane o mescolare lentamente un pentolone di zuppa, possono essere una grande occasione per essere connessi con il momento presente, come durante una meditazione.
10. Migliora la vita
Se hai letto i 9 punti precedenti capirai perché non è una esagerazione dire che imparare a cucinare può di gran lunga migliorare la tua vita. Come hai potuto scoprire, spadellare ti aiuta a conseguire qualità come sicurezza in te stesso, creatività, fascino e molto altro ancora. È qualcosa d'importante per condurre una vita piena e soddisfacente.
E, visto che siamo in tema, vi saluto con una ricetta della bravissima Silvia Faraci, una mamma celiaca che ha fatto della sua intolleranza al glutine una virtù. È un gustosissimo miglio burger con verdure alle erbe. Cimentatevi anche voi nella sua preparazione, come primo passo per imparare a prendervi cura di voi stessi attraverso la scelta degli ingredienti e la cura dei propri pasti.
A presto,
Michela
Come avviare un e-commerce di prodotti alimentari?
Scritto da Lorenza DadduzioChi non ha mai effettuato un acquisto online? Ormai, tramite e-commerce è possibile comprare ogni genere di bene e, non da molto tempo, anche alimenti (per chi se lo fosse perso, troverete un esempio qui). I numeri, in effetti, parlano chiaro: nel 2016 le imprese operanti in Italia nel settore dell'e-commerce erano all'incirca 16 mila, localizzate principalmente in Lombardia, Lazio, Campania, Emilia Romagna, Piemonte, Veneto e Toscana (Dati Confesercenti) . Il fatturato nel 2015 è stato stimato in 28,8 miliardi di euro, in crescita del 19% rispetto al 2014 (Dati Casaleggio Associati).
Quali norme regolano il commercio elettronico di prodotti alimentari? Anche l'e-commerce ha le sue regole. Comprare alimenti, sia su un sito web che dal nostro rivenditore di fiducia, infatti, è sempre un'operazione delicata e, per questo, ogni passaggio, dalla produzione alla commercializzazione, è rigidamente regolato. In particolare, occorre fare riferimento al Regolamento UE 1169/2011, relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori. Il regolamento, infatti, precisa che le informazioni sugli alimenti devono essere fornite al consumatore indipendentemente dalle forme in cui gli stessi alimenti sono venduti. Ne deriva, quindi, che il consumatore ha diritto a ricevere tutti i dati necessari sull'alimento che sta acquistando nel negozio di fiducia così come tramite un e-commerce.
Al centro della questione relativa alla sicurezza degli acquisti online, ci sono, quindi, le informazioni che vengono date al consumatore prima dell'acquisto.
Due sono le definizioni rilevanti per affrontare al meglio la materia:
- tecniche di comunicazione a distanza: con questa espressione si indica qualunque mezzo che, senza la presenza fisica e simultanea del fornitore e del consumatore, possa impiegarsi per la conclusione del contratto tra dette parti. Giuridicamente i siti di e-commerce rientrano in questa categoria;
- informazioni sugli alimenti: le informazioni riguardanti un alimento e messe a disposizione del consumatore finale mediante un'etichetta, altri materiali di accompagnamento o qualunque altro mezzo, compresi gli strumenti della tecnologia moderna o la comunicazione verbale.
Ma quali sono le informazioni che devono essere obbligatoriamente fornite al consumatore nel caso di acquisto di alimenti su e-commerce?
Devono essere presenti:
- la denominazione dell'alimento;
- l'elenco degli ingredienti, ingredienti o coadiuvanti tecnologici (ad esempio: cereali contenenti glutine, crostacei, uova, pesce, soia, latte ecc.) o derivati di questi che provochino allergie o intolleranze;
- la quantità di alcuni ingredienti o categorie di ingredienti;
- la quantità netta dell'alimento;
- le condizioni particolari di conservazione e/o le condizioni d'impiego;
- il nome o la ragione sociale e l'indirizzo dell'OSA (operatore del settore alimentare responsabile delle informazioni sugli alimenti);
- il paese di origine o il luogo di provenienza ove previsto dalle norme;
- le istruzioni per l'uso;
- il titolo alcolometrico volumico effettivo (solo per le bevande che contengono più del 1,2% di alcol);
- una dichiarazione nutrizionale.
Queste indicazioni devono essere disponibili senza alcun costo aggiuntivo per il consumatore e devono essere fornite direttamente sul supporto della vendita a distanza (sul sito di e-commerce) o tramite qualunque mezzo adeguato. Inoltre devono essere disponibili, nella loro completezza, anche al momento della consegna.
Responsabili delle informazioni sugli alimenti venduti tramite e-commerce sono sia l'operatore del settore alimentare (ossia la persona fisica o giuridica responsabile di garantire il rispetto delle norme della legislazione alimentare nell'impresa posta sotto il suo controllo) sotto il cui nome o ragione sociale il prodotto è commercializzato, sia il proprietario del sito web il quale deve, ovviamente, garantire che tutte le informazioni siano visibili e disponibili al consumatore.
Come detto, il contratto stipulato in occasione di un acquisto tramite e-commerce rientra nella categoria dei contratti a distanza per i quali è previsto il cosiddetto diritto di recesso: il consumatore, entro 14 giorni, può recedere da un contratto stipulato a distanza senza fornire alcuna motivazione e, in ogni caso, senza dover sostenere costi ulteriori. Tale diritto, tuttavia, è escluso nel caso di fornitura di beni che rischiano di deteriorarsi o scadere rapidamente.
In particolare, nel caso di acquisto di prodotti alimentari, il diritto di recesso è escluso nei seguenti casi:
- prodotti agricoli, ittici e alimentari preconfezionati che riportano una data di scadenza o un termine minimo di conservazione non superiore a sessanta giorni;
- prodotti agricoli, ittici e alimentari sfusi, comprese erbe e piante aromatiche, anche se posti in involucro protetti o refrigerati, non sottoposti a trattamenti atti a prolungare la durabilità degli stessi per un periodo superiore a sessanta giorni;
- determinati prodotti a base di carne;
- tutti i tipi di latte.
L'acquisto su e-commerce di prodotti alimentari, quindi, è certamente possibile ma le norme che ne regolano le dinamiche sono particolarmente stringenti ed è importante conoscere i propri diritti (per chi acquista) e doveri (per chi vende).
(Questo articolo è tratto da un mio precedente lavoro scritto in collaborazione con Massimo Zortea)
Comfort food: quando il cibo diventa dipendenza
Scritto da Lorenza DadduzioCari amici mancini, come tutti noi amanti del buon cibo sappiamo, mangiare è una delle vere gioie della vita. Non sempre, però, questo regalo che l'universo ci dona viene utilizzato nel modo migliore. Il cibo, purtroppo, può trasformarsi in una vera e propria dipendenza.
Oggi vi voglio parlare di quello che viene definito "comfort-food", cibo che diventa vero e proprio conforto emotivo nei momenti di "down" che ci possono cogliere durante la giornata.
Tutti noi, probabilmente, in alcuni momenti della vita abbiamo sfogato alcune nostre frustrazioni nel cibo, sperimentando cosa sia la fame emotiva. Ad esempio, vi è mai capitato di sentirvi in diritto di abbuffarvi di gelato dopo aver sopportato una pesante giornata lavorativa? Sono certa che tutto sommato avete pensato fosse una mossa piuttosto innocua. In realtà non è affatto così! Il passo perché questa reazione diventi abitudine (una cattiva abitudine ovviamente) è molto breve.
Il cibo non deve essere l'unica alternativa per stare meglio ogni volta che avete avuto una giornataccia! Se proseguirete su questa strada, il prezzo da pagare sarà alto: l'aspetto emotivo condizionerà sempre in modo pesante le vostre scelte alimentari.
Una delle cose che ho imparato in tutti questi anni di lavoro come nutrizionista è che la maggior parte dei disturbi alimentari (o anche più semplicemente l'obesità e il sovrappeso) non dipende dal cibo in sé ma da un bisogno personale di conforto. In questo caso il cibo non è semplice nutrimento, quale dovrebbe essere, bensì qualcosa di rassicurante che distoglie l'attenzione dai propri problemi, calma o spegne sentimenti negativi che non si riesce ad accettare.
A volte abbiamo una tolleranza molto bassa alle emozioni negative: invece di affrontare il disagio - e accettarlo - è più facile fuggire. Il cibo è il sistema perfetto: quando si mangia per soffocare un'emozione, si cade in una specie di trance in cui si ha una tregua dal dolore. Qualsiasi emozione troppo intensa che superi la soggettiva soglia di tolleranza può scatenare una abbuffata. Quest'ultima diventa, infatti, una fuga dalla consapevolezza, una sorta di sospensione dal tempo, dalle emozioni e dalle conseguenze, necessaria al "mangiatore emozionale" per placare l'ansia, riempire vuoti emotivi (delusioni, carenze affettive o semplicemente noia) o sfogare la propria rabbia.
Appena, però, l'effetto confortante del cibo svanisce - subito dopo aver dato l'ultimo morso - i problemi che hanno scatenato tutto questo sono ancora lì ad aspettarci, accompagnati però da senso di colpa e frustrazione per non essere stati capaci di frenarci. Come si suole dire: ad ogni morso, un rimorso! E a questo punto cosa si fa? Ci si butta nuovamente nel cibo, innescando un circolo vizioso dal quale è difficile uscire. Emozione negativa -> cibo -> senso di colpa -> altro cibo! E così via all'infinito.
Questo "mangiare emotivo" può essere però avvilente per chi sta cercando di migliorare la propria salute o, magari, di perdere peso.
Ma come si può fare per uscire dal circolo vizioso del "comfort-food"? È necessario avere un piano di attacco da far scattare tutte le volte che ti viene la tentazione.
La dipendenza da cibo, come tutte le dipendenze, non si supera in poche settimane. È fondamentale farlo lentamente, per gradi. Quello che consiglio ai miei pazienti è di metterci molta pazienza e forza di volontà.
Vediamo quali sono i primi passi con cui iniziare a trattare una dipendenza da cibo.
1. Diventare consapevole
Per risolvere un problema bisogna essere consapevoli di averlo. Ad esempio, è importante rendersi conto che è la noia a farci mettere la mano nella scatola dei biscotti o la solitudine mandarci in cerca delle patatine. Essere consapevoli di quale possa essere stata la causa scatenante è il primo passo per bloccare il mangiare emotivo.
Ogni volta che siete in cerca di cibo chiedetevi: ma ho davvero fame?
2. Eliminare la tentazione
Fondamentale: non avere mai cibo a portata di mano. Ovviamente non è sempre possibile tenere niente in casa ma, se avete dei cioccolatini, non metteteli in bella vista in salotto, piuttosto teneteci un bel cesto di frutta.
3. Imparare ad accettare
Il cibo di conforto fornisce un allontanamento dal senso di disagio che proviamo, dandoci un momentaneo piacere. Una soluzione potrebbe essere non cercare di allontanare le vostre emozioni negative ma ascoltarle e accettarle. È normale sentirsi tristi, arrabbiati, spaventati e stanchi. Approcciate i vostri sentimenti con gentilezza e il corpo inizierà a capire che non ha più bisogno di mangiare per proteggervi.
4. Cavalcare l'onda
A volte nascondere il cibo non è sufficiente. A un certo punto quello stimolo irrefrenabile arriverà e cedervi sarà molto facile. Quando cominciate a sentirvi "in pericolo" tentate di rimanere fermi un attimo in più del solito, semplicemente in ascolto di quello che state provando. Pensate a quella voglia come a un'onda che inizia a generarsi nel mare, si alza ripida e spaventosa e poi, in modo del tutto naturale, comincia a rimpicciolirsi e se ne va. Visualizzare in questo modo il desiderio di mangiare potrebbe allontanarlo senza che voi dobbiate cedervi.
5. Cercare un'alternativa
Una volta che avete stabilito che il desiderio di mangiare non è un bisogno fisico ma emotivo, il passo successivo è quello di trovare un sano comportamento alternativo che vi dia lo stesso piacere: fare un bagno caldo, disegnare, andare a fare una passeggiata nella natura e leggere un buon libro.
Le alternative sono davvero tante e ovviamente sono personali, non a tutti piacciono le stesse cose. Fate un elenco delle attività che preferite e attaccatelo sul frigorifero. Ogni volta che avrete la tentazione di mangiare per cercare piacere, andate a leggere quella lista e scegliete di rilassarvi in un modo più salutare.
6. Mettere a fuoco il vero problema
Dopo aver trovato un'alternativa all'abbuffata bisogna però capire che cosa c'è realmente "sotto la pelle". Chiedetevi: perché cerco il cibo? Di cosa ho bisogno davvero? C'è un problema che non voglio affrontare?
Andate in cerca del problema reale e non abbiate paura di guardarlo in faccia.
7. Non arrendersi mai
Una cosa che non dobbiamo mai dimenticare: siamo umani e, in quanto tali, inevitabilmente faremo degli errori. Magari la prima volta che cercheremo di fermare il mangiare emotivo non ci riusciremo, forse neppure la seconda. Non importa, quello che conta è andare avanti. Il vero segreto del successo è la perseveranza.
Ovviamente questi sono solo i piccoli passetti per cominciare. Il lavoro è molto lungo e, a volte, non è detto che si possa risolvere questo problema da soli. Chiedere aiuto a qualcuno può essere fondamentale.
Per concludere condivido con voi una ricetta che mi piace molto di Lorenzo e Jessica Locatelli di Cucinare secondo natura: la Buddha Bowl della Condivisione. Questo piatto esprime pienamente quello che deve essere il cibo: amore.
A presto,
Michela.
Altro...
Ormai i prodotti biologici sono diventati parte integrante della nostra dieta e della nostra spesa quotidiana. Il mercato del biologico, infatti, vale, in Italia circa 2,14 miliardi di euro e il fatturato dei negozi bio raggiunge i 761 milioni di euro (dati ASSOBIO).
Ma cosa si intende per "biologico"? Per trovare una prima definizione è necessario dare uno sguardo ai regolamenti emanati dall'Unione Europea. Nel 2007 è stato infatti diffuso il regolamento europeo n. 834/2007 che ha fornito la base per lo sviluppo sostenibile della produzione biologica. Questo documento definisce la "produzione biologica" come quel sistema globale di gestione dell'azienda agricola e di produzione agroalimentare basato su alcuni elementi fondamentali quali:
- l'interazione tra le migliori pratiche ambientali;
- un alto livello di biodiversità;
- la salvaguardia delle risorse naturali;
- l'applicazione di criteri rigorosi in materia di benessere degli animali;
- una produzione in grado di rispondere al meglio alle preferenze dei consumatori che cercano prodotti ottenuti con sostanze e procedimenti naturali.
Il metodo di produzione biologico ha, dunque, una duplice funzione sociale: da un lato risponde alla domanda di prodotti biologici dei consumatori e, dall'altro, fornisce beni pubblici che contribuiscono alla tutela dell'ambiente, al benessere degli animali e allo sviluppo rurale.
Il regolamento 834/2007 può essere suddiviso in due parti: da un lato la parte contenente specifiche norme per le fasi della filiera del biologico e, dall'altro, quella relativa all'etichettatura dei prodotti bio. Con "filiera del biologico" si intende indicare l'insieme di aziende che creano, distribuiscono e commercializzano il prodotto biologico. L'attenzione, quindi, è posta sia sulla produzione e commercializzazione degli alimenti biologici sia sul come questi vengono presentati al consumatore in etichetta o in pubblicità.
1) La produzione biologica
Gli scopi della produzione biologica non si limitano alla commercializzazione del prodotto ma tendono a perseguire obiettivi e principi ben più importanti. In particolare, è necessario evidenziare che la produzione biologica mira a stabilire un sistema di gestione sostenibile per l'agricoltura che possa rispettare i cicli naturali, contribuire ad un alto livello di diversità biologica, assicurare un impiego responsabile delle risorse naturali e favorire il benessere degli animali.
La produzione biologica, infatti, si basa sui seguenti principi:
- i processi biologici devono essere fondati su sistemi ecologici che impiegano risorse naturali con metodi che utilizzano organismi viventi, praticano la coltura di vegetali e la produzione animale legate alla terra o praticano l'acquacoltura nel rispetto dello sfruttamento sostenibile della pesca e non utilizzano OGM (organismi geneticamente modificati);
- la produzione biologica limita l'uso di fattori di produzione esterni come, ad esempio, i fitofarmaci e, se proprio necessari, ne utilizza di provenienti sempre da biologico. Accetta anche sostanze naturali o derivati di sostanze naturali o concimi minerali a bassa solubilità (che, quindi, non recano particolari danni al prodotto o all'ambiente);
- l'utilizzo di fattori di produzione ottenuti per sintesi chimica deve essere ridotta a pochi casi eccezionali in cui non esistano pratiche di gestione appropriate e non siano disponibili sul mercato i fattori di produzione naturali necessari, o ancora, se l'uso di fattori di produzione esterni naturali potrebbe creare un impatto ambientale inaccettabile.
2) L'etichettatura dei prodotti bio
Come detto, il regolamento 834/2007 prevede anche norme circa l'etichettatura, la pubblicità e i documenti commerciali dei prodotti biologici. In particolare, i produttori possono validamente utilizzare termini quali "bio" e "eco" solo quando i prodotti rispettano i principi elencati sopra. In tal caso, inoltre, tali termini possono essere adoperati non solo in un determinato paese ma nell'intera Unione Europea e in qualsiasi lingua comunitaria.
I termini "bio" e "eco" possono essere usati nei seguenti casi:
- nella denominazione di vendita anche degli alimenti trasformati quando la produzione di alimenti biologici trasformati è separata nel tempo e nello spazio da quella di alimenti non biologici. Una situazione che può farci capire meglio questo caso è quello di un'azienda che produce sia alimenti biologici che alimenti non biologici e che potrà fare uso dei termini "bio" e "eco" solo se la produzione dei primi è separata, nel tempo e nello spazio, da quella dei secondi. E cosa sono gli alimenti trasformati? Un esempio tipico sono il formaggio (latte e altri ingredienti trasformati), i salumi (carne e altri ingredienti trasformati) e il vino: la trasformazione agroalimentare è un processo tecnologico ed economico che dà un valore aggiunto a un prodotto agricolo consentendone l'utilizzazione in forma e condizioni differenti rispetto a quelle originarie al momento della raccolta;
- solo nell'elenco degli ingredienti quando:
- la produzione di alimenti biologici trasformati è separata nel tempo e nello spazio da quella di alimenti non biologici;
- il prodotto è ottenuto principalmente da ingredienti di origine agricola;
- nel processo di trasformazione, vengono utilizzati particolari ingredienti (quali gli additivi, gli aromi, l'acqua, il sale, i minerali, gli oligoelementi, le vitamine e gli amminoacidi e gli altri micronutrienti) destinati ad un'alimentazione particolare (come, ad esempio, nel caso degli alimenti per la prima infanzia e dei prodotti dietetici) e solo a condizione che siano stati autorizzati per l'uso nella produzione biologica;
- gli ingredienti di origine agricola non biologici sono autorizzati per l'uso nella produzione biologica dal Regolamento CE 889/2008.
L'UE ha, inoltre, previsto la possibilità di utilizzare uno specifico logo comunitario indicante i prodotti di origine biologica: tale logo può essere utilizzato nell'etichettatura, nella presentazione e nella pubblicità dei prodotti bio. Insieme al logo comunitario deve essere anche inserita un'indicazione del luogo in cui sono state coltivate le materie prime agricole che compongono il prodotto tramite le diciture:
- "agricoltura UE" quando la materia prima è stata coltivata in uno dei paesi membri dell'Unione Europea;
- "agricoltura non UE" quando la materia prima è stata coltivata in paesi che non sono membri dell'Unione Europea;
- "agricoltura UE/non UE" quando parte della materia prima è stata coltivata in un paese UE mentre il resto in un paese non UE.
Quindi, in base a quanto detto, le norme dell'Unione Europea regolano la produzione biologica ponendo particolare attenzione non solo ai metodi di produzione in quanto tali ma anche a ciò che viene comunicato al consumatore. Non è un caso se lo stesso regolamento 834/2007 faccia più volte riferimento alla necessità di tutelare e giustificare la fiducia del consumatore nei prodotti etichettati come biologici. Il consumatore deve essere ben informato per potersi fidare di una categoria di prodotti: questa affermazione è una delle "colonne portanti" dell'intero mercato bio.
Cari amici mancini, siamo già al nostro quarto appuntamento con le mie briciole di consapevolezza e mi sembra doveroso parlarvi di una delle regole fondamentali per mantenere il peso forma, stare bene fisicamente e assaporare pienamente il cibo, ossia imparare a mangiare lentamente.
In questa nostra società "moderna" andare di corsa è purtroppo sinonimo di efficienza. Facciamo tutto correndo, sempre con addosso la sgradevole sensazione di non avere mai abbastanza tempo. Chiaramente questo si riflette anche a tavola: prendersi del tempo per mangiare con calma e lentamente sembra quasi una perdita di tempo!
Mi rendo conto tutti i giorni di quanto le persone facciano fatica a mangiare piano. Quando mi soffermo ad osservare la gente nei ristoranti mi sembra che stiano tutti partecipando a una gara a chi finisce il piatto più velocemente, gara nella quale l'unico premio sarà un inevitabile senso di pesantezza e mal di stomaco. In realtà mangiare piano non è affatto una perdita di tempo, anzi, è fondamentale per diversi motivi.
Si migliora la digestione La digestione comincia in bocca grazie all'azione biochimica della saliva ma, soprattutto, grazie a quella meccanica dei denti. Mangiando lentamente si masticherà meglio il cibo, alleggerendo il lavoro a carico dello stomaco e migliorando la propria digestione. Inoltre, quando mangiamo di corsa, introduciamo molta più aria nello stomaco con conseguenti gonfiori addominali.
Si assapora di più il cibo A volte ingurgitiamo il cibo talmente di corsa che non sentiamo neppure che sapore ha. È difficile godere del cibo se lo mangiamo troppo velocemente. Pensiamo ad esempio, ai cibi "peccaminosi": il motivo per cui le persone li mangiano, pur sapendo che non fanno loro bene, è proprio per il loro sapore delizioso. Ma che senso ha se li mangiamo velocemente? Inevitabilmente ne mangeremo di più, per cercare di prolungare maggiormente quella sensazione di piacere. Se li mangiassimo lentamente, potremmo far durare quella sensazione lo stesso tempo con una quantità di prodotto nello stomaco decisamente inferiore. Chiaramente questo discorso vale anche per i cibi sani: con più calma mangiamo il cibo, più godremo del suo sapore.
Si perde peso Ci sono tantissime ricerche scientifiche che dimostrano che mangiare velocemente si traduce quasi sempre in un eccesso di cibo. Il senso di sazietà è una risposta neurologica controllata da alcune regioni dell'ipotalamo. Affinché al cervello arrivino i primi segnali di sazietà devono passare circa 20 minuti dal momento in cui si inizia a consumare un pasto. Solo dopo questo lasso di tempo si è in grado effettivamente di dire se lo stomaco è pieno oppure no (e decidere eventualmente di fermarsi). Ma se in quei 20 minuti ci si è ingozzati è molto probabile che ci si ritrovi ad aver mangiato molto di più del necessario. Mangiare piano equivale a mangiare meno e, di conseguenza, a perdere peso.
Ora vi starete chiedendo: ma come posso smettere di mangiare velocemente se questa abitudine è ormai radicata in me da così tanto tempo? La risposta è semplice: esercitandosi ogni giorno!
Qui di seguito vi propongo 6 esercizi che, negli anni, ho testato sui miei pazienti con risultati soddisfacenti. Il mio obiettivo è quello di presentarvi alcune possibili opzioni, alcune andranno bene, altre meno. Sarete voi a scegliere quella che si adatterà meglio alle vostre abitudini e al vostro stile di vita.
I 6 trucchi per imparare a mangiare lentamente e con maggiore consapevolezza:
1. Mettersi in difficoltà Fare cose "scomode" è un ottimo sistema per rallentare anche se non lo volete. Ad esempio potete provare a mangiare con la vostra mano non dominante per una settimana o magari provare a mangiare tutto con le bacchette (sempre che non siate esperti di cucina giapponese!). Tempo fa ho letto in rete la storia di una famosa azienda americana che ha proposto a un gruppo di suoi dipendenti di mangiare solo con le bacchette per una settimana come esercizio di consapevolezza. Anche se la perdita di peso non era l'obiettivo dell'azienda, tutti in ufficio hanno perso peso.
2. Masticare a fondo Masticare a fondo ogni boccone è il modo più semplice ed efficace per imparare a mangiare lentamente. Molti dati scientifici attendibili dimostrano come una masticazione lenta porti, come naturale conseguenza, a un minore introito di cibo. L'ideale sarebbe masticare 25 volte (almeno) ogni boccone. In ogni caso, secondo me, la cosa importante è decidere prima il numero di masticazioni e riuscire a farle prima di deglutire. Se non avete voglia di contare (e lo capisco!) potete semplicemente impostare il timer della cucina a 20/30 minuti e imporvi di non terminare il pasto prima che il campanello suoni. È sempre un sistema efficace per tenere sotto controllo il ritmo.
3. Appoggiare la forchetta e bere Posare la forchetta tra un boccone e l'altro per sorseggiare un po' acqua è un ottimo esercizio per imparare a mangiare lentamente. Questo richiede di mettere giù la forchetta, masticare e deglutire prima di ricominciare con un secondo boccone. Inoltre, aggiungere liquido nello stomaco può aiutare a sentirsi più sazi. Meglio non esagerare però con la quantità di acqua a pasto, bastano piccoli sorsi giusto per rallentare, altrimenti si rischia di "diluire" troppo i succhi gastrici e ridurne l'efficacia.
4. Identificare gli ingredienti Cercare di identificare tutti i diversi ingredienti utilizzati per preparare il vostro pasto è un altro ottimo sistema per concentrarsi sul momento presente e mangiare lentamente. Può essere particolarmente divertente nei ristoranti o a casa di amici, quando non avete cucinato voi. Un valore aggiunto di questa tecnica è che può anche aiutare anche a diventare più creativi in cucina.
5. Imporsi di essere gli ultimi Abbiamo tutti una tendenza inconscia a imitare le persone che ci sono vicino. Se state pranzando con un mangiatore "feroce" vi potreste ritrovare, senza neppure accorgervene, a simulare questa sua cattiva abitudine e mangiare di corsa anche voi solo per tenere il passo. Quando vi capiterà di essere in una situazione di questo tipo provate a invertire la rotta e imponetevi di essere l'ultimo a finire il pasto! Provate a essere voi a influenzare gli altri a mangiare piano.
6. Evitare di arrivare affamati Niente vi renderà più propensi a mangiare di fretta che arrivare a pasto completamente affamati. Più che un esercizio, questa dovrebbe essere una regola di vita: cerca di mangiare sempre qualcosa durante la giornata in modo da arrivare ai pasti principali con una fame normale. Io ad esempio mangio della frutta fresca a metà mattina e della frutta secca nel pomeriggio. Dopo circa 15-20 minuti, la mia fame si placa e questo mi basta per arrivare al pasto senza essere affamata.
Fare 5 pasti al giorno è fondamentale non solo per non arrivare a pasto affamati ma anche per dimagrire. Passare troppe ore a digiuno, infatti, rallenta il tuo metabolismo portandoti a consumare meno calorie!
Per salutarci vi lascio con questa gustosa ricetta di Serena Brozzi, anche lei foodblogger della grande famiglia mancina.
Cous Cous e Ceci al profumo di Curry, Lime e Fiori di Zucca
Ingredienti:
- 200 gr di ceci già cotti
- 100 g di cous cous
- 4/5 fiori di zucca
- 1 carota
- 1 cucchiaino di curry
- paprika
- olio extravergine di oliva
- sale marino integrale
- erba cipollina o menta essiccate
- qualche fetta di lime
Fate rinvenire il cous cous in acqua bollente seguendo le indicazioni riportate nella confezione. Per un gusto più marcato e saporito, invece di semplice acqua salata, potete utilizzare del brodo vegetale.
Lavate la carota con la spazzola di cocco e riducete a julienne con la grattugia a fori larghi.
Se non avete la spazzola di cocco, o volete fare più in fretta, può essere più pratico il pelapatate, perdendo, tuttavia, una parte utile e nutriente dell'ortaggio: in un'ottica di equilibrio, sarebbe importante mangiare la frutta e la verdura nella loro interezza.
Lavate bene i fiori, privateli del pistillo e sfogliateli in striscioline.
Fate scaldare in una padella a fiamma bassa un giro d'olio con la paprika e il curry; tuffatevi le carote e i ceci scolati lasciate insaporire per due minuti. Aggiungete i fiori e continuate la cottura per qualche minuto, mescolando con cura.
Allargate il cous cous su un vassoio da portata, sgranandolo con una forchetta. Distribuitevi sopra i ceci e decorate con le fettine di lime tagliate in triangolini e una spolverata di menta o erba cipollina.
Buon appetito e, mi raccomando, mangiate questo piatto lentamente, lo assaporerete molto di più!
A presto,
Michela
L'etichetta è un insieme di informazioni utilissime per capire davvero cosa stiamo acquistando ma non sempre è di semplice lettura e interpretazione. Proviamo a capire le regole che sono alla base di ciò che è riportato su questi preziosi "ritagli di carta".
Ma cominciamo dalle basi. Che cosa è una etichetta alimentare? L'etichettatura di un prodotto alimentare viene definita dal Regolamento CE 1169/2011 il quale garantisce un elevato livello di protezione dei consumatori in materia di informazioni sugli alimenti e definisce i principi, i requisiti e le responsabilità che disciplinano le informazioni sugli alimenti e la loro etichettatura.
Cosa deve contenere una etichetta? Le informazioni in etichetta devono essere precise, chiare e facilmente comprensibili; devono essere apposte in zone della confezione alimentare che le renda molto visibili.
L'etichetta deve obbligatoriamente indicare i seguenti elementi:
- La quantità di taluni ingredienti o categorie di ingredienti;
- La quantità netta dell'alimento;
- Il termine minimo di conservazione o la data di scadenza;
- Le condizioni particolari di conservazione e/o le condizioni di impiego;
- Il nome o la ragione sociale e l'indirizzo dell'operatore del settore alimentare responsabile (operatore del settore alimentare è la persona fisica o giuridica responsabile di garantire il rispetto delle disposizioni della legislazione alimentare nell'impresa alimentare posta sotto il suo controllo);
- Il paese di origine o il luogo di provenienza;
- Le istruzioni per l'uso, per i casi in cui la loro omissione renderebbe difficile un uso adeguato dell'alimento;
- Per le bevande che contengono più di 1,2% di alcol in volume, il titolo alcolometrico volumico effettivo;
- Una dichiarazione nutrizionale e, quindi, le informazioni che indicano il valore energetico e la quantità di grassi, acidi grassi saturi, carboidrati, zuccheri, proteine e sale.
Le informazioni obbligatorie, sugli alimenti preimballati, devono apparire direttamente sull'imballaggio o su un'etichetta a esso apposta.
Devono essere indelebili e, soprattutto, non devono indurre in errore:
- quanto alle caratteristiche del prodotto alimentare e, precisamente, sull'identità, sulla composizione, sulla natura, sulla conservazione, sulla quantità, sull'origine o la provenienza, sul modo di fabbricazione o ottenimento del prodotto stesso;
- attribuendo all'alimento effetti o proprietà che non possiede;
- suggerendo che l'alimento è dotato di particolari requisiti quando, invece, tutti gli alimenti simili, possiedono caratteristiche identiche;
- suggerendo la presenza di un ingrediente o di un particolare alimento che, in realtà, è stato sostituito con un altro (magari meno costoso e meno salutare).
Elemento particolarmente rilevante è l'indicazione degli ingredienti o dei prodotti che provocano allergie e intolleranze. In questo ambito l'Unione Europea ha introdotto un elenco tassativo delle sostanze e prodotti sottoposti a specifica regolamentazione.
È previsto, infatti, che questi figurino nell'elenco degli ingredienti con un carattere diverso rispetto agli altri e con la chiara indicazione della denominazione della sostanza che provoca allergie e intolleranze. Non solo: occorre evidenziare che le diciture "contiene tracce di" o "prodotto in uno stabilimento dove si lavorano" potrebbero essere generiche. Il legislatore europeo, sotto questo profilo, sta lavorando con lo scopo di vietare tali diciture in favore della ben più chiara e semplice "può contenere".
L'etichetta, tuttavia, può essere utilizzata dal produttore anche per dare al prodotto maggior valore tramite ulteriori indicazioni nutrizionali e sulla salute. Per "indicazione nutrizionale" si intende qualunque indicazione che affermi, suggerisca o sottintenda che un alimento abbia particolari proprietà nutrizionali benefiche, dovute all'energia (valore calorico) che apporta, apporta a tasso ridotto o accresciuto o non apporta; e/o alle sostanze nutritive o di altro tipo che contiene, contiene in proporzioni ridotte o accresciute o non contiene.
Il regolamento 1924/2006, a tal proposito, introduce il concetto di "claims" (tipico esempio di claim è "a basso contenuto calorico" o "ricco di proteine") dando ai produttori dei criteri da rispettare per poter valorizzare l'alimento commercializzato senza, però, trarre in inganno il consumatore. Ad esempio :
Claim | Nei prodotti solidi | Nei prodotti liquidi |
Basso contenuto calorico | Non più di 400 kcal/100 g | Non più di 20 kcal/100 ml |
Basso contenuto di grassi | Non più di 3 g/100 g | Non più di 1,5 g/100 ml |
Senza grassi | Non più di 0,5 g/100 g | Non più di 0,5 g/100 ml |
Basso contenuto di zuccheri | Non più di 5 g/100 g | Non più di 2,5 g/100 ml |
Senza zuccheri | Non più di 0,5 g/100 g | Non più di 0,5 g/100 ml |
Fonte di fibre | Almeno 3 g/ 100 g o almeno 1,5 g/ 100 kcal | |
Alto contenuto di fibre | Almeno 6 g/100 g o almeno 3 g/100 kcal | |
Fonte di proteine | Solo se almeno il 12% del valore energetico dell'alimento è apportato da proteine | |
Alto contenuto di proteine | Solo se almeno il 12% del valore energetico dell'alimento è apportato da proteine |
L'etichettatura di un prodotto alimentare, quindi, rappresenta il primo passo per permettere al consumatore di "mangiare e bere informato". Saper leggere e interpretare l'etichetta, infatti, ci consente di prendere delle scelte consapevoli che possono aiutarci a rendere la nostra dieta più salutare e completa.
Attivita' fisica: perche' farla e come aumentare la motivazione
Scritto da Lorenza DadduzioCari amici mancini,
l'estate è finalmente arrivata e sono certa che in voi è scoppiata la voglia di buttare la "copertina da divano" e uscire di casa per godere a pieno di queste splendide giornate! Questa stagione è chiaramente la migliore per muoversi di più e per questo ho pensato di parlarvi di quanto sia importante l'esercizio fisico e di come fare per essere più motivati (se proprio non fa per voi).
Che vi piaccia o meno, fare attività fisica è parte fondamentale di uno stile di vita sano: buona alimentazione e movimento sono necessari per assicurarvi salute a lungo termine! Oramai tutte le ricerche scientifiche sono concordi sul fatto che circa il 25% delle morti per malattie croniche sia causato dalla vita sedentaria. E' un dato decisamente rilevante. Con questo non sto dicendo che per stare bene sia necessario uccidersi in palestra: fare attività fisica può significare anche praticare con regolarità semplici camminate all'aria aperta.
Gli esperti suggeriscono infatti che una passeggiata di 30 minuti a velocità sostenuta tutti i giorni (o quasi) può portare a perdere fino a 3 kg di peso al mese. Non male, vero? Inoltre fare 10.000 passi al giorno è il consiglio principale che dà l'Organizzazione Mondiale per la Sanità per prevenire le patologie cardiovascolari.
La ridotta attività fisica ha effetti negativi importanti che si riflettono su tutto l'organismo: dalle ossa al cuore, dai polmoni alla pelle. Inoltre si ripercuote non solo sulla sfera fisica, ma anche su quella psicologica: secondo uno studio della Mental Health Foundation (la fondazione per la salute mentale inglese) i medici che prescrivono l'attività fisica come parte integrante nella terapia per la depressione sono oltre il 40% (contro il 10% di tre anni fa).
Questo perché è stato oramai ampiamente dimostrato che l'attività fisica stimola il rilascio delle endorfine, quelle sostanze prodotte dal corpo umano che ci regalano la sensazione di benessere.
Ricordiamoci sempre che il nostro corpo è geneticamente predisposto al movimento (e non al divano!) e chiunque può farlo indipendentemente dall'età o dal peso, l'importante è scegliere un'attività adatta alle proprie capacità funzionali.
Ecco alcuni benefici che potete trarre introducendo un po' di movimento nella vostra quotidianità:
- Stimolerete il vostro metabolismo a lavorare di più (consumando di conseguenza più calorie);
- Manterrete sano il vostro cuore (abbassando il colesterolo cattivo e aumentando quello buono);
- Manterrete le ossa forti (l'attività fisica è un trattamento naturale per l'osteoporosi);
- Aumenterete le dimensioni dell'ippocampo (la parte del cervello responsabile della memoria e l'apprendimento);
- Migliorerete l'umore (producendo le endorfine).
Ma come potete fare se proprio l'attività fisica non vi piace? Io stessa spesso combatto con la mia pigrizia. Le giornate sono sempre piene di impegni e, quando torno a casa dopo una lunga giornata lavorativa, l'unico desiderio che ho è quello di distendermi sul divano e guardare la mia serie televisiva preferita su Netflix. Nel tempo ho imparato, però, ad allenare la mia motivazione, come faccio con i miei muscoli. Ci sono tantissimi modi per aumentare la motivazione, ve ne elenco alcuni che con me hanno funzionato e magari potrebbero aiutare anche voi.
1. Datevi una ricompensa Per alcune persone magari è sufficiente sapere che fare attività fisica migliora la salute o aiuta il dimagrimento, ma questo non è uno stimolo sufficiente per tutti. A volte il nostro cervello ha bisogno di una ricompensa reale che ci stimoli a infilarci le scarpe da corsa e uscire di casa. Promettetevi un regalo ogni volta che fate attività fisica: dal concedervi un lungo bagno rilassante al vostro ritorno, al mangiare un piccolo dolcetto extra. In fondo ve lo siete meritato!
2. Prendete un impegno con qualcuno Fissate, con largo anticipo, delle sessioni di allenamento con un vostro amico o un collega di lavoro. Decidete prima tutti i dettagli: ora, luogo e tipo di attività. Dover annullare un impegno preso in precedenza sarà un buon deterrente per non saltare l'allenamento. Inoltre avere una buona conversazione mentre fate esercizio lo renderà di certo più divertente.
3. Pensate al dopo Se proprio siete stanchi e demotivati visualizzate la sensazione di benessere che proverete dopo esservi allenati. Quanto bene si sta dopo avere fatto una bella sudata correndo all'aria aperta?
4. Contate le calorie Non sono una fan delle calorie. Penso che sia più importante concentrarsi sulla qualità di quello che mangiamo piuttosto che sulle etichette. In questo caso, però, calcolare le calorie che possiamo bruciare in una singola sessione di allenamento potrà essere da stimolo. Ad esempio, nuotare per 30 minuti a ritmo moderato può farci consumare anche 300 calorie!
Questi sono solo alcuni piccoli stratagemmi che hanno funzionato per me ma sono certa che se ci penserete un po' ne troverete altri più adatti a voi, e, una volta collaudati, vi aiuteranno per sempre.
Per concludere vi suggerisco una ricetta. Si tratta di un centrifugato da bere proprio quando fate attività fisica, per aumentare la vostra energia e recuperare i sali minerali che potreste perdere attraverso il sudore. Può essere bevuto prima, per fare il pieno di energia in vista dell'allenamento, o anche dopo, per recuperare lo sforzo in modo sano e naturale.
Centrifugato energizzante per sportivi:
- 2 zucchine (ricche di potassio, acido folico e vitamine del gruppo B)
- 1 ciuffo di spinaci (per il ferro)
- 1 limone spremuto (che ha la vitamina C necessaria per aumentare l'assimilazione del ferro)
- 1 mela (che ci regala un po' di dolcezza)
- Un pezzettino di zenzero (tonico e antinfiammatorio)
- 1 cucchiaino di polvere di tè matcha (un tè giapponese altamente energizzante)
Buon allenamento!
A presto,
Michela