Semifreddo del bosco

cosa ci metto

Cosa ci metto?

1 l. di latte di riso (o altro latte vegetale)
2 cucchiaini di agar agar in polvere
1 limone non trattato
Aghi di pino
Zucchero di canna (o altro tipo di dolcificante)
Fiori di sambuco (anche essiccati)
Fiori di robinia (anche essiccati)
Germogli freschi di abete rosso
Radice di polipodio in polvere
 

Info info ricetta

tempo preparazione
TEMPO: 2 GIORNI
difficolta
DIFFICOLTÀ: Sfida

come lo cucino Come lo cucino?

Prepara il latte vegetale (se lo acquisti, dovrà essere naturale e senza aromi).
Mettilo quindi in una pentola preferibilmente antiaderente aggiungendo i due cucchiaini di agar agar.
Porta a bollore, quindi lascia bollire ancora per due minuti pieni (anche qualcosina in più) finché non ci formano delle bolle dense.

Spegni il fornello, attendi un minuto e versa il composto nei contenitori scelti per il semifreddo.
Metti in frigo e attendi 48 ore. Il semifreddo sarà pronto quando non sarà liquido.

A parte prepara lo sciroppo. Se vuoi avere un sapore molto balsamico, metti in infusione due manciate di aghi di pino (qualunque pino va bene) freschi, in un litro d'acqua; copri con un canovaccio, e dopo 8/24 ore utilizza quell'acqua per il procedimento che segue.

Altrimenti, riempi direttamente una pentola antiaderente con un litro d''acqua e mettici due manciate di aghi di pino. Aggiungi un kg di zucchero per litro di acqua (dosi 1:1), il succo di un limone biologico (se vuoi anche un po' di buccia appena tagliata; solo le zeste senza la parte bianca, che è amara) e due cucchiai di fiori di sambuco e robinia (anche essiccati).

Prepara uno sciroppo girando continuamente, per evitare che si attacchi al fondo. Quando il liquido comincia ad addensarsi, eliminare con una schiumarola gli aghi di pino, la buccia di limone e eventuali fiori. Io solitamente taglio gli aghi di pino molto piccoli e li lascio, esattamente come lascio la buccia di limone tritata molto sottile e i fiori.

Una volta preparato lo sciroppo, guarnisci il semifreddo. Se hai tolto gli aghi di pino dalla pentola puoi riutilizzarli per una guarnizione e/o per l'impiattamento, e mangiarli, naturalmente! Puoi guarnire utilizzando anche altri fiori di sambuco secchi.

Termina la guarnizione con una spolverata di polvere tritata finemente di Polypodium vulgare, e poni al centro un germoglio di abete rosso.

Curiosità

Il Pinus sylvestris - e tutte le altre varietà del genere Pinus L. - è un albero arboreo sempreverde con chioma espansa. Appartiene alla famiglia delle Pinacee. Le sue foglie sono aghiformi e sono raggruppate in mazzetti di due aghi (in altre varietà i mazzetti possono essere anche di cinque aghi per volta). I fiori possono essere di due tipi: è dai macrosporofilli, piccoli coni rossastri, eretti e isolati, che si sviluppano le pigne.
Il Pinus sylvestris è una conifera e come tale ha il seme nudo, non racchiuso in un ovario. Le Conifere sono Gimnosperme. Il pino è diffuso dalla pianura all'alta montagna, è molto frequente sia sulle Alpi che sull'Appennino settentrionale. È coltivato per rimboschimento. È una specie termofila e amante della luce; predilige i terreni sciolti e sabbiosi dei litorali marittimi, forma infatti pinete tra le dune insieme alle piante tipiche della macchia mediterranea.

Nell'antica Grecia il pino era sacro a Rea, la Grande Madre, e a Dioniso. Virgilio, Ovidio e Plinio lo ritenevano simbolo di fecondità e generosità. Nel Rinascimento era considerato un simbolo di morte, perché, una volta tagliato, non può rinascere da se stesso. Le gocce della sua resina richiamano all'immortalità e alla purezza; la pigna chiusa alla castità e quella aperta alla fecondità.

Il pino è un ottimo antisettico delle vie respiratorie, delle vie urinarie e epatiche; è un espettorante e fluidificante delle secrezioni bronchiali, e un ottimo antireumatico. Ha un'azione balsamica, sedativa e antinfiammatoria.

Contiene fino a 20 volte più vitamina C degli agrumi e questa sua caratteristica aiuta moltissimo soprattutto in inverno e soprattutto per chi segue una dieta vegetariana e vegana, con un notevole apporto di nutrienti, ad esempio tramite un infuso di aghi.

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Il sambuco (Sambucus nigra L.) è un arbusto molto diffuso in Italia, di cui in cucina si utilizzano solo i fiori (una volta aperti e non in boccio) e le bacche (una volta giunte a maturazione, e preferibilmente cotte) poiché tutte le altre parti della pianta sono tossiche in quanto contengono il glucoside sambunigrina.
I fiori del sambuco
sono utilizzati spesso come aroma, anche per fare il pane. Sono alla base di uno sciroppo molto diffuso nei paesi d'Oltralpe. Io utilizzo questo sciroppo con altri fiori infusi come base per il vino di fiori, molto aromatico, dissentante e energizzante. Questo sciroppo viene utilizzato anche per preparare cocktail come lo Hugo. 

Le bacche sono utilizzate per farne marmellate e composte: non bisogna esagerare nel consumo poiché sono lassative.

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La robinia (Robinia pseudoacacia L.) è una pianta originaria delle Americhe e naturalizzata in particolare nell'Italia settentrionale, dove è diventata invasiva. Pianta tossica, se ne consumano solo i fiori preferibilmente cotti.

Famose sono le frittelle con i fiori di robinia, diffuse in particolare in Veneto. Ottime le caramelle preparate con i fiori, la gelatina e le marmellate. I fiori non vanno consumati crudi.

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Il polipodio (Polypodium vulgare L.) è una piccola felce. Il rizoma ha un sapore dolciastro, simile a quello della liquirizia, utilizzato in fitoterapia come espettorante naturale.
Il nome polipodio deriva dal greco polys
 "molti" e podòs "piede", probabilmente perché la foglia/fronda di questa felce assomiglia a tante dita. Si raccoglie, come tutte le radici e le parti non aeree, di preferenza dalla fine dell'autunno alla fine dell'inverno.
È abbastanza comune in zone ombrose, nei boschi, fino a oltre 1000 metri.

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L'abete rosso (Picea abies)
 o peccio è una pianta estremamente diffusa nel territorio alpino appartenente anch'essa alla famiglia delle Pinacee. Portamento maestoso, la sua forma varia a seconda del suo habitat per cui man mano che si sale in montagna diventa molto più grande.
Le sue foglie sono costituite da aghi appuntiti, a sezione quadrangolare, lunghi firno a circa 2,5 cm., inseriti su cuscinetti in rilievo posti tutt'intorno al rametto, e tendono a disporsi su un piano orizzontale. È importante riconoscerlo perché ha un sosia tossico e mortale, il Taxus baccata L. 1753.

Anche i suoi aghi possono essere messi in infuso
: quelli più duri avranno anche un sapore leggermente più amarognolo; i germogli saranno commestibili anche crudi; in ambo i casi il tono sarà molto citrico, dissetante, energizzante. Ottimo utilizzato al posto del rosmarino in grigliate anche di verdure.

Tutte le mancinità

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Eleonora Matarrese
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Sono raccoglitrice, e poi cuciniera.  Ho mangiato selvatico tutta la vita, e scelgo una cucina priva di orpelli, e naturale: poco sale, no ai... [continua a leggere]