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Volete un'idea per una ricetta dolce, leggera e vegana? Provate con il kanten, la gelatina giapponese.
Il suo nome vuol dire "cielo freddo" ed é anche salutare perché contiene pochissimi zuccheri.
Mara Di Noia di Vegachef ci spiega come prepararla nel suo ultimo video
La seconda puntata de "Il Mondo di Vegachef" è dedicata ai benefici che la cucina naturale e vegana apporta alla nostra salute, anche in ambito sportivo.
La ricetta, un gustosissimo veg-hummus.
Photo credits newwavegurly
Chi sono i mancini alimentari? Che vuol dire mangiare differente?
Come é nata l'idea di creare una piattaforma che aggregasse ricette vegetariane, vegane, adatte ai vari tipi di intolleranza (senza glutine, senza lattosio) o per stili alimentari particolari (con pochi grassi, con pochi zuccheri, con poco sodio), e autori con la voglia di raccontare la propria storia di alimentazione differente.
Come stiamo sviluppando il nostro motore di ricerca per ristoranti, negozi e aziende mancine, presto online?
Questo e molto molto altro nell'intervista a Flavia Giordano e Lorenza Dadduzio di cucinaMancina, a cura di Beppe Grossi di Reteconomy, SkyTV 816.
Buona visione!
RISO INTEGRALE E CARCIOFI: LA VIDEO RICETTA DI VEGACHEF
Scritto da Mara di NoiaTorna on air il videoblog Vegachef, con una puntata dedicata ad allergia e alimentazione, una nuova location, un nuovo format e un nuovo titolo: Il mondo di Vegachef.
La prima puntata sarà dedicata ai disturbi di stagione, come le allergie.
Il Dottor Calcaterra - Medico Gastroenterologo e Omeopata - condurrà una rubrica di approfondimento medico sull'argomento "Allergia e alimentazione", mentre Mara di Noia cucinerà una ricetta naturale a base di cereali, utile per depurarsi e affrontare con energia e ottimismo i disturbi di stagione.
Buona visione!
Luigi Caricato: un oleologo dal cuore mancino
Scritto da Flavia Giordano Giornalista, scrittore, oleologo (neologismo coniato da lui stesso), direttore di Olioofficina magazine, Luigi Caricato, oltre ad essere il massimo esperto di olio in Italia, é innanzitutto un innamorato dell'olio dei qualità, al quale ha dedicato moltissimi libri: L'incanto dell'olio italiano (Bibliotheca Culinaria, 2001), Oli d'Italia (Mondadori, 2001), Star bene con l'olio di oliva (Tecniche Nuove, 2003), Guida agli oli extra vergine bio (Tecniche Nuove, 2004), A tavola e in cucina con le olive (Tecniche Nuove, 2007), Friggere bene (con Giuseppe Capano; Tecniche Nuove, 2009), Libero Olio in Libero Stato (Zona Franca, 2013).
Abbiamo avuto il piacere di conoscerlo a Monopoli, in occasione dell'evento "Olii di famiglia" e non abbiamo resistito a fargli alcune domande.
D. Quanto é importante un olio di qualità per un'alimentazione sana?
R. E' fondamentale, perché l'olio, come tutti i grassi, é un prodotto dalla vita breve. Quindi, per dare della caratteristiche sensoriali ai vari ingredienti di una ricetta, é fondamentale che ci sia innanzi tutto un condimento di grande qualità: la stabilità delle sostanze grasse é infatti fondamentale anche sul piano salutistico oltre che sul piano della preparazione finale del prodotto. Molti piatti sono concepiti bene ma hanno il grosso limite di non avere l'olio giusto, né dal punto di vista dell'abbinamento, né sul fronte della qualità in generale, perché se un olio ha dei difetti sensoriali (é ossidato per esempio), é evidente che tutto il lavoro fatto nella preparazione del piatto viene svilito.
D. E' uscito il film "Resistenza naturale", dedicato ai vini biologici e al movimento dei viticoltori italiani che stanno innovando la produzione vinicola soprattutto nel biologico. Hai una storia di "olio differente" da raccontarci?
R. L'olio da olive é già di per sé "differente". Ho cercato di scrivere in tanti miei articoli e in tanti miei libri che l'olio da olive é un prodotto naturale, come l'acqua. Purtroppo per legge non si può inserire la dicitura di "olio naturale" ma in realtà é naturale in quanto si tratta di estrazione dal frutto, non é un prodotto che si trasforma - come il vino - ma é un prodotto di estrazione. E' l'oliva spremuta. Oggi c'é un'attenzione maggiore alle modalità di la coltivazione. L'agricoltura biologica ha la sua importanza ma l'olivo non é una pianta che necessita di grandi interventi. Se il lavoro viene impostato con gronde sapienza si può addirittura evitare di fare dei trattamenti anti parassitari. Oggi abbiamo oli più sani di grande qualità e questo dipende anche dall'attenzione che gli olivicoltori stanno prestando in questi ultimi anni rispetto al passato.
D. Luigi Caricato é un mancino alimentare? Perché?
R. Io sono sempre un mancino in generale, anche se poi in realtà sono destrorso. Sono un mancino per come intendo la vita, con grande spigliatezza e spontaneità. Mi trovo spesso e volentieri in una visione "diversa" rispetto agli altri e quindi sono un mancino. Sono una voce contro, non per essere bastian contrario ma non accetto che si dicano inesattezze sull'alimentazione. Credo si debba prestare molta attenzione alla qualità delle informazioni alimentari perché molto spesso la comunicazione in tal senso é viziata da contenuti pubblicitari oppure da superficialità e quindi si ripetono dei luoghi comuni.
Comunichiamo perciò correttamente il cibo, rispettando le differenze, le sensibilità e le altre culture.
Photo credits: Plum e Flavia Giordano
Sono 4. Tutti architetti e tutti uniti da una comune passione per il design e l'architettura. Sono Francesco Marella, Giandomenico Florio, Emanuele Pagliara e Riccardo Pavone che, nel 2011, fondano, un po' per gioco, un po' per mettersi alla prova, il collettivo Momang. Tra i loro progetti spicca Q-Cina, un dispositivo mobile progettato per lo street-food e per eventi urbani, dal design ispirato ai chioschi ambulanti per la preparazione e somministrazione del cibo di strada.
Andiamo a conoscerli
Flavia - Mòmang, Momàng; g dolce, g gutturale. Come si legge, come si pronuncia? Ma soprattutto che significa? Momang - Assolutamente "g" dolce, con accento sulla prima "o", piccola pausa, e accenso sulla "a".
Non c'è un solo significato.
Letteralmente, nel nostro dialetto, l'espressione mò mang' vuol dire "adesso mangia" ma se ci spostiamo sul piano metaforico, di risposta ad una domanda di esortazione significa "aspetta e spera, prima poi succederà". Il primo ben si sposa con il progetto cucina. Il secondo si riferisce a come percorrere la strada del design, dedicandoci tempo in attesa di coglierne i frutti pazientemente attesi. C'è anche un non poco evidente riferimento al MoMA di New York. Ovviamente in una chiave ironica in sé beneaugurante.
F - Come é nata Qcina? E perché avete iniziato a lavorare proprio su di un progetto di street food? M - Q cina è nata all'interno di un progetto di partecipazione urbana svolto a Lecce nel 2012. Progetto che ha previsto un percorso di costruzione collettiva e partecipata di una cena di quartiere perchè cenare in strada coi vicini rappresenta una occasione per socializzare e costruire relazioni, sviluppare il senso di comunità e abitare lo spazio pubblico in modo nuovo e creativo. Ci è stata commissionata dall'associazione culturale Xscape allo scopo di poter svolgere, in strada appunto, laboratori di cucina in grado di coinvolgere la comunità multiculturale che anima il quartiere Ferrovia a Lecce. Il potenziale della Q-Cina però è andato oltre l'attività laboratoriale e l'ha trasformata, tramite la condivisione del cibo, in un catalizzatore sociale che durante tutto l'arco della giornata ha attratto gli abitanti del quartiere che incuriositi dalla possibilità di sorseggiare un caffè in strada o assaggiare una frittella calda, si sono avvicinati e hanno parlato con noi e con i membri del progetto di X-Scape raccontando la loro quotidianità di vita. Certo noi siamo tutti architetti quindi progettare in base a ciò di cui la committenza ha bisogno è nostra abitudine, così com'è nostra ambizione poi realizzarlo. Vedere concretizzato questo progetto, osservarlo nella pratica reale in interazione con le persone, constatare che un'idea progettuale funziona non solo sulla carta, ci ha fatto comprendere che la vera vocazione della Q-Cina non è solo lo street food ma soprattutto la capacità di far emergere il senso comunitario attorno al cibo consumato insieme in un luogo comune come la strada.
F- Prima il Salone del Mobile di Milano e ora l'Indipendent Design Festival di Torino. Momang alla conquista d'Italia? Quali sono i vostri prossimi progetti? M - Il cibo è considerato un potente catalizzatore sociale. Ci incuriosisce capire in che modo il cibo in strada può attivare processi comunitari nelle diverse zone del paese. Nella nostra regione hai la possibilità di cucinare all'aperto tra le strade assolate, in altre all'interno di ambienti più riparati. Spesso ne cambia il luogo ed il contesto al contorno, ma il gesto ed il modo di rapportarsi con i cibo "comunitario" rimane inalterato. In collaborazione con amici food performer stiamo sperimentando l'uso di Qcina in eventi di show cooking per valutarne i limiti e le potenzialità. Una fase di valutazione che ci accompagnerà fino alla produzione a media scala. Ci sono altri progetti in cantiere, sia sulla linea qcina, per l'out door ed il social design che di altro genere. Ma di questo sarete subito informati non appena avremo novità.
F - I Momang sono mancini perché… M - Mancini per condivisione. Siamo in quattro al momento, ed è sempre necessario condividere le mancinità degli altri. In cucina non siamo degli esperti, ma ognuno di noi ha un rapporto personale dettato da gusti, necessità e fisse personali. Da periodi dedicati con estrema cura nel selezionare verdure a chilometro zero, a momenti senza regole dovuto alle nostre non intolleranze. Quando ci troviamo a metterle tutte insieme vi chiameremo. Può diventare un divertente "caso da studiare".
DIETA, METABOLISMO, TUMORI: COSA CI DICE BERRINO?
Scritto da Elvira Greco L'8 novembre si è svolto a presso l'Istituto Tumori Giovanni Paolo II di Bari un incontro con il professor Berrino, uno dei massimi studiosi del ruolo della dieta nell'insorgenza del tumore, nonchè oncologo dell'Istituto tumori di Milano. L'argomento dell'incontro era proprio questa: quanto l'alimentazione possa influire sullo stato di salute.
Il professor Berrino insieme con altri gruppi di ricerca sta portando avanti uno studio europeo definito EPIC, attraverso cui si stanno valutando 500.000 persone e il rapporto tra dieta, stile di vita, stato nutrizionale, fattori ambientale e patologie metaboliche. I risultati sono chiari: la mortalità aumenta con l'aumento della circonferenza addominale, perché è strettamente correlata a più probabilità di diabete, patologie cardiovascolari, ipertensione, cataratta, bronchite e, inaspettatamente, tumori.
Come si fa a tenere nei limiti di sicurezza la nostra circonferenza addominale? Il professor Berrino ce lo dice: scegliendo opportunamente gli alimenti che devono essere alla base della nostra alimentazione quotidiana ed eliminando o riducendone altri. Patatine, carni rosse, farine raffinate, bevande zuccherate, margarine ci fanno male e ci fanno ingrassare così come anche l'eccesso di proteine animali. Al contrario, cereali integrali e interi, noci, frutta e verdura, legumi ci mantengono in buona salute. In parole povere, la vera dieta mediterranea, quella dei nostri bisnonni, ci preserva da ictus, diabete, Alzheimer, tumori…
Alcune semplici regole che il professor Berrino ci ha lasciato:
-mantenersi snelli e praticare attività fisica - limitare cibi "estremi": troppo dolce-troppo salato; troppo concentrati, troppo raffinato -non usare lo zucchero -limitare l'alcool e il sale -limitare le carni rosse e conservate
Gli studi e gli approfondimenti continuano ancora, ma è già abbastanza evidente quanto il nostro stile di vita e il nostro modo di mangiare possa influire sullo stato di salute.
Fonti:
http://epic.iarc.fr/
http://www.dietandcancerreport.org/
Diabetes Care 2011 Jan;34(1):14-9. doi: 10.2337/dc10-1288. Epub 2010 Oct 7Reduction in the incidence of type 2 diabetes with the Mediterranean diet: results of the PREDIMED-Reus nutrition intervention randomized trial. Salas-Salvadó J, Bulló M, Babio N, Martínez-González MÁ, Ibarrola-Jurado N, Basora J, Estruch R, Covas MI, Corella D, Arós F, Ruiz-Gutiérrez V, Ros E;PREDIMED Study Investigators.
Photo credits: Flavia Giordano
Sapete che i semi di canapa contengono aminoacidi e acidi grassi essenziali? I semi decorticati possono essere utilizzati tal quali (per esempio in aggiunta alle insalate); ma dai semi di questa pianta si possono ottenere farina, olio, margarine, hamburger e formaggi vegetali, ricchi di proprietà che contribuiscono al nostro benessere.
In particolare l'olio, ottenuto dalla spremitura a freddo, contiene acidi grassi omega 3 e omega 6 nella proporzione ottimale, migliore rispetto a tutti gli altri oli vegetali; buone quantità di antiossidanti come vitamina E. È quindi utilissimo per chi soffre di colesterolo alto, per rinforzare il sistema immunitario e per regolarizzare i cicli ormonali.
Dai semi, poi, si ottiene anche una farina, naturalmente priva di glutine, ma molto ricca di fibre e minerali come ferro, calcio e potassio, che può essere utilizzata in aggiunta alle farine tradizionali per preparare pasta, pane e prodotti da forno.
Si ottengono prodotti adatti anche a chi soffre di diabete, per chi vuole perdere peso senza rinunciare alla pasta, per gli sportivi, grazie all'apporto di proteine e minerali. Insomma, un alimento…stupefacente!
Per chi vuole saperne di più, anche sulla coltivazione, suggerisco il sito www.assocanapa.it
Photo credits: Fluffymuppet, Edward The Bonobo e Marc Fuyà
Avete mai notato quella piccola "R" sulla denominazione Kamut? Ebbene, sta ad indicare un marchio della Kamut International ltd, una multi nazionale americana che ha acquisito il monopolio per la coltivazione e la vendita della varietà di frumento Khorasan.
Dietro il grano Kamut è stata costruita una leggenda che narra del ritrovamento di questa varietà antica nelle tombe dei faraoni egizi e da qui deriva il fascino e il successo commerciale dei prodotti preparati con il grano Kamut. Forse pochi sanno, però, che la stessa varietà Khorasan o Saragolla è coltivata anche in Basilicata e in Abruzzo: perché non preferire questi prodotti praticamente a km 0 piuttosto che i costosissimi derivati del Kamut? Si tratta sempre di varietà antiche, rustiche e particolarmente adattate all'ambiente, di cui si sta cercando di recuperare traccia così come anche per la varietà Senatore Cappelli, altro grano duro di origine nostrana.
Ma perché tanto interesse nel recupero di queste varietà di grano da tempo dimenticate? I grani antichi hanno un vantaggio: quello di avere un glutine più digeribile e più tollerato rispetto alle altre varietà comuni di grano duro, che sono state nel tempo sottoposte a modificazioni genetiche attraverso incroci e irraggiamento per aumentarne la produttività. Infatti, la maggior parte della pasta e della farina che viene venduta oggi deriva dal grano Creso, una varietà ottenuta proprio per irraggiamento di ceppi più antichi. Dal punto di vista della composizione nutrizionale i grani antichi sono più ricchi di proteine, sali minerali tra cui selenio, magnesio e zinco e vitamine del gruppo B.
Photo credits: Lauren Tucker e Mumumìo
Vi siete mai chiesti perché se mangiate le patatine fritte ne volete ancora, se mangiate il dolce dopo pranzo poi diventa un'abitudine, se utilizzate molto sale poi vorrete aggiungerne ancora?
Bene, molti studi hanno provato che i cibi grassi, zuccherati e ricchi di sale (ingredienti caratteristici del cosiddetto junk food, cibo spazzatura) creano dipendenza e assuefazione, proprio come fossero droghe, perché vanno ad agire sui centri di controllo del piacere. Questo meccanismo alla lunga, porta ad obesità, sovrappeso e patologie cardiovascolari. Inoltre, altre ricerche hanno associato l'eccessivo consumo di junk food ad aggressività e irritabilità, specie nei bambini.
Secondo Michael Moss, giornalista del New York Times, le industrie alimentari sfrutterebbero questo meccanismo per indurre il consumatore all'acquisto dei loro prodotti. L'inchiesta si basa su 300 interviste ad addetti ai lavori delle industrie alimentari, del marketing e scienziati e questa è la sua conclusione: i grandi colossi dell'industria alimentare fanno in modo da mettere in commercio prodotti con percentuali di zuccheri, grassi e sale tale da innescare proprio quel meccanismo di dipendenza e assuefazione nel consumatore.
Com'è la situazione in Italia? C'è chi sostiene che nel nostro paese il problema non sia così grave, essendo ancora radicata la cultura della cucina casalinga. Le stesse industrie alimentari nostrane sostengono di aver ridotto le sostanze incriminate nelle ricette, e hanno ideato e messo in commercio linee di prodotti "senza…" oppure " a ridotto apporto di…". Ma siamo davvero convinti che le industrie alimentari tengano così tanto alla nostra salute?
Sta di fatto che anche in Italia obesità e sovrappeso sono in aumento, specie tra gli adolescenti e quello che è certo è che meno alimenti industriali consumiamo e meglio è per la nostra salute e per l'ambiente.
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Fonti:
Michael Moss "Salt, sugar, fat, how the food giants hooked us"
Eur J Clin Nutr. 2009 Apr;63(4):491-8. Epub 2007 Dec 5. 'Junk food' diet and childhood behavioural problems: results from the ALSPAC cohort. Wiles NJ, Northstone K, Emmett P, Lewis G.
Photo credits:
TheCulinaryGeek via photopin cc s2art via photopin cc; Nomadic Lass via photopin cc
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On the rawd: tappa n. 4. E Puglia veg fu!
Scritto da Destino Vegetariano TAPPA N. 4
17-24 agosto 2013: Puglia veg
Poi finalmente la Puglia, i posti dove abbiamo mangiato sono innumerevoli ma ne segnaliamo 2 per tutti:
Il Falso Pepe a Massafra dove davvero vi consigliamo di andare, un luogo incantevole, il ristorante si sviluppa su più livelli, c'è anche un tavolino da due su un balcone che si affaccia nell'intricato groviglio della parte vecchia di Massafra. Il menù è ricco, accessibile ai vegani, curato, innovativo e soprattutto a KM0 perché tutto ciò che non è proveniente dal regno animale (quindi frutta e verdura) arriva dai campi della proprietaria. Al Falso Pepe non potete sbagliare e se siete in vena di bere BENE, siete nel posto giusto, cantina fornita e mai scontata.
E poi La Taverna a Gallipoli: qui abbiamo mangiato le pettole (l'equivalemte dela pasta cresciuta di Napoli, frittelline di pasta della pizza buttate in olio bollente) delle crocchette di patate e menta, rigorosamente arrotolate a mano, verdure grigliate e delle orecchiette con pomodoro "scattato" e ricotta marzotica per chi lo gradisse.
Ultimo posto degno di essere segnalato è una trattoria/gastronomia a San Cataldo proprio sul mare arrivando dalla strada principale da Lecce alla prima rotonda che trovate entrando nel paese a destra… vi do le indicazioni perché non ci siamo segnate il nome, eppure è stato uno dei posti che ci sono piaciut di più, qui non solo le mancinità alimentari sono le benvenute ma il luogo era Gay-friendly, e questo ci è piaciuto molto. Abbiamo ordinato dell'orecchiette (e che ve lo dico a fare) con le cime di rapa che avevano (ve lo dice una milanese) il sapore proprio delle cime di rapa... incredibile ma vero, un contorno di verdure e dell'acqua. Prezzi contenuti e qualità ottima, il tutto servito davanti al mare stupendo della Puglia.
Per noi questo viaggio è stato splendido, i posti che abbiamo selezionato tra i tanti visitati non sono una semplice guida al mangiare bene ma piuttosto una guida che vuole segnalare posti dove "sentirsi" bene e dove poter andare a colpo sicuro pur avendo fatto delle scelte alimentari leggermente più complicate di altre.
Speriamo che possa esservi utile.
Buon appetito!
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TAPPA N. 3
9-17 agosto 2013: Marche veg
A Senigallia abbiamo alloggiato all'Hotel Lori (www.hotellori.com), anche questo a conduzione familiare. Probabilmente la location non é inperdibile ma le due proprietarie - che stanno ancora pensando a come sia possibile stare in piedi pranzando solo con una ciotola di pomodori belli maturi e delle zucchine alla griglia - noi le ricordiamo con affetto perché si sono prodigate per trovare qualcosa che andasse bene alle nostre esigenze e la loro disponibilità e curiosità ci ha fatto piacere. Le foto della torre di pomodori, delle quenelle di melanzane e della bruschetta di zucchine sono la nostra "visione" di come potevano essere servite le pietanze che loro ci hanno "semplicemente" offerto in delle belle ciotolone capienti!!! Ci siamo divertite un po' a giocare con il cibo e a sorridere dei loro sguardi stupiti! Attenzione, messaggio a tutti i vampiri: le verdure alla griglia a Senigallia vengono preparate con un intingolo di olio, sale, erbe, e trito di aglio… tanto aglio, è la cosa è davvero impegnativa!
Se volete un posticino carino per un pranzo o una cena nella magica Senigallia andate alla trattoria La Muta. Noi abbiamo ordinato senza difficoltà (i primi erano tutti, tranne uno, realizzati senza l'utilizzo di derivati animali) il servizio è puntuale e la location molto bella. Il nostro ordine: linguine rucola e noci, pasta fatta in casa. Quindi erbe di campo (il nome un po' pretenzioso, erano delle semplici bietole sbollentate e passate in un filo di olio) e infine un piccolo strappo alla regola: tomino alla piastra servito con frutta fresca, bell'abbinamento nulla di geniale ma almeno diverso dal solito.
Dopo Senigallia abbiamo fatto rotta verso Cagli un paesino delizioso nell'entroterra marchigiano. Le Marche sono un posto magico, ancora sconosciuto, parlo dell'interno, anche se forse, meglio ce non si sappia troppo in giro quindi per 4 giorni abbiamo girato con un amico (buon gustaio) i dintorni di Cagli e abbiamo pranzato qui: il chiosco dell'Abbazia di San Vincenzo a Furlo, (Via Flaminia - Tel. 0721/796741 , 61043 Acqualagna - Furlo) se siete in zona e chiedete del chiosco non potete sbagliare, lo conoscono tutti. Famosissimi per la loro crescia (che di vegano ha poco… ma che-ve-lo dico-a-fare lo abbiamo scoperto dopo, quando la mamma del nostro amico Simone ci ha insegnato la ricetta usando le uova delle sue galline e il formaggio fattore di fiducia) che ha le sembianze di una piadina ma molto più sostanziosa e spessa. Per la farcitura abbiamo scelto le verdure gratinate che qui preparano sulla griglia impanando gli ortaggi con un misto di pangrattato, peperoncino sale e rosmarino.
Un ristorante molto carino e interessante a Cagli è La Gioconda . Ci fa piacere segnalarlo perché già dal menù si capisce l'attenzione verso le scelte alimentari differenti, i piatti vegani sono segnalati e in più c'è un menù "vegetariano" nulla di speciale ma è da lodare l'impegno. Noi abbiamo preso: spuma amaretti e melanzane, ravioloni di patate al tartufo e fiori di zucchina entrambi ottimi anche se forse un po' invernali come ricette e, per assaggiare, un discreto spaghetto vegetariano. Vi consigliamo comunque di ordinare dalla carta ufficiale: andate sul sicuro!
Una cosa che non dovete perdere è il gelato del Baricentro in Piazza Enrico Mattei, ad Acqualagna. Lucrezia fa il gelato senza zucchero, usa solo la stevia, il cioccolato extra fondente è fatto con l'acqua e con la stevia, destinato a tutti i mancini: allergici ai latticini, vegani e persino ai diabetici.
La chicca del nostro soggiorno marchigiano è stata la cena alla Slowcanda di Piobbico. Un posto magico, sarà perché vicino allo stile di vita clandestino, un piccolo borghetto sperduto tra i colli, l'energia utilizzata è rinnovabile, si mangia all'aperto sotto una verandina molto rustica mentre l'interno è arredato con mobili anni '50 di recupero, l'atmosfera è familiare e la cucina gustosa senza pretese. Senza nemmeno domandare troppo alla tavola della Slowcanda ci possono mangiare tutti i mancini che vi vengono in mente oltre che ovviamente agli onnivori.
Il menù è per all'80% vegetariano, tutti gli antipasti sono vegani e non sono le solite verdurine scondite, ottime le pesche con pinoli e riduzione di balsamico. I ravioli di santoreggia sembravano cresciuti nell'orto da quanto erano saporiti e freschi. Poi in menù c'era l'erba di campo, questa volta vera, un misto di erbe amare e gustose, cucinate semplicemente con un filo d'olio e non troppo cotte.
Se Passate da Vasto fare un salto da Agrifood da Gino (Loggia Amblingh, 47 - Vasto) una trattoria alla quale non dareste nemmeno due lire (anche perché ormai sono fuori corso) ma in una posizione splendida e con una cucina da far girare la testa. Il profumo delle pietanze ti rapisce e già dalla piazzetta che precede il ristorante, piena di localini belli, pettinati ma, ahimè, piuttosto vuoti. Invece da Gino c'è la coda, noi stesse che siamo molto pigre abbiamo voluto attendere perché la promessa dei profumi, ne eravamo certe, veniva mantenuta dal gusto, lo abbiamo letto negli occhi dei clienti gia seduti.
L'ordine che abbiamo fatto: di vegano c'erano della fantastiche insalate, crocchette di patate, verdure grigliate e fritte…ma noi quella sera ci siamo sentite molto vegetariane e abbiamo preso: una parmigiana di melanzane a regola d'arte e quindi tanto sugo rosso, una spolverata ma solo spolverata di grana, le melanzane fritte, ma leggere, erano tagliate sottilissime, dolci e gli strati erano almeno 16/17. Ragazzi che bontà. Poi abbiamo assaggiato delle polpette tipiche fatte con pangrattato, uovo e cacio, cotte nel sugo di pomodoro, tenerissime e sfiziose, ed infine una bella insalata verde semplice di quelle che rinfrescano lo stomaco e lo preparano al dolce… che non abbiamo mangiato perché eravamo soddisfatte così.
TAPPA N. 2 6-9 agosto 2013: Liguria e Toscana veg
Continua il viaggio in moto delle nostre clandestine, continua l'esplorazione in giro per l'Italia. Cosa avranno scoperto in Liguria e Toscana?
Ciccillo a mare – Lerici Ciccillo è un posto universalmente noto, magico, poetico dove tutti prima o poi sono andati o andranno, con una vista mozzafiato di giorno e di sera, rustico quanto basta, un'atmosfera d'altri tempi, vino bianco che scorre a fiumi e un fritto misto squisito.
Noi a tutto questo (fritto misto a parte) non volevamo di certo rinunciare, a causa di un piccolo dettaglio alimentare, e clandestine più che mai, ci siamo andate lo stesso ordinando queste splendide verdure sott'olio (vedi foto) e un sanissimo piatto di pasta al pesto doc, pestato a mano dalla signora, come potete vedere dall'immagine qui accanto. Ne vale la pena per la posizione e comunque si, se siete vegani, anche qui potete tranquillamente cenare.
Al Bagno Venezia di Marina di Carrara (Viale Amerigo Vespucci 30), abbiamo cenato con verdure in pastella, pasta al pesto e verdure grigliate. La scelta per il vegano non è ampia e le verdure in pastella non erano degne della famosa "stella" però abbiamo potuto cenare in compagnia delle nostre amiche, felici di poter gustare del pesce fresco accanto a noi e ancor più felici che l'argomento non fosse, di nuovo, "quanto fa bene esser vegani".
Un pomeriggio nuvoloso ci ha portato sulla via di Viareggio ma prima di arrivarci siamo inciampate al Barumba Beach a Marina di Carrara. Se non sai di che morte morire, scegli me, disse il melone! Ore 15,00 dopo aver detto "oggi niente pranzo" ci siamo sedute al bar del Barumba Beach con la voglia di qualcosa di fresco, sul menù (la voce della ragazza in cucina) tante insalate da combinare a piacimento e tanta frutta, quindi, felici di poter avere una fetta di melone e una di anguria che abbiamo accompagnato ad un'insalata fresca con pomodorini e rucola, ci siamo alzate felici e contente. Tra l'altro il Barumba Beach di notte si trasforma in discoteca pieno di giovani e allegria. Resta aperto da Maggio a Settembre fateci 4 salti è divertente.
Dopo il Barumba Beach, sempre per la serie oggi niente pranzo (ed in effetti non abbiamo pranzato ma fatto una merenda abbondante) siamo "inciampate" in un assaggio di gelato : il Laboratorio del gelato (Via Ugo Foscolo 11 Viareggio) :
Per favore andateci… il gelato è buonissimo, le materie prime di qualità e gusti non sono scontati. Abbiamo assaggiato un cucchiaino di tutto per dovere di cronaca i nostri preferiti (vegetariani fatevi sotto) sono:
fior di bufala da far perdere la testa. Mascarpone e pinoli forse un po' "eccessivo" ma al palato davvero soddisfacente, caffè e cioccolato extra fondente, il cioccolato era a pezzetti, irregolari e amari al punto giusto mentre il caffè non era zuccherato, decisamente ottimo. Ottimi anche tutti i gusti vegani e cioè i sorbetti: fragola, frutti di bosco, melone, cioccolato extra fondente, cocco, limone, pesca e le granite al limone, fragole e caffè. Materie prime di ottima qualità e tanta competenza. Avviso per chi non è vegano: la panna viene montata con la frusta, un paradiso!
Nel tragitto Viareggio e Senigallia siamo passati da Arezzo, un pranzo alla Gastronomia il Cervo in Via Cavour, 38 non dovete perdervelo. Qui la conduzione è familiare la i due soci stanno al bancone a prendere le ordinazioni e le signore in cucina.
La scelta per noi è ampia, la pasta è fresca e fatta in casa e ci sono vari formati tra i quali poter scegliere al bancone componi il tuo menù e la tua ordinazione, al piano di sopra ti accomodi e vieni servito dalla deliziosa Serena, puntuale, presente ed educata. Noi abbiamo scelto: pici al pesto e ai porcini. Verdure miste come contorno e io ho potuto coronare un sogno: ordinare dei piselli nel mio contorno misto. Avete mai trovato qualcuno che abbia i piselli nel menù? Ampia la scelta di dolci e frutta su richiesta.
Photo credits: Alessandra Spina e Monica Minervini
Ti é piaciuto il racconto? Leggi la tappa n. 1
On the rawd: piccola guida mancina-clandestina di viaggio nell'Italia veg
Scritto da Destino Vegetariano Intro dalla redazione
Un viaggio lungo tutto lo stivale, da nord a sud. Due ragazze – anzi due clandestine – a bordo della loro inseparabile moto, con un solo obiettivo: scoprire il bello e il buono dell'Italia vegana e vegetariana, esplorando ristoranti, gastronomie e gelaterie con uno spirito tutto mancino. Ci racconteranno questo viaggio in 4 tappe, dalla Liguria alla Puglia. Ecco a voi l'inizio del loro diario di bordo agostano in cui raccontano lo spirito con cui hanno condotto questa esplorazione e la loro filosofia sul mangiare differente. Buona lettura!
TAPPA N. 1 : L'ANONIMA VEGANI
L'anonima vegani è un movimento sovversivo che invade i ristoranti di tutta Italia e ne rivoluziona i menù, fotografa ogni cosa che ordina e spesso e volentieri, prima di fotografare, impiatta in maniera originale la pietanza che gli è stata appena servita cosicché non sia solo buona ma anche bella da vedere.
"Ciao siamo le ragazze de il-clan-destino siamo vegane e non andiamo in un ristorante per vegani da almeno un mese!"
Avete presente i ristoranti vegani, quelli citati sulle guide? Con i menù studiati appositamente per chi ha fatto una certa scelta alimentare?
Pietanze con nomi strani che quando ti vengono servite non sai identificare?
Verdure che non riesci a riconoscere per quello che erano prima che l'incidente con il forno le sfigurasse? Quelli dove a volte trovi le foto di animali sgozzati sulle pareti?
... ecco, bene, dimenticateveli.
Noi non siamo per la divisione, noi siamo per l'unione, la convivialità, la condivisione di idee e pensieri. Il modo in cui viviamo non è tutto o niente. Abbiamo notato che essere vegani spesso non è solo un impegno personale, ma più una definitiva separazione sociale tra vegani e non. I vegani vengono discriminati dai "normali" onnivori e gli onnivori vengono discriminati dai vegani (oh si certo perché anche i vegani hanno le loro belle colpe).
Avanti di questo passo le speranze di far conoscere la cucina vegana per la sua bellezza, semplicità e soprattutto BONTA' e allo stesso tempo la speranza di far crescere la popolazione vegana dalle dimensioni attuali (meno dell'1%) ad un numero un po' più significativo saranno davvero poche.
Quello che noi vogliamo invertire o impedire è la stranezza sociale che emerge quando le persone capiscono che sei "uno di quelli".
Noi che siamo clandestine, e lo siamo fino in fondo, abbiamo quindi deciso di infilarci nelle osterie, nei ristoranti, nelle gelaterie tradizionali e persino nei peggiori bar di Caracas, lungo tutto lo Stivale senza dichiarare la nostra diversità. Quasi sempre abbiamo fatto scelte vegane, dall'antipasto all'ammazza-caffè, a volte concedendoci un dolce tradizionale o pietanze insaporite con del gustoso formaggio. Non ci siamo fatte mancare nulla!
Segnatevi questi indirizzi perché se siete vegani ci potete andare sapendo che ci sarà pane per i vostri denti, se siete vegetariani andrete a nozze e se vi porterete degli amici onnivori, bhe, si sentiranno come dei Re!
Photo credits: Alessandra Spina e Monica Minervini