Comfort food: quando il cibo diventa dipendenza

Cari amici mancini, come tutti noi amanti del buon cibo sappiamo, mangiare è una delle vere gioie della vita. Non sempre, però, questo regalo che l'universo ci dona viene utilizzato nel modo migliore. Il cibo, purtroppo, può trasformarsi in una vera e propria dipendenza.

Oggi vi voglio parlare di quello che viene definito "comfort-food", cibo che diventa vero e proprio conforto emotivo nei momenti di "down" che ci possono cogliere durante la giornata.

Tutti noi, probabilmente, in alcuni momenti della vita abbiamo sfogato alcune nostre frustrazioni nel cibo, sperimentando cosa sia la fame emotiva. Ad esempio, vi è mai capitato di sentirvi in diritto di abbuffarvi di gelato dopo aver sopportato una pesante giornata lavorativa? Sono certa che tutto sommato avete pensato fosse una mossa piuttosto innocua. In realtà non è affatto così! Il passo perché questa reazione diventi abitudine (una cattiva abitudine ovviamente) è molto breve.

Il cibo non deve essere l'unica alternativa per stare meglio ogni volta che avete avuto una giornataccia! Se proseguirete su questa strada, il prezzo da pagare sarà alto: l'aspetto emotivo condizionerà sempre in modo pesante le vostre scelte alimentari.

Briciole di Consapevolezza di Michela Cicuttin - Comfort food 2

Una delle cose che ho imparato in tutti questi anni di lavoro come nutrizionista è che la maggior parte dei disturbi alimentari (o anche più semplicemente l'obesità e il sovrappeso) non dipende dal cibo in sé ma da un bisogno personale di conforto. In questo caso il cibo non è semplice nutrimento, quale dovrebbe essere, bensì  qualcosa di rassicurante che distoglie l'attenzione dai propri problemi, calma o spegne sentimenti negativi che non si riesce ad accettare.

A volte abbiamo una tolleranza molto bassa alle emozioni negative: invece di affrontare il disagio - e accettarlo - è più facile fuggire. Il cibo è il sistema perfetto: quando si mangia per soffocare un'emozione, si cade in una specie di trance in cui si ha una tregua dal dolore. Qualsiasi emozione troppo intensa che superi la soggettiva soglia di tolleranza può scatenare una abbuffata. Quest'ultima diventa, infatti, una fuga dalla consapevolezza, una sorta di sospensione dal tempo, dalle emozioni e dalle conseguenze, necessaria al "mangiatore emozionale" per placare l'ansia, riempire vuoti emotivi (delusioni, carenze affettive o semplicemente noia) o sfogare la propria rabbia.

Appena, però, l'effetto confortante del cibo svanisce  - subito dopo aver dato l'ultimo morso - i problemi che hanno scatenato tutto questo sono ancora lì ad aspettarci, accompagnati però da senso di colpa e frustrazione per non essere stati capaci di frenarci. Come si suole dire: ad ogni morso, un rimorso! E a questo punto cosa si fa? Ci si butta nuovamente nel cibo, innescando un circolo vizioso dal quale è difficile uscire. Emozione negativa -> cibo -> senso di colpa -> altro cibo! E così via all'infinito.
Questo "mangiare emotivo" può essere però avvilente per chi sta cercando di migliorare la propria salute o, magari, di perdere peso.

Briciole di Consapevolezza di Michela Cicuttin - Comfort food 3

Ma come si può fare per uscire dal circolo vizioso del "comfort-food"? È necessario avere un piano di attacco da far scattare tutte le volte che ti viene la tentazione.
La dipendenza da cibo, come tutte le dipendenze, non si supera in poche settimane. È fondamentale farlo lentamente, per gradi.
Quello che consiglio ai miei pazienti è di metterci molta pazienza e forza di volontà.

Vediamo quali sono i primi passi con cui iniziare a trattare una dipendenza da cibo.

1. Diventare consapevole

Per risolvere un problema bisogna essere consapevoli di averlo. Ad esempio, è importante rendersi conto che è la noia a farci mettere la mano nella scatola dei biscotti o la solitudine mandarci in cerca delle patatine. Essere consapevoli di quale possa essere stata la causa scatenante è il primo passo per bloccare il mangiare emotivo.

Ogni volta che siete in cerca di cibo chiedetevi: ma ho davvero fame?

2. Eliminare la tentazione

Fondamentale: non avere mai cibo a portata di mano. Ovviamente non è sempre possibile tenere niente in casa ma, se avete dei cioccolatini, non metteteli in bella vista in salotto, piuttosto teneteci un bel cesto di frutta.

3. Imparare ad accettare

Il cibo di conforto fornisce un allontanamento dal senso di disagio che proviamo, dandoci un momentaneo piacere. Una soluzione potrebbe essere non cercare di allontanare le vostre emozioni negative ma ascoltarle e accettarle. È normale sentirsi tristi, arrabbiati, spaventati e stanchi. Approcciate i vostri sentimenti con gentilezza e il corpo inizierà a capire che non ha più bisogno di mangiare per proteggervi.

4. Cavalcare l'onda

A volte nascondere il cibo non è sufficiente. A un certo punto quello stimolo irrefrenabile arriverà e cedervi sarà molto facile. Quando cominciate a sentirvi "in pericolo" tentate di rimanere fermi un attimo in più del solito, semplicemente in ascolto di quello che state provando. Pensate a quella voglia come a un'onda che inizia a generarsi nel mare, si alza ripida e spaventosa e poi, in modo del tutto naturale, comincia a rimpicciolirsi e se ne va. Visualizzare in questo modo il desiderio di mangiare potrebbe allontanarlo senza che voi dobbiate cedervi.

5. Cercare un'alternativa

Una volta che avete stabilito che il desiderio di mangiare non è un bisogno fisico ma emotivo, il passo successivo è quello di trovare un sano comportamento alternativo che vi dia lo stesso piacere: fare un bagno caldo, disegnare, andare a fare una passeggiata nella natura e leggere un buon libro.

Briciole di Consapevolezza di Michela Cicuttin - Comfort food 4

Le alternative sono davvero tante e ovviamente sono personali, non a tutti piacciono le stesse cose. Fate un elenco delle attività che preferite e attaccatelo sul frigorifero. Ogni volta che avrete la tentazione di mangiare per cercare piacere, andate a leggere quella lista e scegliete di rilassarvi in un modo più salutare.

6. Mettere a fuoco il vero problema

Dopo aver trovato un'alternativa all'abbuffata bisogna però capire che cosa c'è realmente "sotto la pelle". Chiedetevi: perché cerco il cibo? Di cosa ho bisogno davvero? C'è un problema che non voglio affrontare?

Andate in cerca del problema reale e non abbiate paura di guardarlo in faccia.

7. Non arrendersi mai

Una cosa che non dobbiamo mai dimenticare: siamo umani e, in quanto tali, inevitabilmente faremo degli errori. Magari la prima volta che cercheremo di fermare il mangiare emotivo non ci riusciremo, forse neppure la seconda. Non importa, quello che conta è andare avanti. Il vero segreto del successo è la perseveranza.

Ovviamente questi sono solo i piccoli passetti per cominciare. Il lavoro è molto lungo e, a volte, non è detto che si possa risolvere questo problema da soli. Chiedere aiuto a qualcuno può essere fondamentale.

Per concludere condivido con voi una ricetta che mi piace molto di Lorenzo e Jessica Locatelli di Cucinare secondo natura: la Buddha Bowl della Condivisione. Questo piatto esprime pienamente quello che deve essere il cibo: amore.

Buddha Bowl della Condivisione di Lorenzo e Jessica Locatelli di Cucinare secondo natura

A presto,

Michela.
 

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Autori

Lorenza Dadduzio
foodographer

Lorenza Dadduzio

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Piccola piccola. Diresti quasi smiltza. Ma con occhi grandi e mani curiose che scorrono e attraversano la superficie del mondo, desiderose di assaporare e... [continua a leggere]

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