UNO SNACK FIKISSIMO!

Se qualcuno pronunciasse la parola fico d'India cosa vi verrebbe in mente? Spine, terra arida, frutto selvatico, caldo, muretti a secco e ancora… spine? Probabilmente si, poiché tutto ciò è spesso associato a questo frutto "difficile" da raccogliere e mondare: «Ahiii!!! Mi sono punto!!! ».

Effettivamente, fino a qualche anno fa in pochi avrebbero scommesso sulla possibilità che il frutto dell'Opuntia ficus indica (è il termine scientifico che indica la specie botanica) avesse le "carte in regola" per diventare una cash crop (cioè una coltura commerciale), alla base di una filiera agroalimentare sostenibile, 100% made in Puglia. Ancora oggi, infatti, è la Sicilia ad essere considerata come la regione italiana con la tradizione maggiormente radicata per la coltivazione e valorizzazione del fico d'India.

Ma cos'è in realtà il fico d'India? È il frutto (botanicamente una bacca carnosa) di una pianta originaria del Messico, di forma, dimensione e colore variabili, con un numero elevato di semi, un alto contenuto in zuccheri e bassissima acidità. Tali caratteristiche lo rendono molto delicato ma, contemporaneamente, più difficile da conservare e trasformare, rispetto alla maggior parte degli altri frutti. Tuttavia, può essere considerato un alimento funzionale grazie all'elevato contenuto di fibre alimentari, di antiossidanti ed altri composti favorevoli per la salute umana.

Partendo da queste premesse, l'Associazione per la Valorizzazione dell'Agroalimentare Pugliese con il progetto "Fikissimo snack: il fresco e genuino di Puglia pronto da gustare" (vincitore della prima edizione di "Principi attivi – Giovani idee per una Puglia migliore"), assieme ai ricercatori dell'Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari, ha condotto una sperimentazione con l'obiettivo di realizzare un nuovo prodotto alimentare in cui coniugare innovazione e tradizione pugliese: il fico d'India pronto da mangiare, poiché sbucciato e confezionato in vaschetta (tecnicamente un prodotto di "IV gamma").

La scommessa è stata quella di riuscire ad ottenere da un frutto tipicamente selvatico in Puglia, un prodotto destinato al largo consumo, facile da distribuire e da gustare, applicando un'innovazione di processo.

Sembrerebbe cosa facile ma in realtà le problematiche affrontate sono state molteplici, a partire dalla necessità di stabilire il più idoneo grado di maturazione dei frutti fino alla possibilità di raggiungere una shelf-life di almeno sette giorni. Il tutto attraverso la combinazione di un adeguato processo di confezionamento, l'utilizzo di idonei materiali per il packaging ed una bassa temperatura di conservazione.

Nessun conservante o altro additivo alimentare è stato utilizzato per ottenere un prodotto "fikissimo" di nome e di fatto! La sperimentazione continua …

Photo credits: Marie Laveaux, Martino Sabia.

 

                      

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Massimiliano Renna
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Massimiliano, PhD in Agronomia Mediterranea ed un passato da cuoco dopo il diploma di scuola alberghiera. La passione per la scienza e la ricerca... [continua a leggere]

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